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Frate Indovino

SAN GIOVANNI PAOLO II papa
Karol Józef Wojtyła nacque a Wadowice, vicino Cracovia, il 18 maggio 1920. All’età di 21 anni aveva già perso i suoi cari, i genitori e il fratello medico. Le forze naziste occuparono la Polonia e il giovane Karol, tra il 1940 e il 1944, dovette lavorare in una cava e nella fabbrica chimica Solvay, per guadagnare da vivere ed evitare la deportazione in Germania. In questi anni difficili per l’Europa, egli si sentì chiamato al sacerdozio. Cominciò a frequentare il seminario maggiore di Cracovia in clandestinità, fin dopo la guerra, quando poté proseguire i suoi studi e giungere a Roma per conseguire il dottorato. Ancora giovane, fu nominato Vescovo e, dopo pochi anni, Cardinale. Prese parte ai lavori del Concilio Vaticano II, partecipando alla stesura della “Gaudium et Spes”. Karol fu eletto Papa dal Conclave dei Cardinali, il 16 ottobre 1978, e prese il nome di Giovanni Paolo II. Il 13 maggio 1981, in Piazza San Pietro, anniversario della prima apparizione della Madonna di Fatima, fu ferito gravemente da un colpo di pistola, per mano del turco Alì Agca, a cui offrì il suo perdono. Egli esercitò il suo ministero, pervaso da spirito missionario, dedicando le sue energie alla Chiesa tutta e alla carità verso l’umanità intera. Promosse con successo il dialogo con gli ebrei e con i rappresentati delle altre religioni, ritrovandosi con loro in diversi “Incontri di Preghiera per la Pace”. La sua attenzione per i giovani è sempre stata vigile e riuscì a creare con essi un dialogo autentico, forte, di rispetto e di fiducia, riuscendo a conquistare il loro ascolto e la loro simpatia. Con il “Grande Giubileo”, Giovanni Paolo II ha traghettato una Chiesa più unita e pronta ai cambiamenti nel terzo millennio, affidando il cammino dei cristiani alla Santa Madre, di cui era grande devoto. Un suo gesto indimenticabile fu la sua offerta di perdono al popolo ebraico per il male subito e la preghiera fatta davanti al Muro del Pianto di Gerusalemme. Gravemente malato, gli ultimi mesi di vita, seppe testimoniare con forza comunicativa la sua presenza di Pastore.FB_IMG_1697957599072.jpg
 
SAN GIOVANNI DA CAPESTRANO frate minore
Giovanni nacque in Abruzzo, nel 1386, da un barone tedesco e madre abruzzese. Di buona cultura, terminati gli studi di legge, fu giudice a Perugia. Operò senza cedere alle minacce o alla corruzione, conquistando l’amore dei deboli e l’odio dei potenti. Fu incarcerato da fuoriusciti che avevano preso la città con la forza e, in prigione, ebbe una visione: san Francesco lo esortava a entrare nel suo Ordine. Fu così che, nel 1417, divenne frate Minore e più tardi, fu ordinato sacerdote. Fu nominato inquisitore dei cosiddetti Fraticelli, eretici, oppositori dell’ordine morale e sociale. Gli furono affidati diversi incarichi delicati dai superiori, da sovrani e dal papa. Si trovò a girare l’Europa intera: eresse conventi, pacificò città, combatté eresie e soprusi, difese san Bernardino da Siena dall’accusa di eresia. Propagò la devozione al Nome di Gesù, predicava e compiva prodigi. Quando i Turchi presero Costantinopoli, organizzò un esercito crociato per difenderla. I crociati affrontarono gli invasori a Belgrado ed ebbero su di loro la meglio. A causa delle fatiche eccessive, si ammalò e morì nel 1456.FB_IMG_1698037266449.jpg
 
