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Frate Indovino

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SAN LUIGI GONZAGA religioso
Nacque a Castiglione delle Stiviere (Mantova) nel 1568, figlio primogenito del marchese Ferrante I Gonzaga di Castiglione. Visse la sua infanzia a Firenze alla corte dei Medici, fu poi paggio dell’Infante di Spagna Don Diego all’Escorial. Da bambino il padre lo educò alle armi, la madre alla carità. A 10 anni, Luigi sentì che la sua strada era quella che, attraverso l'umiltà, il voto di castità e una vita dedicata al prossimo, l'avrebbe condotto a Dio. Sentiva forte l’attrazione di entrare nella Compagnia di Gesù, ma il padre opponeva grosse difficoltà. Alla fine, libero di seguire Cristo, rinunciò al titolo e all'eredità ed entrò nel Collegio Romano dei Gesuiti, nella pace e nella gioia. Si dedicò agli umili e agli ammalati. Quando un’epidemia di peste colpì Roma, nel 1590, egli si offrì volontario per l’assistenza dei bisognosi e trasportando sulle spalle un moribondo, rimase contagiato e morì. Aveva solo 23 anni.FB_IMG_1718950447938.jpg
 

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SAN PAOLINO DI NOLA vescovo
Paolino nacque a Bordeaux, in Francia, nel 355, da famiglia nobile e ricca. Era figlio di un funzionario imperiale, studiò avvocatura e avviò una brillante carriera politica. Divenne Governatore della Campania ed era molto amato per la sua saggezza e la sua umanità. Paolino conobbe Ambrogio, vescovo di Milano e Agostino d’Ippona. Grazie a queste amicizie, si convertì e ricevette il battesimo. In Spagna, a Barcellona, conobbe la nobildonna Therasia, che sposò e con cui rimase lì a vivere. La morte del figlio nato da poco fece allontanare Paolino e Therasia dalle cose terrene: donarono ai poveri tutti i loro beni e vennero a vivere a Nola, dove aveva il possesso di una cappella e vi era sepolto san Felice, primo vescovo di Nola. Qui, i due crearono una comunità quasi monastica, vivendo in castità, povertà e preghiera. A essi si unirono diversi amici e compagni. La vita ascetica era arricchita da quella intellettuale: Paolino scriveva libri, componeva poesie e scriveva lettere a uomini anche in terre lontane che venivano così formati nella fede. Alla morte del vescovo di Nola, Paolino ne prende il posto. Era il tempo dell’invasione dei Goti, che quando arrivarono a saccheggiare Nola, il vescovo difese la città. Egli fu un modello per molti, grazie anche alla serenità che riusciva a emanare. Quando sentì arrivare il suo momento, chiamò i vescovi delle città vicine, per l’ultima concelebrazione, alla fine della quale si spense. Paolino è il protettore dei suonatori di campane: secondo la tradizione egli è stato il primo a usare le campane nella chiesa. Infatti la parola campana deriva da Campania.FB_IMG_1719037941491.jpg
 

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SAN GIUSEPPE CAFASSO sacerdote
Giuseppe nacque in una famiglia contadina, profondamente religiosa, terzo di tre figli. Di fisico era gracile e minuto, ma fu un gigante nello spirito. Devoto di Gesù e desideroso di fare il bene delle anime, voleva fare il sacerdote. Durante gli studi teologici conobbe don Luigi Guala, grande teologo, di cui fu assistente. Insieme fondarono il Convitto ecclesiastico di San Francesco d’Assisi, per la formazione del clero torinese. Morto don Guala, Giuseppe ne prese il posto come insegnante di morale. Insegnava ai sacerdoti a essere uomini di Dio, ad agire con pietà, prudenza e carità. Il suo insegnamento si basava non solo sulle verità di fede, ma era arricchito dalle sue personali conoscenze, esperienze fatte nel confessionale, al capezzale dei malati, nelle missioni popolari. Fra i suoi allievi vi fu san Giovanni Bosco che aiutò a intraprendere l’opera dei Salesiani di assistenza dei ragazzi torinesi abbandonati, analfabeti, sfruttati. Fu padre spirituale di ex allievi, vescovi e cardinali. Un impegno che portava avanti con umile carità era la visita ai carcerati, con cui passava molto tempo. Non li abbandonava mai e assisteva anche le loro famiglie. Tra questi vi furono molte conversioni, alcune avvenute in prossimità dell’impiccagione. Giuseppe era solito accompagnare i condannati al patibolo e abbracciarli con misericordia, tanto da far sentire loro l’amore paterno di Dio.FB_IMG_1719125457314.jpg
 

