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Frate Indovino

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SANTA VERONICA GIULIANI vergine
Veronica Giuliani (XVII sec.) è una delle più grandi figure mistiche della storia. A diciassette anni ella riuscì a entrare nel Monastero delle Cappuccine di Città di Castello (Perugia). Fece un cammino di penitenze e privazioni e Dio le elargì numerose grazie, doni, privilegi, visioni, estasi, carismi singolari, a lei sua "diletta". A causa dei fenomeni mistici che in lei si verificarono, fu controllata severamente dalle autorità della Chiesa, con punizioni, obbedienze difficili, castighi, ma ella conservava sempre una tranquillità indescrivibile e un umore gioioso. Gesù fece di suor Veronica la sua sposa mistica. In modo misterioso, ella riuscì a sperimentare tutti i martìri e gli oltraggi della Passione del Cristo, venendo così soddisfatta nella sua ardente brama di patire per Lui. Alla sua morte, avvenuta il 9 luglio 1727 dopo trentatré giorni di malattia, le fu fatta l’autopsia e nel suo cuore verginale furono trovati scolpiti gli emblemi della passione (il cuore era stato passato da parte a parte) così come li aveva descritti e persino disegnati per ordine del confessore nel suo diario spirituale.FB_IMG_1720506975579.jpg
 

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SAN BENEDETTO DA NORCIA abate Patrono d’Europa
Benedetto nacque intorno all’anno 480 d.C. Fu mandato a Roma per la sua formazione negli studi. Ma, il giovane Benedetto rimase disgustato dallo stile di vita dissoluto di molti suoi compagni: egli voleva piacere a Dio solo. Così, si fece eremita sul Monte Subiaco, dove trascorse un periodo di solitudine col Signore. Fu un tempo di maturazione per lui. Egli era convinto che solo dopo aver riappacificato la propria anima avrebbe potuto dire agli altri una parola utile per le loro situazioni di bisogno ed essere un creatore di pace intorno a sé. Quando Benedetto entrò in una nuova fase spirituale, si stabilì a Montecassino, dove fondò un monastero e compose la Regola per l’Ordine da lui fondato, figlia della sua continua contemplazione di Dio. La Regola si occupa della vita del monaco, simbiosi feconda tra azione e contemplazione, “affinché in tutto venga glorificato Dio”. La vita monastica è scuola di servizio del Signore e in essa hanno un ruolo determinante la lettura meditata della parola di Dio e la lode liturgica, alternata con i ritmi del lavoro in un clima intenso di carità fraterna e di servizio reciproco. Benedetto raccolse molti discepoli, la sua Regola fiorì ed è considerata forza illuminante per lo sviluppo della civiltà europea. A motivo di ciò fu proclamato Patrono d’Europa.FB_IMG_1720677697644.jpg
 

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SANT’ENRICO II imperatore
Enrico era figlio del duca Enrico II di Baviera, nacque vicino a Bamberga nel 973, in una famiglia cristiana e ricevette una profonda formazione religiosa. Fu educato prima dai canonici di Hildesheim e, in seguito, dallo stesso vescovo di Regensburg (Ratisbona) san Wolfgang. Enrico fu erede del padre e del cugino Ottone III, ricevendo la corona di Germania prima e d’Italia successivamente. Nel frattempo, il fratello Bruno ricevette l’incarico di vescovo di Augusta e una delle sorelle scelse la vita monastica. Nel 1014, papa Benedetto VIII consacrò Enrico imperatore del Sacro Romano Impero. Egli fu sempre accanto al papa e, per il suo zelo religioso, attuò una riforma che coinvolgeva tutta la Chiesa: combatté la simonia, cioè l’acquisto delle cariche religiose e riaffermò il celibato dei sacerdoti. Inoltre, nel 1022, partecipò col papa al Concilio di Pavia, in cui furono emanati sette canoni contro il concubinato dei sacerdoti e la difesa dei patrimoni ecclesiastici. La sua fede lo condusse oltre: infatti, esortò per l’introduzione della recita del Credo durante la celebrazione della Messa domenicale. Bello e intenso fu il rapporto con la moglie Cunegonda. Non ebbero figli, ma mai Enrico pensò di ripudiarla, secondo le usanze del tempo, né ebbe figli illegittimi. Enrico testimoniò il riconoscimento del valore del Sacramento del Matrimonio e dell’amore per la moglie. Anche per questo, Enrico II venne canonizzato nel 1146 da papa Eugenio III e nell’anno 1200 fu raggiunto nel canone dei santi dalla moglie Cunegonda.FB_IMG_1720852170174.jpg
 

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SAN CAMILLO DE LELLIS religioso
Camillo (1550-1614) nacque in Abruzzo da nobile famiglia. Al seguito del padre, che era un ufficiale al servizio della Spagna, intraprese la vita militare e si diede poi al gioco. Fu così che perse tutti i suoi averi e fu costretto a chiedere l’elemosina. Una crisi spirituale profonda cambiò la sua vita. Costretto a un ricovero in ospedale a Roma, osservò lo stato di abbandono dei malati, a causa del personale indifferente e insufficiente. Egli stesso si mise a servire i sofferenti ed ebbe l’ispirazione di convocare un gruppo di amici che, consacratisi a Cristo Crocifisso, si dedicassero totalmente alle prestazioni verso gli ammalati. Essi formeranno l’ “Ordine dei Ministri degli Infermi” con il permesso di portare l’abito nero di cui elemento distintivo e privilegio è una croce di panno rosso sul petto. Nel frattempo, Camillo studiò e venne ordinato sacerdote, continuando a occuparsi dell’assistenza ai malati e ai poveri.FB_IMG_1720947975421.jpg
 