SANT’ANTONIO MARIA CLARET vescovo
Antonio nacque nella Catalogna, nel 1807, in una famiglia profondamente cristiana. Ordinato sacerdote, si recò a Roma presso la Congregazione “de Propaganda Fide” per essere inviato missionario, ovunque servisse la sua opera nel mondo. Non riuscì in questo obiettivo ed entrò tra i Gesuiti. Fu grande predicatore e conquistò immensa fama: avvicinò la gente umile e povera, predicando con tenacia, perché il messaggio del Vangelo arrivasse in modo credibile agli uomini. Venne eletto arcivescovo di Santiago di Cuba (allora sotto il dominio spagnolo) e si adoperò con impegno a curare le anime, ad affrontare i gravi problemi morali, religiosi e sociali dell'Isola: concubinato, povertà, schiavitù, ignoranza, ecc. Qui, riorganizzò le parrocchie: in ognuna di esse creò delle casse di risparmio, promosse l’agricoltura, istituì biblioteche comunali. Fondò la Congregazione dei Figli dell’Immacolato Cuore di Maria, detti Missionari Clarettiani, con lo scopo di garantire un aiuto alla Chiesa. Fu chiamato dalla Regina Isabella a Madrid, che lo volle come suo confessore. Presto, entrambi dovettero fuggire in esilio a Parigi. Antonio fu, però, vittima di persecuzioni a causa della sua difesa dei diritti della Chiesa e dei diritti umani, motivo per cui morì esule in Francia.FB_IMG_1698129776783.jpg
 
SAN FOLCO SCOTTI vescovo
La figura di san Folco o Fulco non è molto conosciuta, pur essendo stato nella storia un grande pacificatore. Nacque a Piacenza intorno al 1165. Il suo cognome è Scotti, discendente di una famiglia di scoti, cioè di origine irlandese. Gli scoti erano giunti in Scozia nel VI secolo dalla verde isola cristiana di Irlanda, evangelizzata già nel V secolo da san Patrizio, a causa di difficoltà politiche e di miserie morali, e poi in Europa, specialmente quando le isole del nord furono invase dai Danesi. Giunsero mercanti, soldati, intere famiglie, come quella appunto degli Scotti a Piacenza. Folco, giovane d’ingegno vivace, a vent’anni fu mandato a completare i suoi studi di teologia a Parigi. Tornato a Piacenza, gli furono assegnati ruoli di responsabilità, fino a essere eletto vescovo della città. Sei anni dopo, resta vacante la sede di Pavia e Folco viene consacrato vescovo anche di questa città. Piacenza e Pavia erano divise da una terribile e cruenta ostilità. Folco è il grande pacificatore delle due città, vuole essere vescovo di tutti, piacentini e pavesi. E riuscì in questa sfida. Prima operò per riportare la pace interna, tra i cittadini divisi in fazioni politiche; poi ricompose la pace tra le due città convertite. Morì nel 1229. Fu un padre affettuoso, che conquistò fama di sapienza e di santità.FB_IMG_1698296879250.jpg
 
SANTI SIMONE E GIUDA apostoli
Simone, santo che si festeggia oggi, è un Simone diverso da Simon Pietro, ma entrambi fanno parte del gruppo dei discepoli scelti da Gesù. Costui è detto il Cananeo o lo Zelota, forse perché precedentemente aveva aderito a questa corrente anti-romana. Si conosce molto poco di lui, poiché i testi non ne parlano. Si sa che nacque a Cana e che, dopo l’Ascensione del Signore, partì missionario per l’Egitto. Subì un martirio crudele da parte dei Persiani.
Questo Giuda, invece, non è l’Iscariota, il traditore. Si tratta di san Giuda, fratello di Giacomo, detto Taddeo, che vuol dire “magnanimo”. Egli era in un rapporto di amore mistico con Gesù molto intenso, proprio per la sua caratteristica pacatezza del cuore. Era un maestro serio e sapiente e portò con slancio la Buona Novella per il mondo, dove trovò il martirio.FB_IMG_1698473583198.jpg
 