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NASCITA DI SAN GIOVANNI BATTISTA profeta e martire
Giovanni nacque in una famiglia sacerdotale: suo padre Zaccaria era della classe di Abia e la madre Elisabetta discendeva da Aronne. Essi erano osservanti della legge del Signore, ma non avevano avuto figli, perché Elisabetta era sterile e ormai anziana.
Un giorno, a Zaccaria comparve l’Arcangelo Gabriele che gli annunciò che la sua preghiera era esaudita e che Elisabetta avrebbe concepito un figlio a cui avrebbe dato nome Giovanni. Un figlio che sarebbe stato “grande davanti al Signore”, pieno di Spirito Santo, operatore di conversioni in Israele (Lc 1, 14-16), precursore del Signore. Zaccaria, per la sua incredulità perse la voce fino alla nascita di Giovanni.
Invece, dopo quella visione, Elisabetta rimase incinta fra la meraviglia dei parenti e conoscenti. Il compito di profeta di Giovanni ha inizio quando ancora era nel grembo materno. Egli “pieno di Spirito Santo” esulta nel sentire il saluto di Maria, già Madre del Signore, quando entra in casa dopo un lungo viaggio. Giovanni è l’ultimo profeta dell’Antico Testamento e il primo Apostolo di Gesù, perché gli rese testimonianza con le parole e con la vita mentre quest’ultimo era tra gli uomini. Quindi la figura di Giovanni è in stretta relazione con quella di Gesù.FB_IMG_1719211302586.jpg
 

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SAN MASSIMO DI TORINO vescovo
Non si conoscono i dati anagrafici di Massimo, nacque probabilmente in un paese dell’Italia settentrionale. Fu contemporaneo di sant’Agostino e sant’Ambrogio, di cui si dichiarava discepolo. Massimo fu il primo vescovo della diocesi di Torino durante il periodo travagliato delle invasioni barbariche. Era di carattere mite e tollerante, fermo e deciso se occorreva; pastore che amava il suo gregge e difensore della fede di fronte al paganesimo. Esortava i fedeli a ringraziare Dio ogni giorno con la recita dei Salmi, a fare il segno della croce prima di apprestarsi a qualche compito, per assicurarsi la benedizione del Signore. A quelli impauriti dagli eserciti barbari, li incitava alla penitenza del digiuno e della preghiera e a non abbandonare la città per trovare rifugio in luoghi più sicuri. Era un profondo conoscitore delle Sacre Scritture, abile predicatore, che ha lasciato le sue “Omelie” ricche di sapienza ed eloquenza, tanto da essere considerato uno dei padri minori della Chiesa universale.FB_IMG_1719298055985.jpg
 

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SAN JOSEMARÍA ESCRIVÁ fondatore dell’Opus Dei
Josemaría Escrivá nacque in Spagna e lì fu ordinato sacerdote. Nel 1927, iniziò a Madrid un instancabile lavoro di apostolato dedicato ai poveri e ai malati nelle borgate e negli ospedali. Nel 1928, ricevette una speciale illuminazione divina e fondò l'Opus Dei a cui si dedicò con grande fervore, perché si aprisse nella Chiesa una nuova via per la ricerca della santità. Oggi, l’Opus Dei è un'istituzione della Chiesa che promuove fra i cristiani di tutte le condizioni sociali una vita coerente con la fede in mezzo al mondo attraverso la santificazione delle opere quotidiane: il lavoro, la cultura, la vita familiare. Dopo la morte, nel 1975, molte testimonianze dimostrano dei favori spirituali e materiali attribuiti all'intercessione del santo.FB_IMG_1719384474978.jpg
 

