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Frate Indovino

SANTA MARIA DELLA NEVE

Il culto della Madonna della Neve è legato alla nascita della più grande chiesa dedicata alla Vergine: Santa Maria Maggiore e all’evento della straordinaria nevicata avvenuta durante la stagione estiva. L’importanza di celebrare la contemporaneità di questi due avvenimenti è nel fatto che Maria è immagine stessa della Chiesa. Nel IV secolo, sotto il Pontificato di Papa Liberio, un nobile e ricco patrizio romano di nome Giovanni e sua moglie, non avendo figli, decisero di offrire i loro beni alla Santa Vergine, per la costruzione di una chiesa a lei dedicata. La Madonna gradì il desiderio e apparve in sogno ai due, la notte fra il 4 e il 5 agosto, dicendo che avrebbe indicato con un miracolo il luogo dove doveva sorgere la chiesa. La mattina dopo, i coniugi si recarono da Papa Liberio a raccontare il sogno fatto e si scoprì che anche il Papa aveva fatto lo stesso sogno. Si recarono sul luogo indicato, il colle Esquilino, che trovarono coperto di neve, in piena estate. Il Pontefice tracciò il perimetro, seguendo la superficie del terreno innevato e lì fece costruire il tempio a spese dei nobili coniugi. Questo narra la tradizione che, però, non trova riscontro in nessun documento. La chiesa fu detta “Liberiana” dal nome del Pontefice, ma dal popolo fu chiamata Santa Maria “ad Nives”, della Neve. Più tardi, questa chiesa fu abbattuta da Sisto III che fece edificare una basilica più imponente e maestosa, a cui diede il nome di Basilica di Santa Maria Maggiore, per indicare la sua preminenza su tutte le chiese dedicate alla Madonna.FB_IMG_1659678894535.jpg
 
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TRASFIGURAZIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO
L’evangelista Matteo racconta con queste parole l’episodio: "Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, suo fratello, e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce" (17, 1-2). Gesù, in questo modo, vuole far comprendere ai tre apostoli la sua divinità e offrire loro questa certezza. L’episodio si svolse nel secondo anno di vita pubblica di Gesù, nel 29, periodo dedicato da Lui, in modo particolare, alla formazione degli apostoli. L'alto monte è quasi sicuramente il Tabor, che si erge nel cuore della Galilea. Il Tabor, geograficamente isolato, era propizio come luogo alle meditazioni e al silenzio. È in questa cornice che Gesù si offrì alla vista dei tre discepoli, in tutto lo splendore del suo corpo glorioso, così come ci apparirà in ogni istante della naturale visione beatifica di cui gode la sua anima. Con questa visione, Gesù confermava la professione di Pietro: "Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivente" (Mt 16,16). Nell’episodio appaiono, accanto a Gesù, Mosè ed Elia che dialogano insieme come ad annunciare la passione e la morte del Messia, che avverranno poco dopo. Noi tutti cerchiamo il Volto di Dio nel nostro cammino terreno, ciò vuol dire cercare di conoscerlo, vivere concretamente nella sua presenza.FB_IMG_1659768164441.jpg
 
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SAN DOMENICO DI GUZMAN sacerdote
Domenico nacque nel XII sec., nella Vecchia Castiglia, in Spagna. Egli, preso da grande pietà per i poveri, fu dedito alle opere di misericordia. Assecondò la chiamata del Signore e fu consacrato sacerdote. Un viaggio attraverso la Provenza gli fece conoscere la gravità del fenomeno dell’eresia catara che stava dilagando fino a Roma. Si rese conto anche di quanto fosse difficile far ammettere di essere in errore colui che fosse convinto, in buona fede, di essere nella verità. E di quanta pazienza e delicatezza bisognasse essere dotati per sostenere una controversia. Da questo momento, egli si impegnò nella predicazione assidua della Verità. Pubblici e logoranti dibattiti, colloqui personali, trattative, predicazione, opera di persuasione, preghiera e penitenza occupano i primi anni di questa intensa attività. Nel 1215 fonda l’“Ordine dei Frati Predicatori”, a cui lascia una “Magna Carta”, che riporta le indicazioni di comportamento: i frati dovevano essere caritatevoli, benevoli verso gli eretici, affinare gli argomenti intellettuali per la predica, organizzare spedizioni missionarie, dediti alla povertà mendicante. Domenico, consumato dalle penitenze e dalle fatiche mentali, si spense a Bologna e con lui la sua stella che aveva brillato durante la sua instancabile opera di predicazione.FB_IMG_1659939537034.jpg
 
