Novità

Frate Indovino

S.S. NOME DI MARIA
La Chiesa, oggi, onora il santo Nome di Maria per insegnarci tutte le ricchezze spirituali che questo Nome contiene. In esso sono racchiuse luce, forza e soavità. Sant’Alberto Magno dice che il Nome di Maria ha quattro significati:
Illuminatrice.
È la Vergine Immacolata che l'ombra del peccato non offuscò giammai; è la donna vestita di sole; è "Colei la cui vita gloriosa ha illustrato tutte le Chiese"; è infine Colei, che ha dato al mondo la vera luce, la luce di vita.
Stella del mare.
La liturgia la saluta così nell'inno, con fare poetico e popolare, Ave Maris Stella e ancora nell'Antifona dell'Avvento e del tempo di Natale: Alma Redemptoris Mater. La stella del mare è la stella polare, che è la stella più brillante, di quelle che formano l'Orsa Minore, vicinissima al polo fino a sembrare immobile e di molta utilità al navigante per orientarsi, quando non possiede la bussola.
Così Maria, fra le creature, è la più alta in dignità, la più bella, la più vicina a Dio, invariabile nel suo amore e nella sua purezza, è per noi esempio di tutte le virtù, illumina la nostra vita e ci insegna la via per uscire dalle tenebre e giungere a Dio, che è la vera luce.
Mare amaro.
Maria lo è nel senso che, nella sua materna bontà, rende amari per noi i piaceri della terra, che tentano di ingannarci e di farci dimenticare il vero e unico bene; lo è ancora nel senso che durante la Passione del Figlio il suo cuore fu trapassato dalla spada del dolore. È mare, perché, come il mare è inesauribile, è inesauribile la bontà e generosità di Maria per tutti i suoi figli. Le gocce d'acqua del mare non possono essere contate se non dalla scienza infinita di Dio e noi possiamo appena sospettare la somma immensa di grazie che Dio ha deposto nell'anima benedetta di Maria, dal momento dell'Immacolato Concepimento alla gloriosa Assunzione in cielo.
Signora o padrona.
Maria è veramente Nostra Signora. Signora vuol dire Regina, Sovrana. Regina è veramente Maria, perché la più santa di tutte le creature, la Madre di Colui, che è Re per titolo di Creazione, Incarnazione e Redenzione; perché, associata al Redentore in tutti i suoi misteri, gli è gloriosamente unita in cielo in corpo e anima e, eternamente beata, intercede continuamente per noi, applicando alle nostre anime i meriti da lei acquistati davanti a Lui e le grazie delle quali è fatta mediatrice e dispensiera.
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SAN GIOVANNI CRISOSTOMO vescovo e dottore

Giovanni nacque ad Antiochia nel IV secolo. Per molti anni condusse una vita eremitica, di preparazione a quella che fu la sua chiamata. Ritornato nella città, studiò, divenne sacerdote e si impegnò nella predicazione; fu Patriarca di Costantinopoli e grande oratore. Per la sua eloquenza, fu chiamato “Crisostomo”, cioè “Bocca d’oro”. Dotto, brillante, difendeva la dottrina cristiana contro le eresie. Era spinto dal fuoco della carità a consolare e soccorrere i cristiani, guidarli al bene e ravvivare la loro fede. Suscitò entusiasmo, acquistò fama, lui guida di tutti i cristiani d’Oriente. I suoi oppositori riuscirono, però, a farlo deporre e fu costretto all’esilio. Le sue parole giunsero ugualmente a guidare il popolo bisognoso di sostegno, che gli era rimasto vicino. Trent’anni dopo la morte, il corpo del Patriarca fu riportato a Costantinopoli e accolto con giubilo, perché in tutti quegli anni la sua fama era cresciuta.
