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Frate Indovino

TUTTI I SANTI FRANCESCANI
La straordinaria testimonianza di Francesco con la sua vita, ha spinto molti tra uomini e donne a seguire le orme di Cristo, formando così la famiglia serafica, un vero “focolare di santità”. Alla grande famiglia francescana si sono uniti sacerdoti, religiosi e laici (del primo, secondo e terzo Ordine), uomini e donne assurti alla gloria degli altari: sono persone semplici e illetterate, teologi, scienziati, re, regine, nobili, popolani, figli di contadini e di operai. Essi sono celebrati insieme il 29 novembre, perché in questo giorno del 1223 Onorio III approvò con una bolla la Regola di Francesco. Essi hanno professato ogni giorno questa Regola di vita ed è così che sono diventati santi. “La Regola e vita dei Frati Minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità” (Regola bollata, cap. I). Tommaso da Celano narra nel Memoriale o Vita Seconda che Francesco voleva che la sua famiglia religiosa fosse ugualmente aperta ai poveri e illetterati, e non soltanto ai ricchi e sapienti. “Presso Dio – diceva – non vi è preferenza di persone, e lo Spirito Santo, ministro generale dell’Ordine, si posa egualmente sul povero ed il semplice” (FF 779). Lo Spirito Santo, il vero ministro generale della famiglia francescana, insegna, predilige indistintamente tutti, perché non sceglie secondo categorie umane, ma si posa soprattutto su coloro che amano Dio con cuore indiviso.FB_IMG_1732864383049.jpg
 
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SANT’ANDREA apostolo
Andrea il pescatore, nacque a Bethsaida di Galilea, era il fratello di Simon Pietro, colui che ricevette per primo l’invito di Gesù. Il pescatore era tra coloro che ascoltavano Giovanni il Battista, quando passò di lì Gesù e insieme ad un amico lo seguirono e si fermarono con Lui tutto il giorno. In seguito, Andrea corse a raccontare al fratello di aver trovato il Messia e ve lo condusse. Fu dunque, Andrea a portare Simone da Gesù, eppure Gesù scelse Simone come suo vicario e pastore del suo gregge. Andrea rimarrà nell’ombra del fratello, sempre fedele, silenzioso e operoso. Poi venne la chiamata: i due fratelli attendevano al loro lavoro di pescatori sul “mare di Galilea” quando arrivò Gesù e gli disse: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini" (Matteo 4,18). Essi lasciarono le reti e si misero alla sua sequela. Forse, come il fratello si spinse in Asia Minore per l’opera evangelizzatrice, ma a Patrasso trovò la morte. Si narra che avesse chiesto di essere legato a una croce a forma di X, che ricorda l’iniziale greca del nome di Cristo.FB_IMG_1732954115405.jpg
 
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SAN CARLO DE FOUCAULD sacerdote
Charles-Eugène nacque a Strasburgo nel 1858. Di famiglia nobile, perse entrambi i genitori all’età di sei anni. Venne allevato dal nonno materno, che gli lasciò una cospicua eredità. Il giovane Charles la dilapidò tutta in poco tempo, vivendo dissolutamente. Nel 1876 intraprese la carriera militare, ma fu congedato con disonore per indisciplina. Si dedicò, allora, alle esplorazioni geografiche in Marocco. L’impresa del 1885 gli valse una medaglia d’oro dalla Società di Geografia di Parigi. L’anno successivo rientrò in patria e si riavvicinò alla Chiesa cattolica. Nel 1890 entrò fra i trappisti, ma ben presto lasciò la Trappa per imitare materialmente Gesù con una vita di nascondimento, nel lavoro e nell’amicizia con gli uomini. Egli predicava la fraternità, desideroso di condividerla con qualcuno. Nel 1901 fu ordinato sacerdote. Lo stesso anno si trasferì in Africa, in un’oasi del Sahara, col desiderio di portare la parola di Gesù presso i popoli che non la conoscevano e in una terra dove non c’erano sacerdoti. Indossò una tunica bianca sulla quale era cucito un cuore di stoffa rossa, sormontato da una croce e la scritta “Caritas”. Ospitava chiunque passasse vicino alla sua capanna: cristiani, musulmani, ebrei, pagani. A tutti si presentava come “fratello universale”. Più tardi si spinse fino a Tamanrasset, dove trascorse tredici anni nella preghiera e nella stesura di un dizionario di lingua francese-tuareg. La sera del primo dicembre 1916, la sua abitazione fu saccheggiata alla ricerca del “tesoro” di cui lui parlava sempre (ignorando che si trattasse di Gesù sacramentato). Durante l’aggressione, Charles fu ucciso. Solo dopo la sua morte fiorirono le fraternità dei Piccoli fratelli e delle Piccole sorelle. La vita di Charles de Foucauld è un invito ad aspirare alla fraternità universale.FB_IMG_1733038159163.jpg
 