SAN LORENZO diacono
Della vita di Lorenzo si sa pochissimo. Le antiche fonti lo indicano come arcidiacono di Papa Sisto II, cioè il primo dei sette diaconi allora al servizio della Chiesa romana. Egli assiste il Papa nella celebrazione, distribuisce l’Eucaristia e amministra le offerte fatte alla Chiesa. Ma Valeriano decreta una persecuzione. Inizialmente, questa semplicemente vieta le adunanze di cristiani, blocca gli accessi alle catacombe, esige rispetto per i riti pagani e non obbliga a rinnegare pubblicamente la fede cristiana. In seguito, Valeriano ordina la messa a morte di vescovi e preti. Così il prefetto arresta Lorenzo e gli chiede di consegnare “i tesori della Chiesa”, convinto che la Chiesa del tempo possedesse molte ricchezze accumulate. Lorenzo chiede un po’ di tempo e si affretta a distribuire ai poveri le offerte di cui è amministratore. Poi, si presenta al prefetto con tutti i malati, gli storpi e gli emarginati che aveva nutrito e sfamato con i beni elemosinati, dicendo: "Ecco, i tesori della Chiesa sono questi". Viene arrestato e martirizzato. Noto è il suo martirio sulla graticola, ma gli studi dicono che Valeriano non avesse ordinato torture. Quindi, si presume che Lorenzo sia stato decapitato come tutti i religiosi arrestati.FB_IMG_1660114613743.jpg
 
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SANTA CHIARA D’ASSISI vergine francescana

Chiara apparteneva alla famiglia nobile e ricca degli Offreducci di Assisi e, ancora adolescente seguiva incuriosita le vicende del giovane Francesco che aveva restituito ogni cosa al padre Bernardone, scegliendo una vita semplice e povera.

A diciotto anni, nella notte della Domenica delle Palme, Chiara lasciò casa e raggiunse il piccolo gruppo di frati minori alla Porziuncola, dove Francesco eseguì il rito della tonsura e lei pronunciò i tre voti di Obbedienza, Povertà e Castità. La famiglia di Chiara non si rassegnò e cercò di riportarla con forza nel mondo, ma senza successo. Francesco le aveva riservato come dimora il povero convento di San Damiano, dove venne raggiunta dalle sorelle Agnese e Beatrice, dalla mamma Ortolana e da un gruppo di donne. Chiara, affascinata dal nuovo tipo di vita evangelica proposta da Francesco, voleva anche lei dare vita a una famiglia di claustrali radicalmente povere, come singole e come monastero, che vivessero del loro lavoro e di qualche aiuto dei frati minori, immerse nella preghiera per sé e per gli altri, al servizio di tutti, preoccupate per tutti. Saranno chiamate da Francesco “Povere Dame”, note come “Clarisse”.