SAN NARCISO DI GERUSALEMME vescovo
Narciso fu eletto vescovo tra il II e III secolo, a quasi cento anni di età, per i suoi meriti e le sue virtù. Anche se molto anziano era spiritualmente vigoroso e in salute fisica e mentale. Nei suoi lunghi anni, vide nascere nella città una grande comunità cristiana, che governò con fermezza. Presiedette il Concilio in cui fu deciso che la festività della Pasqua dovesse cadere sempre di domenica. Proprio nel giorno di Pasqua, Narciso compì il miracolo di mutare l’acqua in olio, che era terminato, per le lampade della chiesa. Per il suo rigore, attirò molti nemici che sparsero diverse calunnie sul suo conto. Allora, anche se innocente, Narciso decise di allontanarsi da Gerusalemme e creduto morto, furono eletti due successori. Alla fine ritornò e con la gioia di tutti riprese la Cattedra di vescovo, aiutato da un coadiutore, sant’Alessandro. Le ultime notizie su di lui risalgono a quando aveva centosedici anni.FB_IMG_1698565042641.jpg
 
SANT’ANGELO D’ACRI sacerdote francescano
Lucantonio Falcone nacque ad Acri, provincia di Cosenza, nel 1669 da genitori poveri di beni materiali, ma ricchi di virtù e di pietà cristiane. Imparò a leggere e scrivere da un vicino di casa e frequentava la chiesa dei cappuccini. Sentì il richiamo alla vita religiosa dopo l'incontro con padre Antonio da Olivadi, un cappuccino famoso per la sua santità. A diciannove anni, Lucantonio entrò nel noviziato dei cappuccini di Dipignano per ritornare in famiglia dopo pochi giorni. Ma, l’8 novembre 1689, con umiltà e coraggio, si ripresentò ai frati del convento di Acri, implorando perdono e chiedendo di essere riammesso alla vita religiosa. Anche stavolta ritornò a casa. Nel 1690, per la terza volta, si presentò dai cappuccini e, cosa straordinaria, riuscì a ottenere dal Ministro Generale dell'Ordine il permesso di cominciare l’anno di noviziato. Quando emise i voti solenni ricevette il nome di fra Angelo d’Acri. Terminati gli studi teologici, filosofici e umanistici, fu ordinato sacerdote e gli fu affidato il ministero della predicazione. Percorse instancabilmente buona parte dell’Italia meridionale, predicando quaresimali, missioni popolari ed esercizi spirituali. In tutti i luoghi dove predicava, la sua presenza richiamava nelle chiese moltitudini di fedeli. Al suo confessionale lunghe erano le file di persone di ogni ceto e di ogni età, che egli non si stancava mai di ascoltare.FB_IMG_1698739160502.jpg
 
TUTTI I SANTI
La festa di Ognissanti nasce con la Chiesa stessa, perché, da subito, i fedeli sono ricorsi all’invocazione dei santi. I primi cristiani invocavano, con preghiere, la grazia di mantenersi forti nella fede e coraggiosi nelle contrarietà. Essi chiedevano, a coloro che già avevano testimoniato col sacrificio, di essere raccomandati al Signore. La festa venne istituita da papa Bonifacio IV, che trasformò il Pantheon, tempio dedicato a tutti gli dei dell’Olimpo, in una chiesa intitolata alla Vergine Maria e a Tutti i Santi. Il 13 maggio 609, ne celebrò il rito di consacrazione.
In questo giorno, Gesù parla a tutti noi dalla montagna e promette che, un giorno, saremo “beati”. Infatti, i Santi sono coloro che hanno ricevuto la ricompensa in Cielo, contemplano il volto di Dio e gioiscono appieno di questa visione: poveri in spirito, mansueti, tribolati, giusti, misericordiosi, puri, pacifici, perseguitati a causa di Gesù. Tutti Santi! Il Cielo è popolato di numerosi Santi, perché la santità non appartiene a pochi, ma è un cammino che ognuno può compiere per ricevere la sua corona di gloria. Santi non sono solo coloro i cui nomi leggiamo sul calendario, la cui vita è stata riconosciuta esemplare dalla Chiesa e che ci propone come modelli, perché peccatori come noi, hanno accettato di lasciarsi incontrare da Gesù, attraverso i loro desideri, le loro debolezze, le loro sofferenze, le loro tristezze. Santi sono tutti coloro che si salvano e sperano che accada per mezzo dei meriti di Gesù. Santi sono mamme e operaie, sposi e figli, professionisti e missionari, gente comune che vive affrontando le fatiche quotidiane con eroico sacrificio e con dignità, facendo anche essi parte della Comunione dei Santi. Oggi, la Chiesa sulla terra festeggia, unita a Maria, Regina di tutti i Santi, ai Santi, agli Angeli e agli Arcangeli, intorno al trono di Dio, coloro che già posseggono l’eredità della gloria eterna.FB_IMG_1698823413162.jpg
 
