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30 luglio 2014
Ebola, l'allarme di Medici Senza Frontiere: "Epidemia senza precedenti, fuori controllo. Rischio per altri paesi"

Bart Janssens è il direttore di Medici Senza Frontiere e sta mattina ha rilasciato un virgolettato piuttosto inquietante. "L'epidemia di Ebola in Africa occidentale è senza precedenti, assolutamente fuori controllo e la situazione non fa che peggiorare. Si sta nuovamente estendendo, soprattutto in Liberia e Sierra Leone, con focolai molto importanti". Per il momento sono 1.201 i casi accertati e le vittime 672. Il primo caso è stato registrato in Guinea, si è poi rapidamente estesa in Liberia e Sierra Leone. Nei giorni scorsi è morto per il contagio uno dei medici esperti che stava coordinando la battaglia al virus.

In Gran Bretagna - Nell'intervista rilasciata a Libre Belgique, Janssens ha poi aggiunto: "Se la situazione non dovesse migliorare abbastanza rapidamente, c'è il rischio reale di vedere nuovi paesi colpiti". A questo proposito in Gran Bretagna, il governo è stato costretto ad annunciare un Cobra Meeting, e cioè un tavolo interministeriale per decidere come affrontare l'urgente pericolo.

In Italia - Da noi la situazione pare sotto controllo, almeno per il momento, come sembra confermare il ministro Lorenzin all'Huffington Post: "In Italia il pericolo non c'è. Il livello di allerta è già alto fin dal principio dell'epidemia. Negli aeroporti e nei luoghi di transito vengono già effettuate visite mediche nei casi che vengono ritenuti necessari". Il che ci tranquillizza, ma è chiaro che non si tratta del solito.

angelino ci sei? leggi angelino leggi ..
 
Governo: in arrivo nuove tasse e aumenti agli italiani per pagare Mare Nostrum

angelino tu che sei sostenitore di mare vostrum, le spese perche nn le paghi tu..
troppo facile che devono pagare gli italiani

la vergogna di avere questi politici. Italia svegliati prima che sia troppo tardi
 
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 31 Luglio - 00:10

Ebola, Europa e Usa in allerta. Gli inglesi: attenti ai sintomi. Nel 2014 record di morti: 673

NEW YORK - Piegato in due da dolori addominali, mal di testa e febbre alta, e isolato in un letto d'ospedale della capitale della Liberia, il medico americano Kent Brantley ha trovato la forza di scrivere un messaggio elettronico: «Sto pregando ardentemente che Dio mi faccia sopravvivere, e che aiuti la mia amica Nancy, anche lei molto malata».

L’INCUBAZIONE
L'incubazione del virus può durare fino a 21 giorni. Il contagio non è frequente perché deve avvenire con lo scambio di fluidi come saliva, orina o sangue; ma le condizioni sanitarie dei paesi dove Ebola si sta diffondendo sono molto precarie. La Liberia ha reagito chiudendo quasi tutti i posti di frontiera tranne l'aeroporto di Monrovia, dove i passeggeri vengono disinfettati con il cloro prima di partire. Ma la partenza di Kent e Nancy, che pure era stata raccomandata dai loro colleghi di lavoro, fino a ora è ostacolata dalla indisponibilità di linee aeree e di interi paesi che non sono disposti ad autorizzare il transito verso l'Europa, o verso gli Usa.

Insieme al numero di persone infette, cresce anche la preoccupazione per una possibile diffusione del virus in Europa e nel mondo, visto che i lunghi tempi di incubazione rendono difficile la diagnosi precoce. Ieri il servizio sanitario inglese ha lanciato un allarme, chiedendo a tutti i medici di prestare particolare attenzione ai sintomi della malattia: febbre crescente, nausea, vomito.

Stessa cosa negli Stati Uniti dove le autorità sanitarie hanno alzato il livello di allerta, preparandosi all'eventualità, tutt'ora considerata remota, di un arrivo del virus. Quando il governo della Guinea a fine aprile aveva riconosciuto l'esistenza di un focolaio epidemico, anche in Italia si era sparsa la voce, poi smentita, dell'arrivo del virus a bordo dei battelli che trasportano immigranti africani. I controlli ci sono ma la paura resta.
 