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ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE
Con la festa di oggi, la Chiesa celebra il trionfo della Croce che è segno e strumento della nostra salvezza, per mezzo della quale sono state cacciate le tenebre ed è ritornata la luce. La glorificazione di Cristo passa attraverso il supplizio della Croce: Cristo, incarnato nella sua realtà di Dio fatto Uomo, si sottomette volontariamente all'umiliante condizione di schiavo (la croce, dal latino “crux”, cioè tormento) e i patimenti del terribile supplizio vengono innalzati e trasformati in gloria in eterno. La Croce diventa, così, il simbolo della religione cristiana. Gli Apostoli, nell’opera di evangelizzazione, hanno presentato, alle diverse comunità visitate, il “Cristo Crocifisso”. Il cristiano, con la conversione, accetta di essere “crocifisso con Cristo”, cioè egli deve portare quotidianamente la propria croce, sopportando offese e sofferenze, come Cristo, quando gravato dal peso del “patibulum” (il braccio della croce, che il condannato portava sulle spalle fino al luogo del supplizio), fu costretto a esporsi agli insulti della gente sulla via che conduceva al Golgota. La morte di Cristo che si è lasciato inchiodare sulla Croce, la sofferenza di questa morte si riproduce nel Corpo mistico della Chiesa e porta un contributo alla redenzione degli uomini, assicurando la partecipazione alla gloria del Risorto. Insieme al Crocifisso, veniamo innalzati e sublimati anche noi. Infatti, ci distacchiamo dalla terra del peccato e saliamo verso le altezze.
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BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA
La vita di Maria fu un continuo esercizio di pazienza, perché ella visse spesso tra le pene. Dio ha preservato Maria dal peccato, non dal dolore. Ella viveva in povertà nella casa di Nazareth, partorì in una stalla a Betlemme, fuggì in Egitto, ritornò infine in patria, accompagnò il Figlio sul Calvario: sono alcuni degli episodi evangelici che caratterizzano la sofferenza della Vergine. Ella ha sperimentato, in tutto il suo essere, il tormento di tutte le madri, sulla sua anima è caduto il destino di Gesù. La spada di cui le aveva parlato Simeone finisce, realmente, per trafiggerla. Il pianto di Maria, però, non è mai un pianto disperato. Anche sotto la Croce! Perché sa che il Figlio muore per la salvezza degli uomini e, perché ha fede nella promessa della risurrezione. Col suo dolore composto, Maria ha liberato i cristiani dall’angoscia e li ha aiutati ad accettare la morte seppur evento negativo.
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SANTI CORNELIO E CIPRIANO papa e vescovo martiri
Cornelio nacque a Roma da nobile famiglia. A causa della persecuzione di Decio, la Sede papale era vacante, fin quando Cornelio venne eletto papa, lui uomo di fede, giusto e amorevole. La sua elezione fu ostacolata dall’eretico Novaziano, che venne eletto antipapa e promosse uno scisma, fondando una comunità dissidente. Cornelio era sostenuto dal vescovo Cipriano di Cartagine, che affermava l’unità della Chiesa universale. Intanto, nella città di Roma scoppiò la peste di cui furono accusati i cristiani, così Gallo inasprì la persecuzione contro questi ultimi. Papa Cornelio venne incarcerato a Civitavecchia, dove morì.