SANTA BIBIANA martire
Bibiana nacque all’incirca nel 347, figlia di Flaviano, prefetto di Roma e della nobile Dafrosa e crebbe con la sorella Demetria nella fede cristiana. Il padre fu deposto dal pagano Aproniano, che diede inizio alle persecuzioni. Flaviano si impegnò nella cura dei bisognosi, dei perseguitati e nella sepoltura dei martiri. Scoperto, non abiurò e fu condannato a essere schiavo, ma perse la vita. Private dei loro beni, le tre donne condussero una vita di intensa preghiera, pronte a sopportare la persecuzione contro i cristiani. Esse rifiutarono di sacrificare agli dei e vennero rinchiuse nella loro casa senza acqua e viveri, ma non persero la salute. La madre Dafrosa fu la prima a essere decapitata per un altro rifiuto a sacrificare agli dei, mentre le due sorelle vennero chiuse nella casa paterna. Quando per l’ennesima volta si chiese loro di offrire agli idoli, Demetria, cominciò a cantare le glorie di Dio: era a tal punto rapita in un’estasi di felicità, forte era il desiderio di unirsi allo Sposo Celeste, che si inginocchiò e morì tra le braccia della sorella. Aproniano ne rimase turbato e affidò Bibiana a una matrona, perché la corrompesse. Inutili furono i tentativi, così fu condannata alla flagellazione e il suo corpo esposto in città. Ma lo Sposo Celeste non permise che quel corpo venisse profanato. Così, un presbitero lo raccolse e lo seppellì insieme ai corpi della madre e della sorella.FB_IMG_1733118590250.jpg
 
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SAN FRANCESCO SAVERIO sacerdote
Francesco Xavier, in italiano Saverio, nacque nel 1506, in Navarra (Spagna), nel castello di famiglia. Studiò a Parigi, dove conobbe e frequentò Ignazio di Loyola. Con questi e altri compagni, fece voto di farsi pellegrino in Terra Santa, di vivere vita apostolica e di castità. Fu ordinato sacerdote nel 1537 e, stabilitosi a Roma, contribuì alla fondazione della Compagnia di Gesù. Ignazio lo inviò missionario nelle Indie. Evangelizzò le Indie e il Giappone, battezzò e si dedicò ai coloni, ai fanciulli, agli schiavi, ai lebbrosi, all’istruzione degli indigeni. Morì nel 1552 durante il viaggio verso la Cina, assistito da Antonio, un cristiano cinese.FB_IMG_1733205902856.jpg
 
SANTA BARBARA vergine martire
Barbara nacque a Nicomedia, nel 273; era una ragazza riservata e fu obbligata dal padre Dioscuro a entrare in una torre, che aveva fatto apposta costruire per lei. La bellissima Barbara era richiesta in sposa da molti pretendenti e il padre intendeva custodirla, ma ella non voleva sposarsi, perché desiderava consacrarsi a Dio. Il padre, pagano, appena scoprì l’intenzione della figlia, pensò di ucciderla, ma lei riuscì a scappare e a rifugiarsi in un bosco. Fu ritrovata e condotta davanti al prefetto Marciano. Sottoposta a processo, venne condannata a crudeli torture che la lasciavano sempre miracolosamente indenne. Alla fine, fu decapitata dal suo stesso padre, il quale, nello stesso istante in cui colpì la fanciulla, fu incenerito da un fulmine scoccato dal cielo. Barbara è stata una delle sante più popolari nel Medioevo.FB_IMG_1733299895032.jpg
 