Alfano e Pisapia
trasformano il Cie
in hotel per profughi

Lavori costosi al centro per le espulsioni e poi la decisione di usarlo come albergo
Enrico Silvestri - Gio, 07/08/2014 - 08:34

Da centro di «identificazione ed espulsione» a sede temporanea di prima accoglienza per i profughi in arrivo dal Nordafrica.

Lunga e tormentata la storia del Cie di via Corelli, nato nel 1998 come Centro di permanenza temporanea, in base alla legge Turco-Napolitano, dove trattenere per tre mesi gli immigrati clandestini senza identità. Fu subito violentemente contestato dalla sinistra radicale, una quindicina d'anni fa un corteo con 5000 dimostranti si conclude con cariche e lanci di lacrimogeni. Negli anni cambiò la denominazione da «permanenza temporanea» a «identificazione ed espulsione» facendo salire il periodo di permanenza fino a un massimo di 18 mesi. Nel frattempo in via Corelli si sono susseguiti i tentativi di fuga e le rivolte, in un crescendo fino alla serie di incendi appiccati dai clandestini. Dopo una mese di «fuoco», con ben quattro roghi in pochi giorni, alla fine di settembre 2013 la struttura fu dichiarata inagibile e chiusa. Poi i lavori di ristrutturazione, conclusi da poche settimane, e il nuovo appalto per la gestione, che dalla Croce rossa passa alla società francese Gepsa. In attesa di tornare a ospitare clandestini per l'identificazione l'espulsione diventerà temporaneamente un «ostello» per rifugiati, in gran parte siriani ed eritrei, provenienti da Paesi sconvolti da guerre civili e carestie.

Cauto invece Forte: «Bene la soluzione temporanea di via Corelli,ma rimanga emergenziale.La Giunta non pensi infatti di utilizzare questi spazi per scaricare altre tensioni sociali: la sinistra non pensi di metterci anche i rom oppure di chiedere caserma per gli abusivi delle case popolari. Ma anche Caputo: «La soluzione di via Corelli aiuta una situazione di grave emergenza insostenibile per la città ma deve essere una sistemazione temporanea, altrimenti il rischio è quello di trasformarlo in un ghetto permanente, ovvero una bomba sociale ad orologeria».

Va giù duro invece De Corato: «Prima il Cie tratteneva i clandestini che dovevano essere espulsi, adesso li ospita. Ecco la differenza da quando governano Renzi e Alfano a Roma e Pisapia e Majorino a Milano. In queste ore è stato annunciato in pompa magna che il Cie di via Corelli diventerà sede di prima accoglienza per i profughi, grazie all'autorizzazione del ministro dell'Interno: dal cacciarli all'aspettarli a braccia aperte. Al Cie non verranno neanche identificati,ma solo ospitati a spese del contribuente. Il centrosinistra sta seguendo il suo percorso che, dopo l'abolizione del reato di clandestinità, va verso le porte spalancate a chiunque arrivi. E Alfano gli spiana la strada. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, basta fare due passi alla Stazione Centrale o in Porta Venezia».

bravi continuate cosi , continuate a spalancare le porte poi otterete i risultati
 
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Polizia privata (e francese): così riapre il Cie di via Corelli
Polemiche per la decisione del prefetto di ristrutturare il centro per i clandestini. Sarà affidato a una società d'oltralpe specializzata nella gestione delle carceri

Luca Fazzo - Ven, 18/04/2014 - 07:15
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Dai sindacati confederali, agli avvocati penalisti,all’asses*sore all’assistenza Piefrance*sco Majorino: la imminente ria*pertura del Cie di via Corelli, il centro di identificazione ed espulsione per immigrati irre*golari, ha sollevato più critiche che entusiasmi. «La struttura *aveva detto pochi giorni fa Majorino - deve diventare un Centro di accoglienza dove po*ter ospitare persone in difficol*tà e realizzare progetti di inte*grazione », senza spiegare dove nel frattempo sistemare le cen*tin*aia di clandestini che vengo*no fermati ogni mese, e che- da quando è chiusa via Corelli *non vengono rilasciati ma spe*diti qua e là per l’Italia, e recen*temente uno è finito addirittu*ra a Trapani.