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SAN CIRILLO D’ALESSANDRIA vescovo dottore della Chiesa
Cirillo nacque nel 370 e, ancora giovane era al fianco dello zio Teofilo, patriarca di Costantinopoli. Alla morte di Teofilo, nel 412, Cirillo gli succedette sulla cattedra patriarcale di Alessandria e sua preoccupazione principale fu di combattere gli avversari del Cristianesimo e di impegnarsi nelle controversie religiose sorte dall’interno della Chiesa cristiana. Sul piano teologico, egli portò avanti la lotta insistendo sulla divinità del Verbo quale soggetto unitivo anche dell’umanità assunta, il Cristo o Verbo incarnato. In polemica con Nestorio, Cirillo afferma che non si può dividere l’unico Signore Gesù Cristo in uomo e in Dio. Ma, dice, c’è un solo Gesù Cristo, tenendo presente la differenza delle nature e conservandole entrambe senza confonderle. In tale unità il Verbo lega a sé l’intera umanità. Affermando le due nature complete e non confuse nell’unico soggetto del Logos, il patriarca, difese l’attribuzione del titolo di Maria “Madre di Dio”, “Theotokos”. Nestorio, distingueva nettamente la natura umana e quella divina di Gesù, così preferiva per Maria il titolo di “Madre dell’uomo” o di “Madre di Cristo”. Invece, Cirillo spiegava che Maria non aveva partorito un uomo come tutti gli altri, ma il Figlio di Dio fatto uomo: Lei dunque è veramente “Madre del Signore” e “Madre di Dio”. Colei che ha fatto nascere il Dio che è apparso per noi, si deve chiamare “Madre di Dio”, affermava. Cirillo d’Alessandria è conosciuto come il dottore dell’Incarnazione e della Madre di Dio e la sua teologia fu riconosciuta e approvata al Concilio di Efeso del 431. Fu poi proclamato Dottore della Chiesa.FB_IMG_1719469732775.jpg
 

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SANT’IRENEO DI LIONE vescovo martire dottore
Ireneo, in greco significa “Pacifico”, nacque a Smirne verso l’anno 130. È uno dei più grandi teologi del II secolo. In gioventù ascoltava e seguiva il vescovo della città san Policarpo, il quale era stato discepolo dell’apostolo Giovanni. Durante la persecuzione ordinata da Marco Aurelio, Ireneo si trovava a Lione come presbitero di quella Chiesa a servizio del vescovo Potino. Quando, nel 177, il vescovo Potino morì in carcere per i maltrattamenti subiti, egli gli succedette, ereditando una chiesa martirizzata e decimata dei suoi sacerdoti e dei fedeli a causa delle persecuzioni. Fu certamente un grande pastore. Ireneo si trovò a governare come unico vescovo la Chiesa dell'intera Gallia e lavorò per estendere il cristianesimo in tutta la provincia. Imparò le lingue dei barbari per evangelizzare le popolazioni celtiche e germaniche, con amore di padre, preoccupandosi di ogni pecorella. Dovette intervenire nella controversia circa la data di celebrazione della Pasqua: le Chiese dell’Asia la festeggiavano il 14 del mese di Nisan (marzo), mentre a Roma la si celebrava sempre in data mobile, la domenica dopo il plenilunio di primavera. Il papa Vittore I lanciò la scomunica per le comunità di tutta l’Asia. I vescovi, tra cui Ireneo, scrissero al Papa invitandolo ad avere cura della pace, dell’unione e della carità. Le Chiese dell’Asia col tempo si uniformarono alla data romana. La sua opera più grande è lo studio che egli fece di tutte le eresie, per poterle combattere e assicurare il trionfo della fede. Il suo studio è raccolto in un trattato, “Adversus haereses”, “Contro le eresie”, in cui smaschera le false dottrine. Inoltre, grande valore hanno le sue testimonianze sull’Eucaristia e su Maria. Probabilmente, Ireneo morì martire verso il 202.FB_IMG_1719555898579.jpg
 