Cipriano nacque a Cartagine ed era avvocato, quando un giorno ascoltando la Parola di Gesù si convertì al cristianesimo. Per la sua preparazione intellettuale, venne ordinato sacerdote e consacrato vescovo della sua città. Per paura della persecuzione di Decio e Gallo, molti cristiani tornarono al paganesimo. Alcuni si pentirono, ma la benevolenza e l’accoglienza del vescovo Cipriano non piacque a un gruppo rigorista. Venne accusato di debolezza dall’antipapa Novaziano, e venne mandato in esilio. Giuntagli la notizia che il nuovo papa Sisto II era morto martire, fece ritorno a Cartagine per dare testimonianza di fede, ma fu arrestato e decapitato.FB_IMG_1663304875899.jpg
 
IMPRESSIONE DELLE STIMMATE DI SAN FRANCESCO
Da San Damiano, dove in gioventù il Crocifisso parlò a Francesco, al Monte della Verna. L’inizio e il compimento della storia di un uomo crocifisso per amore. Il Monte de’ La Verna Francesco lo ricevette in dono dal conte Orlando da Chiusi, un luogo adatto alla vita solitaria e a fare penitenza. Il silenzio di quel monte rapì l’anima di Francesco, il quale preferiva sistemarsi nelle profondità della roccia per vivere nascosto il fuoco che bruciava nel suo petto. Accadde, nel 1224, due anni prima della sua morte, gravi tensioni si erano accese nell’Ordine, così il Santo desiderò allontanarsi e si ritirò a La Verna, per vivere una quaresima in onore di san Michele. Francesco era intento a meditare come fosse possibile potersi unire ancora più intimamente col Cristo Crocifisso, quando il giorno dell’Esaltazione della Croce, il Signore, avendo ascoltato le preghiere di questo figlio, gli rispose. E Francesco fu fatto degno di ricevere sul proprio corpo i segni visibili della Passione di Cristo. Un prodigio mirabile: la figura di un serafino, con sei ali luminose, infuocate, discese dal cielo e giunse vicino all'uomo di Dio. Questi riuscì a vedere l'effige di un uomo crocifisso, che aveva mani e piedi stesi e confitti sulla croce. In seguito, si potevano scorgere sul corpo del Poverello non i fori dei chiodi, ma i chiodi stessi formati di carne di colore del ferro al centro delle mani e dei piedi, mentre il costato era imporporato dal sangue. San Francesco fu, semplicemente un “altro Cristo”: il Cristo risorto rivisse in modo perfetto nel Santo, posseduto e trasformato dallo Spirito dell’Amore.
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SAN GIUSEPPE DA COPERTINO sacerdote
Giuseppe nacque nel 1603 a Copertino, in una stalla, in una famiglia caduta in miseria. Egli visse anni durissimi, non fu in grado di imparare un mestiere e senza alcuna istruzione, a 17 anni decise di diventare frate. Bussò ai vari conventi della zona, che dopo un breve periodo di accoglienza lo rifiutavano per la sua semplicità, ignoranza e sbadataggine. Nessuno si era accorto del dono soprannaturale di cui godeva Giuseppe, cioè di essere un mistico. Con l’aiuto di uno zio, fu riammesso nel Convento della “Grottella” e lì gli fu affidato il compito di curare una mula. Egli desiderava, però, diventare sacerdote e così cercò di studiare con volontà, ma anche tanta difficoltà, sapendo a stento leggere e scrivere. Giuseppe superò l’ostacolo degli esami, che si svolgevano davanti al vescovo, in modo sorprendente, venendo ordinato sacerdote per volere di Dio. Si definiva fratello Asino, per la sua incapacità di svolgere un ragionamento coerente, per il non sapere maneggiare gli oggetti, ciò nonostante nel corso della sua vita ebbe tanti incontri con persone di buona cultura, con le quali parlava di teologia in maniera semplice ed efficace. Possedeva il dono della scienza infusa; amava i poveri, ai compiti propri del sacerdote, univa i lavori manuali, aiutava il cuoco, faceva le pulizie del convento, coltivava l’orto e usciva umilmente per la questua. Viveva fenomeni di estasi con levitazioni: dava improvvisamente un grido e si elevava da terra quando si pronunciavano i nomi di Gesù o di Maria, o era davanti al tabernacolo. Questi fenomeni avvenivano, perché Giuseppe era semplicemente un uomo di Dio, il quale si rivela agli umili e ai piccoli.