COMMEMORAZIONE DI TUTTI I DEFUNTI
La pietas verso i defunti risale alle origini dell’umanità. Già in epoca cristiana, nelle catacombe, i cristiani disegnavano sulla parete della tomba, in cui era deposto il loro congiunto, la figura di Lazzaro, riportato in vita dal Signore. Nel X secolo, si diede inizio al rito liturgico della Commemorazione dei fedeli defunti, derivazione dell’abitudine monastica di dedicare un intero giorno dell’anno alla preghiera per tutti gli estinti. La Chiesa, come Madre di tutti i fedeli suoi figli, desidera sempre sentirli stretti in un unico abbraccio, così prega per i vivi e per i morti, anch’essi vivi nel Signore. Deduciamo che l’amore materno della Chiesa è più forte della morte. Il 2 Novembre ci dà l’occasione di riflettere sulla realtà delle cose e soprattutto, di porre l'attenzione sulla caducità della vita. Con indifferenza ci passano davanti le cose, le persone e il tempo, senza lasciare traccia alcuna nel nostro mondo interiore: tutto scompare, perché lo viviamo con superficialità. La vita è un continuo passaggio, una continua trasformazione che ha come elemento primo il tempo. Il tempo vive con noi le nostre gioie e i nostri dolori, assiste nel suo trascorrere, aiutandoci a comprendere che ogni cosa passa. E il cammino della vita, giorno dopo giorno, si consuma e il nostro tempo si esaurisce. In questo giorno, è importante ritornare a riflettere sulle cose essenziali dell’esistenza e sui valori autentici, per essere pronti all’incontro con Dio Amore. Nella luce di Dio, la morte è un passaggio dalla terra al cielo, un dolce incontro col Padre e gli Angeli verso la vita eterna.FB_IMG_1698904823457.jpg
 
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SAN MARTINO DE PORRES domenicano
Martino nacque a Lima, in Perù, “figlio di padre ignoto”. In realtà, suo padre era l’aristocratico spagnolo Juan de Porres, che non lo riconobbe, perché la madre era una ex schiava nera d’origine africana. Il piccolo Martino, dalla carnagione mulatta, viveva con la mamma e la sorellina. Il padre decise, alla fine, di riconoscerlo e lasciò alla madre i mezzi per farlo studiare. Egli divenne così allievo di un barbiere-chirurgo e, fra le varie nozioni, apprese anche quelle mediche. Il suo desiderio però era di entrare fra i domenicani, ma poiché mulatto venne accolto come terziario e svolgeva solo compiti come inserviente e spazzino. Egli non disdegnava la cosa, anzi amava mostrarsi con la scopa. I suoi superiori cominciarono a notare la sua forza interiore, e decisero di accoglierlo nell’Ordine come fratello cooperatore. Nel Perù, Paese che era stato preda dei crudeli Pizarro e Almagro, Martino de Porres, figlio di un “conquistatore”, offriva un esempio di vita radicalmente contrapposto. Egli divenne consigliere del viceré del Perù e dell’arcivescovo di Lima. Si circondava dei poveri e dei malati e ne era guaritore e consolatore. Numerosi sono i prodigi da lui compiuti, come quello di trovarsi al tempo stesso in luoghi lontani fra loro, sollevarsi da terra, far luce su argomenti di teologia senza averla mai studiata: per la gente era l’uomo dei miracoli. Fondò a Lima un collegio per i bambini poveri, il primo collegio del Nuovo Mondo. L’arcivescovo del Messico voleva che lo seguisse in un viaggio, ma Martino non poté partire, perché fu colpito da violente febbri, che misero fine alla sua straordinaria vita.FB_IMG_1698995964079.jpg
 