La speranza che il governo Renzi sopprimesse il Cie di Mi*lano si è comunque infranta contro il comunicato emesso qualche giorno fa dal prefetto Francesco Paolo Tronca che ha annunciato che, al termine dei lavori di sistemazione, il centro all’Ortica riaprirà i battenti. E qualche malumore in più ha sollevato il dettaglio che, a ben vedere, è la vera novità dell’an*nuncio del Prefetto. Il Cie non sarà più gestito dalla Croce Ros*sa ma da una azienda francese specializzata in carceri private, la Gepsa, controllata dal colos*so multinazionale Gdf Suez. La Francia,a differenza dell’Italia, ha già seguito America e Gran Bretagna sulla strada della pri*vatizzazione del sistema peni*tenziario, e Gepsa ha già la ge*stione di 13 carceri, in cui si van*ta di rieducare 1.700 detenuti al giorno. La società francese ri*vendica anche l’esito positivo del lavoro di rieducazione, spie*gando che nel 2010 hanno tro*vato un posto di lavoro 180 dete*nuti usciti dalle sue prigioni.

Tema delicato e controverso, quello di trasformare il carcere in un business. Ma in questo ca*so il problema è un altro: il cen*tro di via Corelli non è un carce*re, o almeno non dovrebbe es*serlo. Poiché le persone che vi vengono rinchiuse non hanno commesso alcun reato (altri*menti finirebbero a San Vitto*re) ma sono semplicemente in attesa di essere espulse, dal punto di vista formale il Cie è una struttura amministrativa, gestito da personale esterno al ministero della Giustizia.L’uni*ca analogia con San Vittore è, o dovrebbe essere, che è proibito andarsene. Ma quando nel lu*glio 2012 la stampa potè final*mente visitare via Corelli si tro*vò di fronte nè più nè meno che ad un carcere: Sbarre, celle, por*te blindate, psicofarmaci.

Adesso,la vittoria dell’appal*to da parte dei francesi specia*lizzati in carceri rischia di alza*re il velo di ipocrisia, ammetten*do che di fatto si tratta di una pri*gione. Non è la prima volta che Gepsa cerca di prendere in ge*stione un centro: aveva già con*corso e vinto per ottenere l’ap*palto del centro romano per i ri*chiedenti asilo, il Cara di Castel*nuovo di Porto, un affare da die*ci milioni di euro all’anno, ma l’assegnazione era stata annul*lata dal Consiglio di Stato per una violazione contrattuale. Stessa sorte, appalto vinto e poi annullato, la Gepsa aveva in*contrato per il Cie di Gorizia. Anche a Roma e a Gorizia la Ge*psa aveva vinto l’appalto insie*me alla Acuarinto, una associa*zione culturale di Agrigento specializzata nella assistenza agli immigrati, che sarà adesso presente anche in via Corelli.

Con quale personale, con quali metodi i vigilantes france*si gestiranno via Corelli? Da ga*lera o da centro di accoglienza? «Non abbiamo niente da dire», rispondono ieri i portavoce di Gepsa.
 
Ebola, panico in Liberia:
cadaveri gettati in strada dalle famiglie, Foto

Dichiarato lo stato di emergenza
Primo contagio europeo: è spagnolo
 
Direttore del Pronto Soccorso dell’Ospedale Garibaldi di Catania: situazione drammatica, malattie infettive e clandestini

Il Direttore del Pronto Soccorso dell’Ospedale Garibaldi di Catania, il Dott. Giovanni Ciampi, denuncia una situazione drammatica per quanto concerne malattie infettive e clandestini.

“C’è una vera emergenza. Da gennaio abbiamo avuto almeno 50 ricoveri ospedalieri di migranti. Siamo in piena crisi”; anche il Direttore reparto malattie infettive dello stesso ospedale dichiara che i problemi non mancano: “Da gennaio sono arrivate una ventina di emergenze provenienti dal Pronto Soccorso. Con alcune patologie più frequenti: malattie infettive acute febbrili di tipo epidemico, numerosi casi di varicella, il cui numero è destinato ad aumentare dato il periodo di incubazione della malattia di 4 settimane”.

leggi angelino che forse tu queste cose nn le sai
 
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Ebola: primi casi in America
06/08/2014

Il terribile virus Ebola comincia a far paura e colpire anche oltre i confini dell’Africa. Negli Stati Uniti salgono infatti a quattro i ricoveri a causa del virus che scatena febbre emorragica; e due casi sospetti: un uomo in isolamento nell’ospedale Mount Sinai di Manhattan e una donna ricoverata in un ospedale di Columbus, nell’Ohio, entrambi reduci da viaggi nell’Africa occidentale. A questi si aggiungono i due ricoverati all’ospedale della Emory University di Atlanta, che sono stati contagiati dal terribile virus in Liberia dove si trovavano per ragioni umanitarie: si tratta infatti del medico Kent Brantly.