Francesco formulò per lei una prima Regola fondata sulla povertà. Chiara chiedeva per sé e per le sue Dame il privilegio della povertà e le toccò lottare e pregare tutta la vita per ottenerlo. Lo stesso Papa temeva per queste figlie, ma infine concesse alla santa l’approvazione della Regola per mezzo della Bolla che le consegnò proprio pochi istanti prima che ella ritornasse al Padre. Chiara fu l’interprete più profonda della spiritualità francescana. Dormiva su un sacco, per cuscino aveva un tronco di legno, mangiava tozzetti di pane elemosinati, vestiva panni rozzi. Sulle orme di Francesco, ella diede origine, accanto ai frati minori, al Secondo Ordine francescano, cioè la comunità femminile. Chiara fu molto stimata dal mondo religioso e civile per la sua fermezza di carattere, la dolcezza d’animo, la carità con cui guidava la sua comunità e il sostegno che dava alle compagne.
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SANTA GIOVANNA FRANCESCA DE CHANTAL religiosa
Giovanna nacque a Digione nel 1572 e, a vent’anni, sposò Cristoforo barone di Chantal. Ella era dolce, serena, affabile, amata dai suoi familiari. Si dedicava volentieri ai poveri, donando sé stessa e servendoli. Il suo fu un matrimonio felice, ma dopo soli otto anni, perse il marito, morto in un incidente di caccia. Giovanna crollò nella disperazione e solo la cura dei figli e la sua fede forte e coraggiosa le furono d’aiuto per reagire. Per la vedova, fu importante l’incontro, qualche anno dopo, con il vescovo di Ginevra, Francesco di Sales, che divenne suo direttore e guida spirituale. Da quel momento, iniziò il suo cammino, aiutata dal vescovo con cui stabilì un’unione fraterna, spirituale e, allo stesso tempo, ispiratrice e di collaborazione. Nel frattempo, Giovanna sentiva sempre di più lo slancio interiore di ritirarsi dal mondo e di vivere per Dio. Infatti, lasciò tutte le sue ricchezze ai figli e partì per Annecy, dove realizzò il progetto del suo direttore spirituale: una nuova fondazione intitolata alla Visitazione con la missione di assistere i malati. Fu la prima suora della Visitazione, prese il nome di suor Francesca, ma presto altre giovani aderirono al progetto di carità ispirato dal grande san Francesco di Sales. Esse sono, oggi, conosciute come le suore Visitandine.FB_IMG_1660284427594.jpg
 
SAN MASSIMILIANO MARIA KOLBE martire
Massimiliano Kolbe nacque nel 1894, in Polonia, da famiglia semplice e fervente nella pratica cristiana. A causa delle scarse risorse economiche, i fratellini Kolbe furono accolti dai Frati Minori Conventuali, perché studiassero. Massimiliano cominciò a sentire i primi segni della vocazione e, nel 1918 fu ordinato sacerdote. Con l’affermarsi dell’anticlericalismo e le manifestazioni romane contro San Pietro e il Papa, Massimiliano maturò il pensiero che bisognava far penetrare l’Immacolata nel cuore degli uomini, perché l’infiammasse d’amore per il Figlio e li conducesse alla conversione. Ancora studente, nel 1917, fondò con questi propositi la “Milizia di Maria Immacolata” il cui motto è “Rinnovare ogni cosa in Cristo attraverso l’Immacolata”. Più tardi, la M.I. fu approvata a Roma canonicamente come “Pia Unione”. Qualche anno dopo, cominciò la costruzione di un convento-città, chiamato “Città dell’Immacolata”, una autentica fraternità francescana, basata sulla preghiera, che si popolò di religiosi, sacerdoti, conversi, aspiranti in ricerca vocazionale. Qui si viveva secondo la Regola di san Francesco, nello spirito della consacrazione all’Immacolata e una fattiva collaborazione per la diffusione della devozione alla Beata Vergine. Padre Kolbe fu instancabile nella sua opera di diffusione ed evangelizzazione, fondò il “Giardino dell’Immacolata” in Giappone, che divenne un centro fiorente per la vita cattolica. Con la persecuzione razziale anche i religiosi della “Città dell’Immacolata” furono deportati in un campo di concentramento, dove si prodigarono per portare sostegno morale agli altri prigionieri. Mentre i compagni furono liberati, padre Massimiliano fu trasferito ad Auschwitz. Fu una presenza consolante per tutti, testimone della fede, messaggero di pace, pregava e faceva pregare, illuminava, infondeva speranza e affidava alla Madre. Un giorno, un prigioniero riuscì a fuggire e secondo l’inesorabile legge del campo, dieci prigionieri venivano condannati al blocco della fame. Padre Kolbe si offrì in cambio di uno dei prescelti, un padre di famiglia. Questi poveri uomini furono buttati nudi nel blocco della morte e nulla venne dato loro, nell’attesa della loro fine. Padre Kolbe alleviò la disperazione con la preghiera continua a cui essi rispondevano e lentamente si consumavano. Dopo 14 giorni rimasero solo quattro in vita, fra cui Massimiliano. Si decise di fare loro una iniezione di acido fenico. I testimoni raccontarono che le sue ultime parole furono “Ave Maria”: era il 14 agosto 1941, vigilia della festa dell’Assunta.FB_IMG_1660464319063.jpg
 
ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

Il termine Assunzione fa riferimento al transito della Vergine in cielo. Già nell’antichità, la fede popolare percepiva lo stato glorioso di Maria, la viveva e amava come santa, potente e misericordiosa, in grado di soccorrere nei pericoli. Del resto, il sepolcro di Maria era vuoto e si cercava di capire dove fosse il suo corpo. Lentamente, nel tempo, si faceva forte la convinzione che Ella fosse nella “regione dei vivi” e che “non vide la morte”, pertanto si poteva ricorrere a lei, “fortezza inespugnabile che intercede presso il Figlio”, Assunta in cielo. Fu il beato Bartolo Longo a incoraggiare la Chiesa, perché si pronunciasse in maniera definitiva su questo aspetto. Infine, il 1° novembre del 1950, Papa Pio XII, con la Bolla “Munificentissimus Deus”, ha dichiarato che Maria non dovette attendere, al pari delle altre creature, la fine dei tempi per beneficiare anche della redenzione del corpo, ha voluto mettere in rilievo il carattere unico della sua santificazione personale, poiché il peccato non ha mai offuscato, neppure per un solo istante, la limpidezza della sua anima. L'unione definitiva, spirituale e corporea, dell'uomo con il Cristo glorioso, è la fase finale ed eterna della redenzione. Così i beati, che già godono della visione beatifica, sono in certo senso in attesa del compimento della redenzione, che in Maria è già avvenuta con la singolare grazia della preservazione dal peccato. Maria viene presentata come nuova Eva, strettamente unita al nuovo Adamo, Gesù. Gesù e Maria sono infatti, associati nel dolore e nell'amore per riparare la colpa dei nostri progenitori. Maria è dunque non solo madre del Redentore, ma anche sua cooperatrice, a lui strettamente unita nella lotta e nella decisiva vittoria. Quest'intima unione richiede che anche Maria trionfi con Gesù sul peccato e sulla morte. Il Cristo è risorto col corpo, Maria vince sul peccato con la Immacolata Concezione, sulla morte mediante la glorificazione del corpo, cioè con l'Assunzione. La pienezza della salvezza cristiana è la partecipazione del corpo alla gloria celeste. Quindi, credendo nell’Assunzione di Maria nella gloria del cielo, si ha coscienza della sua presenza tra i fedeli e che, come Madre di Gesù e Madre nostra, è per noi via di grazia.
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SAN ROCCO pellegrino
Rocco nacque a Montpellier nel XIV secolo da buona famiglia. Rimasto orfano, distribuì i suoi averi ai poveri, indossò l’abito del pellegrino e partì per Roma. La preghiera e la carità furono la sua forza, Gesù Cristo la sua gioia e compagno. In quegli anni, la peste devastava intere città e Rocco, ovunque si fermasse, prestava assistenza: tracciava il segno di croce sui malati risanandoli e invocava la Trinità per la guarigione degli appestati. Divenne lo strumento di Dio per operare miracolose guarigioni. Quando fu contagiato, si fermò sulla riva del Po, lontano da tutti, per evitare di contagiare. Qui fu trovato da un cane che lo salvò dalla morte per fame portandogli ogni giorno un tozzo di pane, finché il ricco padrone, un certo Gottardo, lo seguì scoprendo il rifugio del santo. Questi curò Rocco ricevendo in cambio il dono più grande: la fede e la carità. Guarito, Rocco riprese la via di casa, esercitando di continuo la carità verso i bisognosi. La fama del pellegrino che portava la carità e la misericordia di Dio si era sparsa, ma a Voghera, poiché la malattia aveva modificato il suo aspetto, venne scambiato per una spia e arrestato. Gli anni di prigione furono una dura prova e solo in punto di morte fu riconosciuto come il pellegrino di Montpellier, amico degli ultimi, degli appestati e dei poveri. San Rocco fu il pellegrino per eccellenza con il suo abbigliamento tipico: cappello largo per riparare dalla pioggia e dal sole, mantello a mezza gamba, il bordone, cioè il lungo bastone con appesa la zucca per l’acqua, il rosario attaccato alla cintola e al collo una conchiglia marina, utile per prendere l’acqua da bere.FB_IMG_1660631454241.jpg
 