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SAN GENNARO vescovo martire
Di Gennaro è giunto a noi il nome gentilizio, cioè della gens Ianuaria a cui apparteneva per nascita, risalente al latino “Ianus” (Giano), il dio bifronte delle chiavi del cielo, dell’inizio dell’anno e del passaggio delle porte e delle case. Nella seconda metà del III secolo, durante l’Impero di Diocleziano, fu eletto vescovo di Benevento, dove svolse il suo apostolato, amato dalla comunità cristiana e rispettato anche dai pagani per la cura che impiegava verso tutti indistintamente nelle opere di carità. Diocleziano, nella vecchiaia, firmò un editto contro i cristiani, colpendo la Chiesa per impedirle di soccorrere i poveri e spezzare così il favore popolare. Insieme ordinò una feroce persecuzione. Fu incarcerato il diacono Sosso, amico del vescovo Gennaro. Quest’ultimo saputo quanto stava accadendo, decise di andare in carcere e portare conforto a tutti i cristiani prigionieri ed esortarli a resistere nella fede. Il giudice informato della visita, lo fece arrestare e lo condannò a essere sbranato dalle belve. Ma, i romani si accorsero che il popolo aveva simpatia per Gennaro, allora decisero di decapitarlo presso la Solfatara di Pozzuoli. Si racconta che una donna riuscì a raccogliere parte del sangue del vescovo e a conservarlo con fede. Fra i santi dell’antichità è uno dei più venerati dai fedeli, infatti, il suo culto ha travalicato i secoli ed è giunto intatto fino a noi, caratterizzato dal misterioso prodigio della liquefazione del suo sangue, evento che si ripete due volte l’anno e che tanto tocca la sensibilità religiosa dei napoletani.
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SANTI ANDREA KIM TAE-GON E COMPAGNI

La fede cristiana giunse in Corea agli inizi del XVII secolo e, malgrado l’assenza di pastori, si costituì una fervente comunità guidata da laici. Nel 1836, giunsero in segreto i primi missionari dalla Francia. Ma, il Governo e la religione tradizionale ostacolarono duramente i primi cristiani e le persecuzioni durarono oltre cento anni. Malgrado ciò, la fede cristiana fioriva e si rafforzava, aveva in sé quel seme fecondo che suscitò la primavera della Chiesa coreana. Molti furono i martiri. Documentato è il martirio subito tra il 20 e il 21 settembre, da un gruppo di 103 persone tra uomini, donne, anziani, giovani e bambini: il più giovane aveva 13 anni, il più anziano ne aveva 79.
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SAN MATTEO evangelista
Matteo era un pubblicano, cioè un esattore delle tasse, mestiere disprezzato dagli ebrei, perché le tasse venivano estorte dai romani oppressori e da persone senza scrupoli. Matteo, chiamato anche Levi, viveva a Cafarnao e un giorno, davanti al suo banco delle imposte passò Gesù. Rispose senza esitazione alla chiamata del Messia e, da quel momento, cambiò la sua vita. Per lui, l’incontro con Gesù, fu davvero un dono e lo seguì fedelmente fino al momento della Risurrezione. Dopo qualche anno dalla morte del Maestro, ebbe l’ispirazione di scrivere ciò che aveva visto e udito. Egli scrisse per i cristiani ebrei e citò con cura i Profeti per far capire come in Gesù si fossero compiute le promesse fatte dal Signore al suo popolo. Il suo è il primo tra i quattro Vangeli, il più ampio e particolareggiato. Non si conosce molto della vita di Matteo. Egli viene celebrato come martire dalla Chiesa, ma probabilmente morì anziano.
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SANT’IGNAZIO DA SANTHIÀ cappuccino
Lorenzo Maurizio Belvisotti nacque a Santhià nel 1686. Di famiglia benestante, era orfano di padre. Egli scelse la vita religiosa, frequentò il seminario e prese i voti. Ordinato prete, fu precettore presso i conti Avogadro di Casanova, a Vercelli. Gli venne anche assegnata una parrocchia a Santhià, ma egli era ancora alla ricerca della propria strada. La trovò e questa lo condusse nel convento cappuccino di Chieri, a Torino: scelse così di seguire le orme di Francesco, prendendo il nome di Ignazio in quanto devoto di Ignazio di Loyola. La sua capacità di irradiare gioia lo rese popolare e amato. La fama di questo modesto frate si diffuse per la città di Torino, tra i malati e i bisognosi. Egli divenne una figura di riferimento per i poveri e per i potenti. Ogni giorno, scendeva lo scosceso sentiero della collina su cui sorge il convento per percorrere le vie della città e far visita di casa in casa agli ammalati e portare conforto con la sua parola e la sua celebre benedizione. Molti erano coloro che salivano al Monte per avvicinarsi al suo confessionale. Gli ultimi anni della sua vita era completamente trasformato dal Crocifisso che adorava; morì serenamente. Egli era chiamato dal popolo “il Santo del Monte”. Numerosi prodigi sono attribuiti alla sua intercessione.