La missionaria americana è arrivata negli Usa per essere trasportata nello stesso ospedale della città georgiana. Le condizioni dei due malati sarebbero migliorate dopo essere stati sottoposti a un trattamento sperimentale; un caso sospetto di Ebola in Arabia Saudita. Dall’aprile scorso le autorità di Riyadh hanno deciso di vietare il visto di espatrio verso Liberia, e Nuova Guinea e Sierra Leone, i Paesi più colpiti dall’epidemia dell’Ebola, a cui si è recentemente aggiunta anche la Nigeria.
 
Ebola, è allarme anche in Italia:
frontiere aperte a lebbra e scabbia
08 agosto 2014

Lebbra, tubercolosi, scabbia e addirittura ebola. Cresce l’allarme nel nostro Paese per i casi di malattie che sembravano ormai scomparse e che ora rischiano di diventare delle epidemie, soprattutto a causa dell’emergenza immigrati. Arriva dal mare, infatti, la minaccia di contagio delle virulente infezioni, visto che sono decine, negli ultimi giorni, i profughi sbarcati sulle nostre coste e affetti dalla scabbia. Solo ieri ne sono stati individuati 5 tra i 718 migranti soccorsi dalla nave Eliseo e portati a Brindisi, mentre altri 4 infetti sono stati scoperti all’arrivo al porto di Reggio Calabria. Una situazione che ha fatto andare su tutte le furie i poliziotti impegnati nell’operazione Mare Nostrum, che hanno avviato una class action contro il Ministero dell’Interno per la mancata tutela sanitaria degli agenti. «Sembra che l’attenzione data alle forze dell’ordine sia inversamente proporzionale all’attenzione data ai migranti: sempre più attenzione a chi arriva in Italia e sempre meno a chi l’Italia la difende e ne garantisce la sicurezza», ha detto il segretario del sindacato di polizia Consap, Giorgio Innocenti, che ha presentato la denuncia. «Ed è questo il motivo per cui il numero dei poliziotti impegnati nelle operazioni di accoglienza profughi, contagiati dalla Tbc o risultati positivi al test di Mantoux, sta aumentando in maniera preoccupante», ha precisato.
 
Treviso: un caso di lebbra, scatta l’allarme

Precise istruzioni di allerta in Veneto impartite da Zaia: «alzare al massimo livello la sorveglianza sanitaria, la prevenzione e la profilassi su tutto il territorio, sia a livello ospedaliero che territoriale».

Il Dipartimento di Prevenzione dell’Alss 9 ha attivato i protocolli del caso che prevedono la visita dermatologica sulle 5 persone conviventi con il paziente. Il controllo verrà eseguito presso la Dermatologia del Ca Foncello. «Si tratta di un segnale molto brutto – sottolinea Zaia – che testimonia come purtroppo le nostre preoccupazioni sulla ricomparsa di malattie da tempo debellate fossero fondate. Una giovane donna morta di Tbc poco tempo fa, oggi questo caso di lebbra – aggiunge Zaia – sono elementi che provano il ritorno di patologie, perlopiù infettive, che qui erano scomparse da 200 anni, nei confronti delle quali l’attenzione del nostro sistema sanitario è e sarà massima. Il nostro primo obiettivo – prosegue il governatore – è quello di salvaguardare la salute pubblica e quella di ogni singolo cittadino Veneto e lo faremo mettendo in campo tutte le elevate professionalità dei nostri medici e l’intera organizzazione sanitaria ospedaliera e territoriale».

Il paziente bengalese era stato ricoverato per sintomatologia di tipo cardiologico in unità coronarica. È stato effettuato uno studio emodinamico e sulla base della sintomatologia sono state effettuate biopsie cutanee che, refertate dopo il tempo necessario, hanno dato esito di una forma di lebbra. In malattie infettive è iniziato trattamento specifico in accordo col centro di riferimento nazionale di Genova. Si tratta, precisano i sanitari, di una malattia poco contagiosa che, sinora, la letteratura scientifica ha quantificato in una decina di casi l’anno in Italia.
 