SAN NICOLA DI MIRA vescovo
Nicola nacque intorno all’anno 260 d.C., a Patara, nella Licia, in Asia Minore (oggi Turchia), da famiglia benestante. Ancora bimbo, Nicola mostrava di voler rispettare le regole date dalla Chiesa, dava segni di attaccamento alla virtù della carità e sfuggiva la compagnia dei coetanei, per vivere i consigli evangelici. Era molto rispettoso anche della virtù della castità. La sua buona fama si era diffusa in tutta la città di Mira, dove la famiglia si era trasferita, e ciò causò la sua elezione a vescovo della città a furor di popolo. Si racconta, anche, di una visione avuta da un vescovo, nella quale Dio avrebbe dato indicazioni sulla scelta di Nicola. Egli fu uomo di grande carità, i suoi miracoli erano soprattutto in favore dei semplici e dei poveri. Famoso è l’episodio in cui egli salvò tre sorelle condannate dal padre alla prostituzione, perché povere e senza dote per sposarsi. Il vescovo di Mira donò a ciascuna fanciulla un sacchetto di monete d’oro e le salvò dalla infelice sorte.
San Nicola, vescovo di Mira, con l’espandersi del Cristianesimo in Europa Centro-Settentrionale, è stato identificato con il personaggio natalizio di Babbo Natale, che porta i doni ai bambini. Sembra che la conferma dell’ispirazione del moderno Babbo Natale al santo venga dal cappuccio con la pelliccia, trasposizione della mitria vescovile. Inoltre, il nome nord-europeo di Santa Claus deriva dal tedesco Nikolaus, cioè Nicola, immagine di generosità e affetto che nel Natale trova la sua espressione più alta.FB_IMG_1733472715421.jpg
 
SANT’AMBROGIO vescovo dottore
Ambrogio nacque a Treviri, in Gallia, verso il 339. Figlio di un funzionario romano, dopo la morte del padre, con la famiglia si ritirò a Roma. Si avviò alla carriera giuridica e, quando morì il Vescovo di Milano, egli si trovò nella città. Come funzionario imperiale, ebbe cura che le elezioni ecclesiastiche si svolgessero secondo coscienza e nel rispetto delle libertà. I suoi discorsi giudiziosi colpirono l’assemblea dei fedeli che lo proclamò Vescovo. Ambrogio era ancora catecumeno, ma nemmeno la tentata fuga fermò il popolo. Fu battezzato e, subito dopo, ricevette la consacrazione episcopale. Comprese che questa era la volontà di Dio: che fosse al suo servizio. Distribuì le sue ricchezze ai poveri e cominciò a studiare per insegnare ciò che ancora non sapeva. La sua opera fu vasta e profonda; fu al di sopra di tutti i Vescovi per quanto era grande nello spirito. Ambrogio affermava, davanti al sovrano che l’imperatore era nella Chiesa, non al di sopra della Chiesa. Infatti, quando l’imperatore Teodosio fece trucidare settemila innocenti, il Vescovo gli rimproverò il massacro e gli impose una pubblica penitenza, che fu eseguita. Con questo gesto, egli voleva evidenziare che corona e scettro non dispensano l’uomo dal rispetto della legge morale, uguale per tutti, e di cui sono giudici i ministri di Dio e i pastori di anime.FB_IMG_1733556035274.jpg
 
IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BVM
L’8 dicembre ricorre l’importante solennità di Colei che è Regina di tutti i Santi: l’Immacolata Concezione di Maria. Il dogma fu proclamato da Papa Pio IX, nel 1854, confermando una devozione molto antica, entrata nella tradizione popolare. I Padri della Chiesa d’Oriente, esaltando la Madre di Dio, l’avevano posta al di sopra del peccato e la chiamavano “più pura degli Angioli, giglio purissimo…”. In Occidente, vi era una certa resistenza, perché affermare che Maria era immacolata, quindi concepita al di fuori del peccato originale, voleva dire che Ella non aveva bisogno della Redenzione, e questa non si poteva dire universale. Il beato Giovanni Duns (Scoto) intuì che la Madonna era stata redenta da Gesù con una Redenzione preventiva, prima e fuori del tempo; preservata dal peccato originale in previsione dei meriti del suo figlio divino. Dopo questa ispirazione dottrinale, la devozione verso la Vergine si diffuse ancora con più fervore, fino alla proclamazione del dogma, quando Pio IX la definì “donna vestita di sole”, l’Immacolata. Qualche anno dopo, a conferma di questo grande gesto, la Madonna, “tutta bella; piena di grazia” priva di ogni macchia del peccato originale, apparve a Lourdes e dal suo cuore fece piovere abbondanti grazie sull’umanità.FB_IMG_1733649189075.jpg
 