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SAN PIO da PIETRELCINA cappuccino
Francesco Forgione nacque a Pietrelcina nel 1887 da famiglia contadina. Egli già da bambino riceveva le visite di Gesù e di Maria e vedeva i demoni e gli angeli. Consacrato sacerdote nell’Ordine dei frati Cappuccini, prese il nome di Pio. I primi anni fu costretto a rientrare nella casa paterna, perché una malattia fece presagire la sua fine. Ripresosi, fu trasferito nel Convento di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo, dove iniziò il suo apostolato del confessionale. Un numero indecifrabile di uomini e donne, da ogni dove, accorrevano per essere ascoltati dal frate, perché i loro peccati fossero lavati. Era il suo ministero, ricondurre le anime a Dio e, per tutte le ore passate nel confessionale, attingeva la forza dalla preghiera e dall’altare. Per assolvere a questo impegno, padre Pio patì sofferenze fisiche e morali. Il 20 settembre 1918, il cappuccino ricevette le stimmate della Passione di Cristo che rimasero aperte, dolorose e sanguinanti per cinquant’anni. Padre Pio fu visitato da molti medici, subì incomprensioni e calunnie per le quali tollerò ispezioni canoniche. Egli si considerava “figlio dell’obbedienza” e sopportò tutto con serafica pazienza. Venne anche sospeso “a divinis” dall’esercizio dei ministeri (aveva il permesso di celebrare la santa messa a porte chiuse). Solo dopo alcuni anni, prosciolto dalle accuse calunniose, venne reintegrato nel suo ministero sacerdotale. La Vergine è il centro della spiritualità di Padre Pio, il segreto della sua santità. Ella era il suo rifugio e la sua protezione contro gli attacchi del demonio, che subiva costantemente. Fondò i “Gruppi di preghiera” per far pregare e far recitare il santo Rosario. Egli stesso, durante il giorno e la notte sgranava sempre la corona del Rosario. Esortava i suoi figli spirituali a pregare il Rosario e a imitare la Madonna nelle sue virtù quotidiane, quali l’umiltà, la pazienza, il silenzio, la purezza, la carità. A Lei dedicò la “Casa Sollievo della Sofferenza”, l’ospedale che realizzò per sollevare i dolori e le miserie, ponendo la sua fiducia nella divina provvidenza, perché arrivassero gli aiuti necessari. Il suo testamento spirituale fu: “Amate la Madonna e fatela amare. Recitate sempre il Rosario”. Chiuse gli occhi il 23 settembre 1968, e come gli era stato predetto dal Signore, le stimmate scomparvero. Grande fu la devozione che i fedeli subito espressero verso di lui, considerandolo già santo nei loro cuori, uno dei santi più amanti nel mondo.