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Migranti – paura contagio: gli agenti si ribellano, 50 positivi alla TBC
8 agosto 2014

lo screening se lo sono fatti da soli e hanno scoperto che dei poliziotti sottoposti ad analisi almeno 50 erano positivi alla Tbc. Tutti coinvolti nell’operazione Mare nostrum. Nasce da questo dato, molto parziale, l’iniziativa del sindacato autonomo Consap in collaborazione con l’associazione Assotutela, di avviare una class action contro il Viminale. Perché fino a oggi si parlava di scabbia e Tbc ma ora l’epidemia di Ebola terrorizza con il suo bagaglio di 1.700 casi registrati dall’Oms. I poliziotti sono in prima linea nell’accoglienza dei migranti, nei loro trasferimenti, nelle pratiche che li riguardano. Ma hanno paura ed è per questo – denuncia il Consap – che ieri mattina all’arrivo della nave Urania che portava 500 stranieri a Palermo, il 90% di quelli in servizio non si è presentato esibendo un certificato medico.

Giorgio Innocenzi che del Consap è il segretario spiega: «Esistono i protocolli e le circolari che portano la firma dei diversi capi della Polizia. Ma non sono stati applicati. Gli agenti devono essere muniti di mascherine, tute. Ma non è accaduto. Tutto questo è rimasto solo sulla carta». Il motivo è ignoto ma fatto sta che il Viminale, ora che la questione sicurezza è esplosa, ha reperito nelle pieghe di bilancio i fondi e ha iniziato a comprare le mascherine da sala operatoria. «Le responsabilità dei ritardi – sottolinea Innocenzi – non sono chiare. L’amministrazione centrale afferma che toccava ai questori, i questori replicano che attendevano gli strumenti dall’amministrazione centrale».

ringraziate angelino
 
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Nordafricani picchiano una donna perché è troppo tardi per entrare nel locale a bere
8 agosto 2014

E’ successo a Roma: “Non posso darvi da bere, sono le 2 e 30″. E chiude la porta. Ma loro non sentono ragioni. Volano insulti, pugni e calci alla porta d’ingresso, bottiglie rotte, schiaffi. Volanti della polizia a sirene spiegate. Una rissa, un’altra, l’ennesima, che getta nello sconforto il Pigneto, un quartiere di Roma.

“Ero in ritardo, stavo sistemando le ultime cose prima di chiudere, saranno state le due e un quarto, due e mezzo. Un gruppetto di nord africani che stanno sempre qui in zona, li conosco di vista, volevano entrare per prendere una bevuta. Gli ho detto di no, erano già passate le due”. Carlo, cinquantenne, titolare di un bar brasiliano all’isola pedonale, racconta a RomaToday la baraonda di martedì notte.

“Non ne hanno voluto sapere. Hanno iniziato a urlare, a insultare e poi a battere forte con pugni e calci alla vetrata. Ci siamo chiusi dentro, io e la dipendente del negozio. La mia compagna si trovava nel locale accanto, quando ha sentito il caos è arrivata qui fuori. Si è avvicinata a loro, ha chiesto cosa stava succedendo e uno di loro ha risposto prendendola a schiaffi nel viso. Lei aveva gli occhiali, quindi oltre la botta si è tagliato il volto con i vetri”.

Poi si sono chiusi dentro tutti e tre. L’uomo, la compagna in una maschera di sangue, la dipendente. Chiamano le forze dell’ordine. “Mentre aspettavamo che arrivasse la polizia, ci lanciavano bottiglie rotte contro la porta d’ingresso”. Mentre racconta ha gli occhi accesi dalla rabbia. Sventola le foto della donna con il volto tumefatto. E’ fuori dal bar e vede a pochi metri l’aggressore della fidanzata. Lo insulta, provocando la reazione non di lui ma dell’amico, che agitando una Peroni gli si avvicina barcollante a un palmo di naso, e lo zittisce. Finisce lì. Qualche minuto e stavolta torna la calma, tra le battute amare dei presenti: “Meno male che il sindaco avevo promesso il pugno duro”.

leggendo queste cose sembra tutto surreale ma e la realta amara che si sta vivendo in questo paese
 
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Infibulano le figlie, due arrestati a Perugia: “è un orrore, la peggior forma di mutilazione”
8 agosto 2014

Sono stati arrestati per lesioni personali aggravate dai carabinieri a Perugia, due coniugi nigeriani residenti in un piccolo comune della provincia che, stando a quanto appurato dall’indagine dei militari scaturita da un segnalazione della locale Asl, avrebbero fatto sottoporre le loro due figlie minorenni alla pratica dell’infibulazione.