SAN CARLO BORROMEO vescovo
Carlo nacque nel 1538, nella Rocca di Arona, dal conte Giberto Borromeo, signore del Lago Maggiore e da Margherita de’ Medici di Marignano. Come secondo figlio, era destinato alla tonsura, in base agli usi del tempo, e così fu. Nipote di Papa Pio IV, fratello della mamma di Carlo, entrò religioso nella Chiesa e fu nominato Vescovo di Milano a soli venticinque anni. L’arcidiocesi era davvero vasta, ma egli non si risparmiò nel visitarla in lungo e in largo, avendo cura sia della formazione del clero, sia delle condizioni dei fedeli. Fondò seminari, ospedali e ospizi, attingendo anche dalle ricchezze di famiglia. Tutta la sua opera era in favore dei poveri. Nel 1576, con lo scoppio dell’epidemia di peste, era al capezzale di tanti malati ad assisterli. Il lavoro lo svolgeva con rigore e fermezza e per questo corse il rischio di essere ucciso: subì, infatti, un attentato, mentre era in cappella in preghiera, ne uscì illeso. Il suo impegno di risanamento e carità originò lo sviluppo di molte città sotto il suo episcopato, tanto che egli fu preso come modello da altri vescovi. Si prodigò senza sosta, ma la salute venne meno. Carlo fu grande nella carità, nella dottrina, nella pietà e nella devozione: fu uno dei maggiori conquistatori di anime.FB_IMG_1699083819246.jpg
 
SAN GUIDO MARIA CONFORTI fondatore
Guido nacque nel 1865, in provincia di Parma. Era ottavo di dieci figli, ma dopo essere riuscito a vincere le perplessità del padre, non troppo felice per la sua scelta, entrò in seminario. La sua vocazione era legata a un episodio che spesso raccontava: nella chiesa della Pace in Borgo delle Colonne, sulla strada che percorreva per andare a scuola, c’era un Crocifisso davanti al quale si fermava spesso a pregare: “Io lo guardavo e lui guardava me e mi pareva che dicesse tante cose”, assicurando che la sua vocazione sacerdotale era nata lì. Quando comparvero i primi sintomi di una malattia (epilessia), che avrebbe potuto non facilitare la sua attività sacerdotale, il sostegno del suo maestro lo rincuorò e lo guidò. In seminario, il giovane Guido lesse una biografia di san Francesco Saverio e rimase affascinato dallo spirito delle sue imprese missionarie, tanto da essere acceso dal sogno di proseguire il cammino. Scelse così di fare il missionario, ma a causa della malattia di cui soffriva, nessun istituto missionario era disposto ad accoglierlo. Tuttavia Guido non si arrese e fondò egli stesso un istituto, ufficialmente riconosciuto come “Congregazione di San Francesco Saverio per le Missioni estere” e presto, consegnò la croce ai primi due missionari Saveriani in partenza per la Cina. Infine, il momento più bello per la vita di Guido Maria fu quando, nel 1928, poté andare in Cina per visitare i suoi Saveriani. Poté constatare quanto il suo sogno fosse diventato realtà: conobbe i nuovi cristiani, la giovane Chiesa cresciuta tra dure difficoltà, come era riuscito a realizzare gli ideali di Francesco Saverio. E, mentre era proiettato verso terre lontane e bisognose, egli si mostrò pastore energico della sua diocesi nativa, dove oltre al lavoro di rievangelizzazione, durante la prima guerra mondiale aveva realizzato l’opera di assistenza alle famiglie. Ritornato dalla Cina, però, il fisico cedette sotto l’aggravarsi della malattia e presto si addormentò nel Signore.FB_IMG_1699171436686.jpg
 