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BEATA VERGINE MARIA DELLA MERCEDE
La Beata Vergine Maria è stata l’ispiratrice della fondazione, da parte di san Pietro Nolasco, dell’antico Ordine della Mercede. Pietro Nolasco nacque a Mas-Saintes-Puelles, in Francia, verso il 1182, ma si stabilì con la famiglia a Barcellona, in Spagna. Egli provava profondo dolore osservando lo stato miserevole dei cristiani fatti schiavi dai Mori, padroni allora di gran parte della Spagna. All’inizio, intraprese l’attività di mercante, per avvicinare più facilmente i maomettani e, a Valenza, riuscì a liberare trecento schiavi, pagandoli col suo denaro. Le sue ricchezze presto si esaurirono; vennero in soccorso della causa alcuni giovani nobili generosi, che raccolsero offerte per poter riscattare altri gruppi di schiavi; ma il numero degli schiavi aumentava. La notte del 1° agosto 1218, Pietro ebbe la visione della Vergine Maria che lo esortava a fondare un Ordine religioso dedito alle opere di misericordia, in particolar modo alla redenzione degli schiavi. Così, nella cattedrale di Santa Croce di Barcellona, Pietro Nolasco istituì l’“Ordine Religioso Redentore”: i compagni ricevettero dal vescovo la veste di lana bianca in omaggio alla purezza immacolata della Vergine Maria, segnato da una croce, segno della cattedrale e la Regola di sant’Agostino; il re Giacomo I consegnò loro lo scudo del regno d’Aragona (quattro sbarre rosse in campo oro) e l’Ospedale di Sant’Eulalia in Barcellona, che divenne il primo convento dei religiosi e casa d’accoglienza per gli schiavi liberati, gli infermi e i poveri. Il riscatto dello schiavo era chiamato “redenzione”. La “redenzione” avveniva con il pagamento di un riscatto in denaro o altro genere e il denaro veniva raccolto dai religiosi con il contributo di ogni ceto sociale. Le “redenzioni” erano precedute da una cerimonia religiosa celebrata prima dell’imbarco. Durante le “redenzioni”, se il denaro non era sufficiente, i Mercedari eroicamente si proponevano al posto di uno schiavo, col rischio di essere barbaramente uccisi per vendetta. Oggi, per schiavitù intendiamo tutti quei pericoli e affanni che accompagnano il peregrinare dell’uomo, in particolare economica e culturale. La Beata Vergine sotto il titolo “della Mercede”, con amore si china sull’umanità oppressa e angosciata.
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SAN CLEOFA discepolo di Gesù
Cleofa è uno dei due discepoli che il giorno della risurrezione di Cristo, sulla strada di Emmaus, fu avvicinato da Gesù Risorto, ma che non riconobbe per la tristezza e la delusione che riempiva il suo cuore per la morte e la scomparsa del corpo del suo Signore. I due discepoli ascoltavano con interesse le parole di speranza dello sconosciuto, che spiegava loro le Scritture e lo riconobbero solo nel gesto che fece “allo spezzare del pane”. Probabilmente, Cleofa detto anche Alfeo, era il padre di Giacomo il Minore e di Giuseppe, fratelli, cioè cugini, del Signore. Egli era anche sposo di quella Maria, detta sposa di Cleofa e sorella della Madre di Gesù, presente con le altre pie donne sul Calvario. Inoltre, sembra che Cleofa fosse fratello di san Giuseppe e padre di Giuda e Simone; Simone successe a Giacomo il Minore come vescovo di Gerusalemme. Fu padre di tre apostoli. Cleofa nacque a Emmaus e come testimone della risurrezione, si dedicò alla predicazione. Morì martire, ucciso dai Giudei che mal sopportavano la sua fede.
Egli è l’immagine della nostra solitudine, quando non sappiamo che Gesù ci cammina accanto; della nostra angoscia, quando nel cuore si fa sera; della nostra desolazione, quando non ci accorgiamo che Gesù è entrato nella nostra casa e non sappiamo vederlo.
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SANTI COSMA E DAMIANO martiri
Gemelli, medici a Egea in Cilicia, erano dediti alla cura gratuita di uomini e anche di animali. L’attenzione ai malati era per loro uno strumento di apostolato. Infatti, essi cercavano anche di infondere forza e coraggio nei malati, facendo conoscere loro il messaggio evangelico. Per questo furono arrestati durante la persecuzione di Diocleziano, a lungo tormentati dissero ai loro persecutori: “Noi adoriamo il solo vero Dio e seguiamo il nostro unico maestro, Gesù Cristo”. Infine, furono decapitati. I cristiani cercarono di impadronirsi delle loro reliquie, ma il dromedario che le trasportava dichiarò: “Non li separate nella sepoltura, perché non sono separati nel merito”. Così, furono sepolti insieme a Cirro, in Siria e da lì il culto si estese in tutto l’Oriente. Giunse a Roma grazie a Papa Felice IV e all’Imperatore Giustiniano, che ricevette per loro intercessione una grazia.