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SAN JUAN DIEGO veggente
La Vergine, nella sua apparizione sulla collina del Tepeyac, a Guadalupe, scelse come veggente un “povero indio”, nato verso il 1474, dall’affascinante nome azteco, Cuauhtlotatzin, che significa “colui che parla come un’aquila”. Egli era un “macehual”, cioè un uomo del popolo, piccolo coltivatore diretto in un modesto villaggio: nulla di che nella società azteca complessa e fortemente gerarchizzata. Cuauhtlatoatzin fu tra i primi a ricevere il battesimo, nel 1524, all’età di cinquant’anni, con cui prese il nuovo nome cristiano di Juan Diego. Con lui venne battezzata anche la moglie Malintzin, che prese il nome di Maria Lucia.
Juan, nella popolazione del villaggio, si distingueva per la sollecitudine nel frequentare le catechesi e i sacramenti, poiché non badava ai sacrifici che questo richiedeva: si metteva in cammino fin dalle prime ore del giorno per raggiungere Santiago di Tlatelolco, dove i francescani facevano dottrina agli indigeni. Rimasto vedovo dopo solo quattro anni, Juan Diego pose sempre più Dio al centro della sua vita: trascorreva il suo tempo fra il lavoro dei campi e le pratiche cristiane; conduceva una vita esemplare, che edificava chi lo conosceva. L'esperienza eccezionale vissuta sul Tepeyac s'inserì in un’esistenza già trasformata dalla grazia del battesimo e l’incontro con la Madre di Dio potenziò, in modo straordinario, il suo cammino di fede. Infatti, egli decise di abbandonare tutto, e trasferirsi in una casetta che il vescovo Juan de Zumárraga gli fece costruire accanto alla cappella fabbricata in onore della Vergine di Guadalupe. Juan Diego visse in questo luogo per 17 anni in penitenza e preghiera, svolgendo gli umili lavori di sagrestano, testimoniando il bene che Maria aveva fatto per lui e può fare per tutti coloro che, con affetto di figli, si rivolgono al suo cuore di Madre.FB_IMG_1733729546987.jpg
 
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BEATA VERGINE MARIA DI LORETO
Nel 1296, l’eremita fra’ Paolo della Selva ebbe una visione, in cui gli fu rivelata l’autenticità della traslazione dell’antica Casa di Maria e Giuseppe, dalla Palestina a Loreto. “L’alma chiesa di santa Maria di Loreto fu camera della casa della gloriosissima Madre del nostro Signore Gesù Cristo… La quale casa fu in una città della Galilea, chiamata Nazareth. E in detta casa, nacque la Vergine Maria, qui fu allevata e poi, dall’Angelo Gabriele salutata; e finalmente, nella stessa camera, nutrì Gesù Cristo suo figliuolo… Quindi, gli apostoli e discepoli consacrarono quella camera in chiesa, ivi celebrando i divini misteri… Ma, dopo che il popolo di Galilea e di Nazareth abbandonò la fede in Cristo e accettò la fede di Maometto, gli Angeli levarono dal suo posto la chiesa e la trasportarono… depositandola alla fine sul colle, nella notte del 9-10 dicembre 1294, dove si trova attualmente”. Fu a causa delle Crociate, per liberare i popoli dall’occupazione araba che, secondo la tradizione, gli Angeli intervennero per mettere in salvo la casa della Vergine, già trasformata in chiesa. Il prodigio della traslazione della Santa Casa attirò, dal XV secolo, la peregrinazione di re e regine, principi, cardinali e papi, ma anche condottieri, poeti, scrittori, religiosi, filosofi. I papi, nei secoli successivi, confermarono la devozione alla Vergine Lauretana, specie nelle circostanze dolorose. Nel Santuario è custodita l’esperienza della vita condivisa tra Gesù, Maria e Giuseppe nei trent’anni che il Signore è stato in mezzo a noi. Ed è per questo che, nella casa di Nazareth vi è la storia di tutti gli uomini, poiché ogni uomo è legato ad una “casa”, dove nasce, lavora, riposa: la casa della sua infanzia, dei suoi primi passi nella vita. Nella Santa Casa è vissuto Gesù, quindi la storia di ogni uomo, figlio di Dio, passa attraverso di essa.SmartSelect_20241210-074029_Facebook.jpg
 