L’arresto della coppia e’ stato eseguito ieri, in esecuzione di ordinanza di misura cautelare emessa da Gip del tribunale di Perugia, su richiesta formulata dalla locale procura della Repubblica.

Le indagini proseguono per accertare chi abbia materialmente eseguito l’intervento che pero’, dai primi accertamenti, potrebbe essere avvenuto fuori dall’Italia: “è un orrore, la peggior forma di mutilazione” sulle decisioni del giudice per le indagini preliminari, perche’ entrambe le figlie della coppia sono nate e risiedono nel territorio italiano.

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Basta immigrati
Ora la festa è finita: il Paese non ce la fa più, chiudiamo le frontiere

Vittorio Feltri - Dom, 10/08/2014 - 16:06
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Un avvertimento preliminare ai soliti fessacchiotti del politicamente corretto: non accusateci di razzismo altrimenti siamo pronti a usare le vostre abituali armi, querele e roba del genere.

Cerchiamo solo di fare una riflessione su quello che sta accadendo dall'inizio del 2014, e rivolgiamo un appello accorato a chi, più o meno democraticamente, comanda in questo Paese sfinito se non finito.

Basta. Non ce la facciamo più. Dal 1° gennaio sono già giunti in Italia oltre 95mila immigrati clandestini, più o meno quanti sono gli abitanti di una città come Bergamo. Troppi. Non sappiamo dove metterli. Non siamo in grado di soccorrerli e di ospitarli. Non abbiamo i mezzi per provvedervi.

Che cosa possiamo fare per scoraggiare questo tipo incontrollato di immigrazione? Parlare con sincerità. Raccontare la verità. Informare i disperati in cerca di salvezza sulle nostre coste che non abbiamo più possibilità di accoglierli. I posti sono esauriti. Non c'è più trippa per gatti. Abbiamo consumato ogni risorsa, siamo in bolletta marcia, il nostro Pil fa schifo quanto il debito pubblico, l'economia italica non cresce, anzi, cala e si inabissa nello sconforto degli imprenditori che vorrebbero fare e non riescono a combinare nulla per mille motivi.

È giunto pertanto il triste momento di chiudere le cosiddette frontiere. Non aiutiamo più nessuno non perché siamo diventati cattivi, crudeli e insensibili, cari amici africani e mediorientali. Vi vogliamo bene. Soffriamo quando la tivù manda in onda servizi giornalieri sulle vostre tribolazioni in mare, ammassati in imbarcazioni malsicure e spesso destinate ad affondare: e siamo assaliti da un senso di impotenza e di angoscia. Vorremmo aiutarvi. Ma come?

Il governo patrio ha organizzato un sistema assai oneroso allo scopo di portarvi a riva evitandovi di morire affogati o soffocati nelle stive. Ce l'ha messa tutta allo scopo di prevenire tragedie. Ma adesso siamo tutti esausti. Non abbiamo le attrezzature necessarie per soccorrere chiunque stia annaspando tra le onde. Ve lo dico con estrema franchezza: d'ora in poi siamo obbligati a dar corso a una campagna di dissuasione: statevene a casa vostra, non imbarcatevi, perché stareste peggio qui che laggiù, senza contare i rischi che correreste durante la navigazione.

I tempi sono cambiati. L'Italia è in ginocchio, non è all'altezza delle vostre aspettative. Recatevi in Spagna, in Francia, andate dove vi garba; da queste parti l'ospitalità è un lusso che non possiamo concedervi. Enrico Letta e Matteo Renzi non hanno capito un tubo: le strutture di accoglienza dei migranti sono un disastro, la cassa è vuota, gli italiani sono esasperati, un immigrato comporta il doppio delle spese necessarie per remunerare un poliziotto.

Non è lecito che ci chiediate ciò che non abbiamo più: neanche la pazienza di sopportarvi, voi e le vostre miserie, i vostri problemi più grandi dei nostri. Non abbiamo l'opportunità di risolverli. Girate alla larga dalla Penisola. Non illudetevi. Qui non c'è lavoro per noi, figuriamoci per voi.