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SAN VINCENZO DE’ PAOLI sacerdote, fondatore

Vincenzo nacque nelle Lande della Guascogna, in Francia, nel 1581, da famiglia contadina. Fece il guardiano di porci per pagarsi gli studi. A 19 anni fu consacrato sacerdote. Nel 1610, fu cappellano elemosiniere della Regina Margherita di Valois. Egli considerava il sacerdozio come un’opportunità di riscatto dell’uomo, ma l’accusa di un furto da cui non volle difendersi e altre esperienze, cominciarono a dirigere il suo sguardo su nuovi valori. Comprese che il sacerdote è un uomo “mangiato” e che nell’eucarestia è sacerdote e vittima. Cominciò a sperimentare la bellezza della cura delle anime e dello spendersi per il prossimo. Vincenzo prese a cuore le persone misere, sole e abbandonate e, oltre a sollecitare la solidarietà dei parrocchiani, volle fare di più: fondò le “Compagnie della Carità”, associazione laicale per organizzare l’assistenza delle famiglie povere attraverso la visita personale a domicilio. Rifletté anche sulla possibilità di coinvolgere il mondo aristocratico e religioso nelle opere di carità e, soprattutto, di renderle un impegno a tempo pieno. Grazie all’aiuto di santa Luisa de Marillac (che ben interpretò il carisma vincenziano), le dame cooperarono con le Figlie della Carità. Una vera rivoluzione: le religiose poterono operare anche fuori dei conventi al servizio dei poveri. Vincenzo fu una di quelle figure che la storia dona all’umanità: pastore zelante, umile, amante della carità, meritevole di aver cambiato l’atteggiamento nei confronti dei poveri, cioè di avvicinarli e soccorrerli, ispirandosi alla carità evangelica, che vede nel povero la persona di Cristo.
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SAN VENCESLAO martire
Venceslao, governava la Boemia intorno al 907. Fu zelante propagatore del cristianesimo nel suo Paese ancora pagano e, con l’aiuto di missionari tedeschi, avvicinò la Boemia all’Occidente fino a riconoscere la sovranità del re di Germania, Enrico I. A lui si deve la coniazione della prima moneta boema. Il suo programma fu osteggiato dalla nobiltà che lo accusò di atteggiamento antinazionale. Morì per una congiura organizzata dal fratello Boleslao, sotto i colpi assassini di un gruppo di sicari. Fu venerato dal popolo come martire della fede; primo santo boemo, la sua figura divenne leggendaria e fu venerato come protettore dello Stato.
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SAN GIROLAMO dottore della Chiesa
Girolamo nacque a Stridone, nell’odierna Croazia, verso il 347 da una famiglia cristiana che gli garantì un’ottima educazione e istruzione. Da giovane, Girolamo sentì l’attrazione per la vita mondana, fin quando prevalse l’interesse per Cristo e la vita ascetica. Partì per l’Oriente e visse da eremita nel deserto di Calcide, a sud di Aleppo, dove si dedicò agli studi e alla trascrizione dei testi sacri. La meditazione, la solitudine, la riflessione sulla parola di Dio formarono fortemente la sua anima. A Roma, Papa Damaso I lo volle come suo consigliere. Più tardi intraprese un pellegrinaggio in Terra Santa, durante il quale decise di fermarsi a vivere a Betlemme. La sua attività fu intensa: s’impegnò nella difesa della fede contro varie eresie, insegnò ai giovani allievi, esortò i monaci alla perfezione, revisionò le traduzioni dei Vangeli e ne scrisse i commenti, a lui si deve la Volgata in latino della Bibbia. Soprattutto, si impegnò a vivere la parola, nonostante il suo carattere difficile. Girolamo, eletto Padre della Chiesa, si spense nella sua cella, vicino alla grotta della Natività.