SAN DAMASO I papa
La famiglia di Damaso era di origine spagnola, ma egli nacque a Roma intorno al 305. Il padre Antonio era uno scrivano e divenne poi sacerdote; la madre Lorenza consacrò a Dio i lunghi anni di vedovanza. Damaso fu prima chierico, poi diacono e tra il 366 e il 384 divenne papa dopo Liberio, che fu mandato in esilio da Costanzo II, perché si rifiutava di obbedire. Alla morte di papa Liberio vi fu una lotta per la sua successione e alla elezione di Damaso si contrappose una fazione nemica che consacrò Ursicino vescovo. Nella lotta che ne seguì, la parte damasiana prevalse e i nemici furono mandati in esilio. Durante il suo pontificato, egli indisse diversi sinodi, dove vennero condannati gli errori contro lo Spirito Santo e contro la perfetta umanità di Cristo e si sancì il ristabilimento della pura fede nicena. Nel 381, indisse il grande Concilio di Costantinopoli in cui, con la presenza di numerosi vescovi, fu promulgato il Simbolo niceno che recitiamo durante la messa. In questa circostanza, Damaso conobbe san Girolamo, uomo pio e dotto, a cui diede il compito di tradurre la Bibbia in latino, quella che fu poi chiamata “Vulgata”. Con la pace costantiniana, i cristiani poterono uscire dalle catacombe ed edificare chiese, in cui praticare liberamente il proprio culto. Papa Damaso evitò che le catacombe cadessero in rovina: fece un’opera di restauro e, dove possibile, di riconoscimento delle sepolture dei martiri. Su quelle identificate scrisse epigrafi poetiche che esaltavano le virtù del martire, epigrafi da lui stesso composte. Onorando la memoria dei martiri sepolti nelle catacombe, egli affermò l’unicità e la continuità di quella Chiesa per cui i testimoni della fede avevano versato il sangue; affermò inoltre la superiorità della vita spirituale sull’aspetto temporale.FB_IMG_1733903508818.jpg
 
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APPARIZIONE DELLA MADONNA DI GUADALUPE
Nell’anno 1531, il 9 dicembre, dieci anni dopo la conquista del Messico da parte degli spagnoli, il contadino indio Cuauhtlatóhuac (ribattezzato Juan Diego) si recava a Città del Messico. Era l’alba. All’improvviso, una voce dolcissima lo chiamò sul colle Tepeyac. La voce veniva da una bellissima donna, che si presentò come “la perfetta sempre vergine Maria, la Madre del verissimo e unico Dio” (la tonantzin “la nostra venerata Madre”). La Madonna gli ordinò di recarsi dal vescovo e di far costruire una chiesa ai piedi del colle. Per un paio di volte, il vescovo, comprensibilmente dubbioso, non volle credere alle parole del povero indio. Tre giorni dopo la prima apparizione, Juan Diego fu chiamato ad assistere uno zio gravemente malato. Uscì alla ricerca di un sacerdote e provò ad aggirare la collina su cui era apparsa la Vergine “morenita”, per evitare di incontrarla. Ma, la Signora gli apparve lungo la strada, lo rassicurò sulla salute dello zio e gli chiese di salire sulla collina per raccogliere dei fiori. Juan Diego eseguì gli ordini e trovò la cima del colle ricoperta di bellissimi fiori, evento straordinario per la stagione invernale e per il luogo di natura rocciosa. L’indio li raccolse e li depose nella sua tilma, cioè nel mantello, per portarli al Vescovo Juan de Zumarraga, come prova delle apparizioni. Appena Juan Diego aprì il mantello e fece cadere i fiori raccolti davanti all’alto prelato, avvenne un vero miracolo: su quello stesso mantello si disegnò l’immagine della Madonna. Fu la prova che Juan Diego non era un mentitore e che Maria era veramente scesa dal Cielo per parlare all’umile indio. Se si osservano gli occhi della figura della Madonna impressa nella tilma, si distingue chiaramente la scena di Juan Diego che apre il suo mantello davanti al Vescovo e agli altri testimoni. È come una vera fotografia, minuscola, invisibile all’occhio umano, di ciò che accadde quel 12 dicembre 1531. Si ipotizza, quindi, che la Madonna fosse presente nella stanza, sebbene invisibile e abbia “proiettato” sulla tilma la propria immagine con riflesso negli occhi ciò che stava osservando.
In questo prodigio, è stato colto il segno della sintesi tra la cultura azteca e la fede cristiana: l’evangelizzazione del Messico si compì in modo pacifico e rispettoso delle tradizioni locali.FB_IMG_1733983355149.jpg
 