SAN LEONARDO eremita
Nato in Gallia nel 496 da nobili genitori, amici del re Clodoveo, non volle intraprendere la carriera militare e si pose al seguito di san Remigio, arcivescovo di Reims e come lui chiese e ottenne la facoltà di liberare i prigionieri che avesse incontrato, atto di carità che praticò a lungo, liberando tante vittime infelici delle guerre del tempo. Pare che durante un viaggio verso Limoges, in una foresta, soccorse con la sua preghiera, la regina sorpresa durante una battuta di caccia dalle doglie del parto. Per questo, il re gli concesse il terreno su cui erigere un convento, il cui pozzo si riempiva miracolosamente di acqua.
Il santo eremita edificò anche un Oratorio in onore della Madonna e un altare al suo maestro san Remigio, morto nel frattempo. Nelle regioni già cristiane di Germania, Aquitania, Inghilterra, giunse la fama di santità che circondava l'eremita, e a lui accorrevano i malati e i prigionieri, i quali, invocandolo, riacquistavano immediatamente la libertà. San Leonardo morì il 6 novembre, a metà del VI secolo. È raffigurato nell’arte e nell’iconografia popolare con le catene, simbolo dei prigionieri, ed è patrono dei fabbricanti di catene, di fermagli, di fibbie, ecc., dei parti difficili e dei bambini malati. Viene invocato anche contro la grandine e l’obesità.FB_IMG_1699251093065.jpg
 
SAN GOFFREDO DI AMIENS vescovo
Il nome Goffredo deriva da una forma germanica antica, “Gottifredo”, composto da due parole, una significa “Dio”, l’altra “pace”, ossia “pace di Dio”, di evidente valore spirituale. Goffredo nacque da genitori benestanti e fedeli al cristianesimo. Gli studi svolti con impegno lo arricchirono di una profonda preparazione spirituale. Giovanissimo divenne monaco ed era particolarmente austero. Divenne così abate zelante e buon amministratore. Si distinse per la sua preparazione dottrinale, per i suoi meriti e soprattutto per la sua integrità morale, in un periodo di continui compromessi e di diffusione tra il clero della simonia. Per queste sue qualità fu nominato vescovo di Amiens. Egli entrò in città con l’abito di pellegrino e a piedi nudi, a dimostrazione che non era il signore potente della città. Cercò di riformare e pacificare Amiens, dove i contrasti tra popolo e feudatari li rendeva nemici. Goffredo lavorò per riportare la pace di Dio con grande impegno e appoggiò anche la volontà dei cittadini di organizzarsi in libero Comune, affrancandosi dal potere feudale. L’iniziativa fallì. La vita di Goffredo ad Amiens fu dura e difficile; addirittura cercarono di assassinarlo. Ancora giovane, durante un pellegrinaggio, si ammalò e morì.FB_IMG_1699426729793.jpg
 
SAN LEONE I MAGNO papa e dottore
Leone nacque sulla fine del IV secolo, probabilmente, a Roma. Ricevette un’educazione accurata, tanto da conoscere bene varie dottrine. Fu eletto papa nel 440, convinto del ruolo e del prestigio trasmesso ai successori di Pietro. La Chiesa, in quegli anni, era travagliata e divisa da discordie e scontri dottrinali. Come primate di tutti i vescovi, affermò la sua autorità su tutte le Chiese d’occidente e, con energia e persuasione, riuscì a combattere il movimento eretico diffuso dall’abate orientale Eutiche, il quale sosteneva che in Cristo esiste una sola natura. Anche in campo politico, a Papa Leone venne riconosciuto prestigio e influenza. Infatti, in un momento di crisi dell’Impero, Attila al comando degli Unni marciava verso Roma. Lo Stato, impotente, chiese a Leone di intervenire. Il Papa, con una delegazione del Senato, incontrò Attila sul Mincio e l’autorità morale di Leone convinse l’invasore a lasciare l’Italia. Importanti e raffinate sono le opere da lui scritte e ad esse deve il titolo di Dottore. Egli fu, poi, proclamato Magno (primo tra i pontefici) per la sapienza nella difesa della vera fede e per lo zelo nell’esercizio dell’attività pastorale.FB_IMG_1699601517238.jpg
 
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