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SANTA TERESA DI GESU’ BAMBINO dottore della Chiesa
Nacque in Francia, nel 1873, da famiglia profondamente religiosa, i cui valori erano solidi e si insegnava che il dolore non andava sopportato, ma “offerto”. Era molto amata come tutte le sue sorelle, ricevette una educazione rigorosa. Era una bimba intelligente, volitiva, felice. Perse presto la madre e, poco dopo le due sorelle maggiori entrarono nel Carmelo. Per lei fu un dramma, che modificò la sua vita e la sua sensibilità. Fino a quando, la piccola Teresa si guardò con Gesù e fu “una fusione”. Entrò nel Carmelo di Lisieux ancora giovane, prendendo il nome di suor Teresa di Gesù Bambino, e dove ritrovò la pace. Si sentiva amata e amava profondamente il Signore, aveva una fede viva, chiara, e tutto le procurava felicità. Ma giunse la prova della “notte dello spirito”, in cui il Signore si sottrasse a lei per farle comprendere cosa volesse dire essere senza Dio. In questa prigione di sofferenza in cui si trovò la sua anima, Teresa scoprì che Dio è Amore, amore misericordioso, che si abbassa verso il nulla della creatura per trasformarla nel suo Tutto. Comprese che essere santi non dipende dallo sforzo dell’uomo, ma dal suo partecipare alla santità di Dio e che le virtù sono un dono di Dio. Con semplici riflessioni sull’oscurità che stava attraversando, arrivò a queste deduzioni che indicò come “la piccola via”, da poter seguire nel cammino di spiritualità. Ella, maestra di dottrina, è stata nominata Dottore della Chiesa. Il “piccolo fiore” fu colto da Dio a soli ventiquattro anni.
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ANGELI CUSTODI
Chi sono gli Angeli e che rapporto hanno col genere umano? La loro esistenza è un dogma di fede. Sono creature anche esse create da Dio e, nell’ordine della creazione, lo sono state prima degli uomini. L'origine del nome viene dal greco “anghelos”, “messaggero”, che nel linguaggio biblico indica una persona inviata per svolgere un incarico, una missione. Gli Angeli sono esseri spirituali immortali e immutabili, dal corpo luminoso e sottile. Nella Bibbia si parla di essi, appunto, come di messaggeri ed esecutori degli ordini divini. Godono della visione del volto di Dio e proprio perché sono “innanzi a Dio”, “al cospetto di Dio o del suo trono” vengono definiti come “santi”, “figli di Dio”, “angeli di luce”, tutte espressioni che indicano il loro stato di beatitudine. Le specie angeliche sono molte e costituiscono la milizia celeste, suddivisa in nove gerarchie, cioè i nove Cori angelici: Serafini, Cherubini, Troni, Dominazioni, Potestà, Virtù celesti, Principati, Arcangeli, Angeli. La devozione per gli Angeli si sviluppò particolarmente nel Medioevo, quando i monaci eremiti richiedevano la compagnia di queste creature invisibili e le sentivano vicine nella loro vita di silenzio e raccoglimento. Oggi, invece, l’uomo trascura questa compagnia angelica e non avverte la presenza di un puro spirito, testimone dei pensieri e delle azioni umane. Si pensa che l’Angelo custode sia una figura che riguardi il mondo infantile e non si considera che anche gli adulti sono accompagnati da un amico di viaggio, silenzioso consigliere. Ogni cristiano, dal Battesimo, riceve il proprio Angelo custode che lo segue, lo ispira e lo guida per tutta la vita. Esso è esemplare perfetto di condotta da dover tenere nei riguardi di Dio e degli uomini: insomma, specchio della nostra condotta quotidiana.
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    88
    62
    31
    Roma
    12
    81
    59
    74
    72
    Torino
    46
    53
    72
    45
    23
    Venezia
    04
    12
    42
    64
    20
    Nazionale
    63
    44
    78
    10
    55
    Estrazione Simbolotto
    Torino
    43
    42
    12
    39
    22
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