SANTA LUCIA martire
Lucia, fanciulla di Siracusa, era fidanzata con un ricco giovane. Insieme alla mamma molto malata si recò in pellegrinaggio sulla tomba di sant’Agata. Qui, la mamma ottenne il miracolo della guarigione e Lucia, spinta da una forte fede, decise di consacrarsi a Dio, dopo aver donato in beneficenza le sue ricchezze. Il fidanzato, esasperato dall’atteggiamento della giovane, intenta a distribuire il patrimonio, la denunciò come cristiana. Lucia subì un duro interrogatorio, che divenne una vera disputa dottrinale. Per piegare la sua fede, il proconsole la condannò a essere chiusa in un lupanare, ma ella affermò che nulla di quello che avrebbe potuto subire, per quanto violento, avrebbe intaccato la sua anima e la sua mente. Essa sarebbe rimasta comunque casta. La presenza in lei del supporto dello Spirito Santo rese il suo corpo pesante e inamovibile. Fu così torturata violentemente, e infine, trafitta con la spada. I persecutori, le tolsero gli occhi e per questo è considerata protettrice della vista. Lucia: la luce; portatrice di luce. Questi i simboli del nome. Santa Lucia, martire, ha fama grandissima, si può definire una figura universale, perché la sua testimonianza e la sua storia hanno realmente superato i limiti del suo sepolcro e i confini fisici dei luoghi natali, divenendo “luce spirituale” dei cristiani.FB_IMG_1734069384880.jpg
 
SAN GIOVANNI DELLA CROCE dottore della Chiesa
Giovanni nacque a Fontiveros, vicino Avila, nel 1542, in una famiglia povera di mezzi, ma ricca e prodiga di amore. Mentre seguiva gli studi di medicina, era alla ricerca di una collocazione religiosa, corrispondente alla sua spiritualità e al sentimento mistico. Per pagarsi gli studi fece dei lavoretti: fu apprendista sarto, falegname, intagliatore, pittore e infermiere. Alla fine, entrò nell’Ordine Carmelitano: era ormai fra Giovanni. Incontrò, presto, santa Teresa d’Avila con cui procedette alla riforma carmelitana. Con questa diedero inizio alla storia dei carmelitani scalzi, cioè “riformati”, dalla vita solitaria, di preghiera e di assistenza spirituale dei più poveri. I due erano osteggiati nella loro opera, tanto che Giovanni fu accusato ingiustamente di essere un ribelle nell’ordine e incarcerato. Fu per lui la “notte oscura”, in cui però, Dio lo avvolse di luce e di amore. Il suo grido straziato cercava l’amato e si trasformò in appassionate invocazioni poetiche. Uscito da questa esperienza, fu stimato e amato; si diede all’insegnamento della “nuda fede” che non vuole null’altro se non Dio, che aveva maturato durante la prigionia. Alle sofferenze morali si unirono quelle fisiche, che visse col desiderio di diventare simile al Signore Crocifisso e che lo portarono alla morte. Giovanni, proclamato Dottore della Chiesa, ha lasciato opere di grande valore spirituale, in cui enuncia la dottrina del “nada”, del “nulla”, cioè l’annullamento di sé stessi per conoscere l’unica vera realtà: quella di Dio.FB_IMG_1734164512906.jpg
 
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SANTA ADELAIDE imperatrice
Figlia di Rodolfo II, re di Borgogna e di Berta, figlia di Burcardo, duca di Svevia, a soli sei anni perse il padre. Nel 947, a 16 anni, sposò Lotario II, re d’Italia. Rimase vedova dopo soli tre anni di matrimonio e, chiesta in sposa dal figlio di Berengario II del Friuli, ne rifiutò l’offerta. Per questo fu perseguitata e imprigionata. Fu aiutata a fuggire in barca da un frate e un pescatore e a raggiungere la città di Canossa. Riuscì a incontrare Ottone I, Imperatore del Sacro Romano Impero, al quale raccontò quanto accaduto. Il sovrano colpito dal coraggio della donna, che era anche molto colta, se ne innamorò. Decise di aiutarla, andò in Italia e sconfisse Berengario II. Prese la corona del Regno D'Italia e la notte di Natale del 951, sposò Adelaide, che partecipò attivamente alla conduzione dello Stato. Ebbero 3 figli. Nel 962, Ottone e Adelaide furono incoronati imperatori di Germania. Dopo la morte del marito, avvenuta nel 973, divenne regina del Sacro Romano Impero, ma ebbe contrasti con il figlio Ottone II e la nuora, pur ricevendo l’affidamento dell’educazione del nipote. Resse l’impero con grande saggezza. Fu generosa con i poveri e fece costruire chiese e monasteri. In quello di Selz si ritirò e, nel silenzio e la preghiera vi finì la sua vita il 16 dicembre 999.FB_IMG_1734334170627.jpg
 

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