scrignobianco

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SANT’IRENEO DI LIONE vescovo martire dottore
Ireneo, in greco significa “Pacifico”, nacque a Smirne verso l’anno 130. È uno dei più grandi teologi del II secolo. In gioventù ascoltava e seguiva il vescovo della città san Policarpo, il quale era stato discepolo dell’apostolo Giovanni. Durante la persecuzione ordinata da Marco Aurelio, Ireneo si trovava a Lione come presbitero di quella Chiesa a servizio del vescovo Potino. Quando, nel 177, il vescovo Potino morì in carcere per i maltrattamenti subiti, egli gli succedette, ereditando una chiesa martirizzata e decimata dei suoi sacerdoti e dei fedeli a causa delle persecuzioni. Fu certamente un grande pastore. Ireneo si trovò a governare come unico vescovo la Chiesa dell'intera Gallia e lavorò per estendere il cristianesimo in tutta la provincia. Imparò le lingue dei barbari per evangelizzare le popolazioni celtiche e germaniche, con amore di padre, preoccupandosi di ogni pecorella. Dovette intervenire nella controversia circa la data di celebrazione della Pasqua: le Chiese dell’Asia la festeggiavano il 14 del mese di Nisan (marzo), mentre a Roma la si celebrava sempre in data mobile, la domenica dopo il plenilunio di primavera. Il papa Vittore I lanciò la scomunica per le comunità di tutta l’Asia. I vescovi, tra cui Ireneo, scrissero al Papa invitandolo ad avere cura della pace, dell’unione e della carità. Le Chiese dell’Asia col tempo si uniformarono alla data romana. La sua opera più grande è lo studio che egli fece di tutte le eresie, per poterle combattere e assicurare il trionfo della fede. Il suo studio è raccolto in un trattato, “Adversus haereses”, “Contro le eresie”, in cui smaschera le false dottrine. Inoltre, grande valore hanno le sue testimonianze sull’Eucaristia e su Maria. Probabilmente, Ireneo morì martire verso il 202.Vedi l'allegato 2286060
 

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SANTI PIETRO E PAOLO apostoli
La tradizione ci dice che Pietro e Paolo morirono martiri nello stesso giorno, il primo crocifisso e il secondo decapitato.
Simon Pietro è il semplice pescatore, il più impulsivo degli apostoli, a cui Gesù promette che diventerà pescatore di uomini. Fu il primo che toccato dallo Spirito riconobbe in Gesù il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Fu preso da paura durante la cattura di Gesù e lo rinnegò tre volte. Pianse pentito, ma dovette assistere impotente alla Passione del Maestro. Ma, con ardore, raccolse i discepoli dispersi nel cenacolo con Maria e ricevuto lo Spirito Santo predicarono il Vangelo alle genti. Ricevette da Gesù il mandato di edificare la Chiesa, primo Papa, guida dei primi cristiani nel periodo cruciale per l’affermazione nel mondo pagano dei principi del Cristianesimo.
Saulo, detto Paolo, era conosciuto, tra i cristiani, come il più temibile dei loro persecutori. Fanatico, feroce li stanava e li buttava in prigione. Li inseguì a Damasco, dove si rifugiavano, ma lungo la strada il Signore lo fece cadere da cavallo. Si trovò nella polvere, cieco e così fu condotto a Damasco per mano. Niente più sicurezze, niente più orgoglio, niente ordini da impartire, niente uomini da inseguire, solo gli occhi chiusi rivolti al cielo. Dopo tre giorni di vicinanza con la comunità cristiana, Anania lo guarì aprendo i suoi occhi, ma anche il cuore. Paolo, apostolo delle genti, come Pietro iniziò a seguire il Maestro.FB_IMG_1719638340450.jpg
 

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PROTOMARTIRI DELLA SANTA CHIESA DI ROMA martiri
I Protomartiri della Santa Chiesa di Roma sono le vittime della persecuzione che Nerone decise contro i cristiani e che perirono a causa dell'incendio di Roma del 19 luglio 64. A Roma si diffuse la voce che l'incendio fosse stato doloso, così Nerone fece ricadere le accuse a lui rivolte sulla piccola e pacifica comunità di cristiani, punendoli con pene terribili. Nerone fu l’iniziatore dell'assurda ostilità del popolo romano, fino ad allora tollerante in materia religiosa, nei confronti dei cristiani. Egli colpì con ferocia i presunti incendiari: si legge di uomini trasformati in fiaccole umane, cosparsi di pece e lasciati ardere per illuminare la notte, o donne e bambini vestiti con pelli di animali e lasciati in balia delle bestie feroci nel circo. La crudeltà fu tale che un senso di pietà affiorò nel popolo romano, perché si comprendeva che erano eliminati non per il bene pubblico, ma per soddisfare la crudeltà di un individuo.
Si desidera celebrare, oggi, la memoria di tutti quei martiri che non hanno potuto avere un posto nella liturgia.FB_IMG_1719728168055.jpg
 
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