Perfino i mendicanti che si aggirano numerosi nelle città che battono bandiera tricolore sono talmente disperati da meditare di trasferirsi altrove. Non date retta ai cretini di sinistra, ai buonisti che frequentano il Parlamento e le redazioni dei giornali: parlano a vanvera, non hanno capito nulla. Chiaro il concetto? Certa gente finge di amare gli stranieri per apparire migliore di quanto non sia: fa buon viso a cattivo gioco per darsi un tono. Ma sapete cosa combina? Assume gli extracomunitari come domestici e non paga loro né il salario pieno né i contributi previdenziali. E non se ne vergogna neppure. Sfrutta. Maltratta i domestici e le badanti. Predica bene e razzola pessimamente.

I dementi che hanno abolito il reato di clandestinità erano e sono consapevoli di aver danneggiato il loro Paese, e anche voi, derelitti, ma sapevano che era il modo migliore per continuare a tenervi al loro servizio per due soldi. Noi invece siamo cinici, ma sinceri e vi diciamo la verità: l'Italia è uno schifo per gli italiani, immaginate cosa può essere per voi che venite qui pieni di sogni e non raccogliete altro che umiliazioni.

In ogni caso è necessario dirvi e ribadirvi che la festa è finita, ammesso che fosse mai cominciata. Il Belpaese è alla frutta. Perciò adeguatevi: seguitate a mangiare le vostre banane, che almeno non sono avvelenate. Buona permanenza nei continenti in cui siete nati. E buona fortuna.

qualcuno che ha detto la verita e di come stanno le cose in questo paese,
ma oramai e troppo tardi , i politici fanno finta di nulla e si girano dall altra parte
ma devono arrivare ancora le conseguenze questo nn e ancora tutto
 
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Migranti, in Francia è caos: decine di migliaia a Calais per raggiungere l'Inghilterra. Tra scontri e feriti

Se tutta l'Europa vedesse quello che sta avvenendo a Calais, nel nord della Francia, ne avrebbe paura.

Decine di migliaia di immigrati clandestini che bivaccano da settimane nei boschi attorno alla cittadina portuale si stanno scontrando a ondate con la polizia perché vogliono raggiungere con ogni mezzo, ad ogni costo, a qualunque condizione, l'Inghilterra - la loro “Terra Promessa" - dall'altra parte della Manica.

Almeno tremila immigrati clandestini si sono stabiliti nelle foreste attorno a Calais. La maggior parte arrivano dal Sudan, dall'Afghanistan, dal Ciad, dalla Somalia, dal Pakistan e dall'Eritrea - tutti Paesi dove il radicalismo islamico è possente - e la polizia ha enormi difficoltà a fronteggiare la situazione. La cittadina è nel caos, gli abitanti sono esasperati. I camionisti che fanno la spola tra la Francia e il Regno Unito vengono sistematicamente presi d'assalto da persone che vogliono passare dall'altra parte. «Saltano su - ha raccontato un guidatore di Tir - vorrebbero nascondersi sotto i teloni, nei container, ovunque, e se li becchiamo offrono soldi: quattrocento, seicento, mille euro a testa per passare dall'altra parte. Qui è il caos». Centinaia di persone sono state riportate indietro mentre cercavano di fare la traversata lungo i binari dell'Eurotunnel, la ferrovia sottomarina che unisce le due sponde - francese e inglese - del continente.

La stampa britannica, portavoce di un'opinione pubblica sempre più sconvolta, sta seguendo spasmodicamente i disordini di Calais. L'Osservatorio per l'Immigrazione, basato a Oxford, stima che sul territorio inglese ci siano tra 400 mila e 860 mila clandestini. Ma le autorità non sanno dire quale tra le due cifre sia la più attendibile, segno che la situazione, anche in questo caso, è quantomeno magmatica. I musulmani nel Regno Unito sono ormai più di tre milioni e mezzo e giornalmente vengono denunciati episodi di estremismo, di fanatismo e di sopraffazione verso le donne. A Birmingham, un delle città chiave della Gran Bretagna, i cittadini di fede islamica sono più del 22 per cento e in alcuni quartieri centrali di Londra sono vicini al 40 per cento.

«L'Europa deve capire cosa sta avvenendo qui - ha affermato un ufficiale della polizia francese - Non è fisicamente possibile controllare tutto e tutti. Si va verso l'anarchia e l'anarchia può distruggere, insieme al fanatismo religioso, tutta l'impalcatura della nostra società»

Domenica 10 Agosto 2014 - 17:15
 
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