SANTA CHIARA DI MONTEFALCO vergine
Chiara nacque a Montefalco, in provincia di Perugia, nel 1268. Già dall’età di quattro anni era tutta innamorata di Gesù ed era incline alla preghiera, trascorreva intere ore immersa nell’orazione. Alla vista del Crocifisso, si abbandonava a mortificazioni che infliggeva al suo corpo con dolorosi cilici. Consacratasi a Dio, volle entrare nel reclusorio, dove già viveva la sorella Giovanna. La santità di Chiara e le virtù di Giovanna fecero accorrere nel reclusorio di Montefalco nuove aspiranti. Le ristrettezze economiche in cui furono costrette a vivere, costrinsero Chiara a fare la questua. Le due sorelle si impegnarono, perché la comunità potesse entrare a far parte di un Ordine approvato e la nuova famiglia religiosa potesse essere riconosciuta. Infatti, ad essa fu data la Regola di sant’Agostino e il nuovo monastero fu chiamato “della Croce”. Ancora giovane di età, a Chiara fu chiesto di essere abadessa del monastero. Ella svolse il suo compito con fermezza e, con la parola e con l’esempio, riuscì a proporre un intenso cammino spirituale. Dio le aveva donato grazie mistiche: godeva di visioni ed estasi; doni soprannaturali che elargì nella vita sia interna che esterna al monastero; il dono della scienza infusa, grazie al quale riuscì a suggerire soluzioni opportune per questioni presentatele da teologi, filosofi e letterati. Subito dopo la morte, la fama delle sue virtù crebbe molto, e sempre nuovi miracoli le furono attribuiti, tanto che la devozione per questa pia suora di Montefalco fece sì che fosse venerata subito come santa.FB_IMG_1660716052182.jpg
 
SANTA ELENA imperatrice
Elena nacque da famiglia plebea nel III secolo e fu sposa del tribuno militare Costanzo Cloro, a cui diede un figlio, Costantino. Per ordine dell'imperatore Diocleziano, ella venne ripudiata dal marito, perché appartenevano a classi sociali differenti. Abbandonata ed umiliata, mantenne un comportamento dignitoso. Quando il figlio Costantino, sconfiggendo il rivale Massenzio, divenne capo dell'impero, Elena fu riabilitata nell’onore ed ebbe il titolo di “Augusta”. Fu l'inizio di una nuova epoca per il Cristianesimo: l'imperatore Costantino, certo che la sua vittoria fosse dovuta alla protezione di Cristo, concesse ai cristiani la libertà di culto. Ruolo fondamentale lo ebbe la madre Elena, che probabilmente contribuì alla conversione del figlio. Elena testimoniò un grande fervore religioso, si dedicò ad opere di bene e costruì celebri basiliche. Si dice che avesse ritrovato la Tomba di Cristo scavata nella roccia ed in seguito, la Croce del Signore e quelle dei due ladroni. Il ritrovamento della Croce, grazie all’impegno di Elena, procurò grande emozione in tutta la cristianità.FB_IMG_1660804174581.jpg
 
SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE abate e dott. della Chiesa
Bernardo nacque nel 1080, in Francia, da nobile famiglia, ma sentì il richiamo spirituale e decise di farsi monaco. Quando partì per il monastero di Cluny, fu seguito da una trentina di giovani del paese, grazie al potere di attrazione che sapeva esercitare sulle anime. Ma qui trovò un forte decadimento dovuto ai beni materiali che gli abati avevano a disposizione. Bernardo, insieme ai suoi compagni, si trasferì a Chiaravalle dove seguì con serietà la Regola benedettina: pregare con l’anima, con la mente, con la parola, con il lavoro, con lo studio e con i digiuni. Chiaravalle divenne un faro per tutta la Cristianità. Bernardo fu la coscienza e la luce del tempo, con l’aiuto del suo prestigio, del suo vigore persuasivo e della sua umiltà riuscì a ristabilire la pace e l’unità nella Chiesa, ponendo fine allo scisma, con la sconfitta dell’antipapa Anacleto. Egli ovunque andasse accendeva i cuori, era amato e ammirato. Scrisse opere di dottrina e di contemplazione, ricche di fiducia e di dolcezza, che gli sono valse il titolo di Dottore della Chiesa.FB_IMG_1660984105478.jpg
 
BEATA VERGINE MARIA REGINA
La festa della Beata Vergine Maria Regina fu istituita da Papa Pio XII, nel 1955, il quale scelse di celebrarla il 22 di agosto, in modo che seguisse quella dell’Assunzione, festeggiata alcuni giorni prima, e di cui ne è compimento. Giunta alla fine della vita terrena, la Madonna viene assunta in cielo, accanto al Figlio, in contemplazione di Dio. In cielo, Ella viene incoronata Regina dell’Universo. Infatti, è considerata la prima delle creature create e nell’ordine della grazia, prima fra le donne. È chiamata Regina, perché si ritiene che Dio abbia affidato a Lei il governo di tutte le cose. La volontà della Madonna e quella di Dio sono perfettamente coincidenti e Dio non concede nessun miracolo o grazia sulla Terra senza ricorrere alla intercessione della Madonna, che media tra la richiesta del bisogno dell’uomo e la volontà del Signore. Per la partecipazione alle prerogative di Gesù, la Madonna è partecipe della redenzione e della salvezza degli uomini, quindi come Gesù ha sacrificato per loro la sua vita terrena, così Maria mette al loro servizio la sua volontà, coincidente con quella di Dio.
Maria è Regina, perché partecipa della regalità del Cristo suo Figlio.FB_IMG_1661150810377.jpg
 
SANTA ROSA DA LIMA vergine
Nata da cittadini spagnoli trasferitisi in Perù, fu battezzata Isabella. Ma la balia india, Mariana, la chiamò Rosa ancora infante per la sua bellezza. È la prima santa delle Americhe. Si consacrò a Dio ancora bambina: ricevuta un’educazione e una cultura poco comuni per una giovane del suo tempo, cominciò a praticate rigorose penitenze, digiuni e veglie. Vestì l’abito delle Terziarie Domenicane nel 1606 e prese il nome di Rosa di Santa Maria. Aveva estasi ogni settimana: contemplò la vita di Gesù, poté tenere in braccio Gesù Bambino, soffrì i tormenti della passione. Amava portare una corona di spine sulla fronte. Nella casa paterna accoglieva bisognosi e assisteva bambini e anziani, soprattutto indios. Aveva la capacità di leggere negli animi e per questo il popolo l’amava moltissimo. Presagì la propria morte un anno prima. È stata proclamata patrona d’America, Filippine, Indie Occidentali.FB_IMG_1661234406865.jpg
 
SAN BARTOLOMEO apostolo
Bartolomeo nacque a Cana di Galilea ed è uno dei dodici Apostoli, cioè uno di quei compagni che seguirono Gesù per tutto il tempo che questi visse sulla terra. Bartolomeo era pescatore, e fu uomo generoso ed Apostolo fedele. La sua “chiamata” da parte del Maestro avvenne attraverso l’amico Filippo che già aveva incontrato il Signore. Quando Bartolomeo, che all’annuncio dell’amico era rimasto pigro, scopre che Gesù conosce ogni cosa di lui (il nome, di essere stato seduto sotto un fico, i suoi dubbi) mostra stupore che ben presto si trasforma in gioia nel sentire realmente il Messia parlare con lui. Così Bartolomeo viene risvegliato dal Maestro da quel riposo che era solito fare all’ombra del fico e, da allora, iniziò il suo viaggio che continuò anche dopo la Pentecoste verso l’India. Seminatore della Parola, in Armenia trovò il martirio: fu scorticato e poi crocifisso.
 

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