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SAN BONAVENTURA vescovo dottore della Chiesa
San Bonaventura si chiamava Giovanni di Fidanza e nacque a Bagnoregio, in provincia di Viterbo, nel 1217. Egli stesso narra che da bambino si ammalò gravemente, ma fu risanato da san Francesco in persona il quale, facendo su di lui un segno di Croce, pronunciò queste parole: “Bona ventura”. Fu guarito e da allora fu chiamato Bonaventura. Entrò nell’Ordine francescano. San Bonaventura affermò chiaramente che Dio è l’essere assoluto, eterno, provvidente e illuminante, perché la vita, la sapienza, la bontà di Dio sono la luce stessa di Dio impressa nelle cose al momento della creazione. Egli, quindi, riconosce uno stretto legame tra Creatore e realtà creata. Infatti, san Bonaventura è convinto che solo così si possa spiegare il continuo intervento provvidente di Dio nel creato. L’uomo arriva a Dio partendo dalle cose della sua vita quotidiana. Scrisse numerose opere di carattere teologico e mistico, tra queste importante fu la “Legenda maior”, biografia ufficiale di san Francesco. In lui pienezza di fede, di pietà, di lavoro, di azione, fu tutto permeato dell’amore di Dio. Cose che lo aiutarono a conservare la vita spirituale insieme ad altre virtù: la purezza, l’umiltà, la speranza, la carità. Una grande potenza d’amore semplice e affettuosa, un senso d’equilibrio morale lo distinsero in mezzo ai suoi frati. Tutto questo, oltre alla profonda capacità di rinuncia riguardo a sé stesso fa di lui un santo.FB_IMG_1721024082206.jpg
 

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BEATA VERGINE DEL CARMELO
La ricorrenza della Madonna del Carmelo, una delle devozioni più antiche e più amate dalla cristianità, è legata alla storia ed ai valori spirituali dell’Ordine dei frati della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, detti semplicemente Carmelitani. Si racconta che il profeta Elia avesse raccolto una comunità di uomini proprio sul Monte Carmelo (in ebraico «giardino di Dio»), in Terrasanta, per operare in difesa della purezza della fede in Dio e che, in seguito vi si stabilirono delle comunità monastiche cristiane. Più tardi, questi religiosi edificarono, nel luogo, una chiesetta in mezzo alle loro celle, dedicandola alla Vergine, gesto significativo in quanto la scelta del titolo della chiesa comportava l’orientamento spirituale, cioè essere al servizio del santo cui la chiesa era dedicata. I religiosi presero il nome di Fratelli di Santa Maria del Monte Carmelo. L’Ordine non ha avuto un fondatore vero e proprio, ma considera il profeta Elia come suo patriarca e modello. Il 16 luglio del 1251, la Vergine, circondata da angeli e con il Bambino in braccio, apparve al primo Padre Generale dell’Ordine, san Simone Stock, al quale consegnò lo “scapolare” col “privilegio sabatino” e spiegandogli tutti i privilegi legati al culto. La Beata Vergine del Monte Carmelo è stata sempre rappresentata con Gesù Bambino in braccio o in grembo che porge lo “scapolare”, segno che tutto porta a Gesù e con la stella sul manto per affermare la sua verginità.FB_IMG_1721111273573.jpg
 

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SANT’ALESSIO mFB_IMG_1721198700123.jpgendicante
Sant’Alessio, detto “l’uomo di Dio”, nacque a Roma nel IV secolo. Figlio di Egle e del ricchissimo nobile Eufemiano, la sua infanzia fu influenzata dalla carità dei genitori che ogni giorno allestivano una grande mensa per i poveri, le vedove e gli orfani. Una volta adulto, scappò di casa e raggiunse Edessa, (oggi Şanlıurfa, in Turchia al confine con la Siria - Asia Minore), dove donò ai poveri tutto il denaro e si fece povero come loro, vestendo umilmente, abitando sotto il portico di una chiesa e chiedendo l’elemosina. I genitori lo fecero cercare senza risultato, perché quando alcuni servi giunsero a Edessa, non lo riconobbero. Alessio fu considerato morto. Diciotto anni dopo, Alessio tornò a casa, fingendosi un povero pellegrino e come tale fu accolto con generosità e ospitalità in un sottoscala del palazzo. Qui trascorse molti altri anni. Il giorno che morì, tutte le campane della città si misero a suonare prodigiosamente e si udì una voce dal cielo: “Cercate l’uomo di Dio che prega per Roma, lo troverete in casa di Eufemiano!”. Lo cercarono inutilmente, finché si ricordarono del pellegrino nel sottoscala: lo trovarono cadavere, ma il suo viso risplendeva come quello di un angelo. Scoprirono così che il pellegrino sconosciuto era Alessio, al quale si attribuirono, in seguito, molti miracoli.
 
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