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Frate Indovino

SANT’AGOSTINO vescovo dottore

Aurelio Agostino nacque a Tagaste, in Africa, nel 354, da una famiglia di classe media. Il padre, Patrizio, era pagano, mentre la madre, Monica, era cristiana e fu lei a dare un’educazione religiosa ai figli. Egli si trasferì a Cartagine per studiare, ma conduceva una vita disordinata. Strinse anche una relazione con una donna da cui ebbe un figlio. In quegli anni, non riuscendo a trovare risposte soddisfacenti ai tanti interrogativi che lo rendevano inquieto circa la verità, si aprì al manicheismo, che abbandonò più tardi, rimanendo incerto circa le soluzioni raggiunte da questa religione. Agostino, sempre turbato e desideroso di esperienze nuove, partì con la famiglia per l’Italia, dove raggiunse Milano. Qui arrivò, inaspettatamente, la mamma Monica che lo seguì e lo consigliò con grande cura e discrezione. Egli conobbe il vescovo Ambrogio: ne ascoltava i sapienti sermoni, che scavavano nel suo cuore un solco che si andava riempiendo della verità da lui tanto cercata, senza che ancora se ne accorgesse del tutto. Avvenne che un giorno aprì a caso un libro e le parole che vi lesse dissiparono tutte le incertezze. Incontrò Cristo, trovò la pace, praticò le virtù. Interruppe la relazione con la concubina tenendo con sé il figlio. Presto ricevette il battesimo dalle mani di sant’Ambrogio. Ritornò in Africa, a Ippona, dove fu consacrato sacerdote e poi vescovo. Il suo impegno di pastore fu prezioso e si dedicò anche a scrivere opere di dottrina e teologia di grande valore per le quali gli è stato riconosciuto il titolo di Dottore della Chiesa.FB_IMG_1693203222058.jpg
 
SAN NICODEMO membro del Sinedrio
Nicodemo era fariseo e in qualità di dottore della Legge era membro del Sinedrio, organo supremo giudiziario ebraico della città di Gerusalemme. Le Sacre Scritture riferiscono che, nella prima Pasqua, nell’anno 28, Gesù si diresse a Gerusalemme e qui avvenne l’incontro fra il Messia e Nicodemo. Gesù predicava per le strade della città e compì anche molti miracoli. Nicodemo rimase colpito e incuriosito da questa figura, tanto che volle un incontro con l’intenzione di avere risposte circa quanto non riusciva a comprendere sull’operato di Gesù. Andò a trovare Gesù di notte per evitare di essere scoperto da qualche membro del Sinedrio. Di fatto, l’ebreo interrogò Gesù sulla natura della sua missione e la risposta fu: “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito.” (Gv 3,5-6). L’uomo comprese che davvero Gesù era un inviato di Dio e divenne segretamente suo discepolo. Cercò di difendere Gesù davanti al Sinedrio, perché non fosse condannato senza essere ascoltato e, dopo, fu sotto la croce. Insieme a Giuseppe d’Arimatea depose il corpo di Gesù nella tomba. Nicodemo fu battezzato da Pietro e Giovanni. Probabilmente, più tardi, venne ucciso.
Il nome Nicodemo è di origine greca e significa “vincitore tra il popolo”.FB_IMG_1693462842483.jpg
 
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SAN GREGORIO MAGNO Papa e dottore della Chiesa
Gregorio nacque a Roma nel VI secolo da nobile famiglia. Da giovane ricevette subito l’autorevole incarico di Prefetto, ma una grande attrazione verso le cose dello Spirito lo spinse a entrare nella grande famiglia religiosa dei Benedettini. Una terribile pestilenza colpì Roma e uccise molti, tra cui Papa Pelagio II. Gregorio, il quale aveva già ricevuto incarichi importanti in seno alla Chiesa, poiché in questa circostanza si distinse per l’aiuto portato, fu eletto Papa per volontà unanime. Dovette affrontare eventi difficili, catastrofi naturali, la fame, le invasioni dei barbari, ma fu veramente grande: alleviò le pene dei poveri, superò la crisi economica, fronteggiò i barbari; fu umile nella Chiesa, caritatevole, impareggiabile con i poveri, mandò missionari in quell’Europa devastata da anni di terribili lotte. Risollevò, insomma, il prestigio della Chiesa. Compose opere di natura teologica e morale di alto valore e per questo ha ricevuto il titolo di Dottore della Chiesa.FB_IMG_1693724072909.jpg
 
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SANTA ROSALIA vergine
Le notizie sulla vita di Rosalia sono poche e in parte leggendarie. Di lei la leggenda dice che, nacque a Palermo nel XII secolo, era di famiglia nobile, cugina del re normanno Ruggero II. Giovanissima fu chiamata nel Palazzo dei Normanni, alla corte della regina Margherita; la sua bellezza attirava l’ammirazione dei nobili cavalieri e dei pretendenti. Rosalia era una fanciulla di altissime virtù e si era segretamente offerta a Gesù e quando il padre annunciò il suo fidanzamento, lei fuggì trovando ricovero nelle grotte del Monte Pellegrino. Qui trascorse una vita di eremitaggio in solitudine, preghiera e mortificazioni. Prima di morire, desiderava ricevere il Sacramento della Comunione. Riuscì ad arrivare fino a lei, nella sua grotta, un monaco che salì sul monte avvertito da una visione. Rosalia agonizzante poté ricevere il Mistico Sposo e morire serena. Secoli dopo, furono ritrovate le sue reliquie nella grotta, grazie a una sua apparizione a un cacciatore a cui indicò dove cercarle. Queste furono portate in processione per le strade di Palermo, salvando la città da una epidemia di peste. Rosalia è la patrona di Palermo, ma il suo culto è sentito fortemente in tutta la Sicilia.FB_IMG_1693803578968.jpg
 
SANTA TERESA DI CALCUTTA vergine fondatrice
Madre Teresa, al secolo Agnes Gonxha Bojaxiu. Nacque nel 1910 e ricevette una forte educazione cattolica. Sin da bambina l’amore per le anime era entrato nel suo cuore. All’età di diciotto anni, mossa dal desiderio di diventare missionaria, Gonxha lasciò la sua casa. In convento ricevette la formazione per prendere gli abiti religiosi, così nel 1937, fece la Professione dei voti perpetui col nome di suor Teresa e divenne: “la sposa di Gesù per tutta l’eternità”. Un giorno, l’ispirazione: Gesù le rivelò il desiderio del suo Cuore per le “vittime d’amore”, la sua sete per l’amore e per le anime. Chiese a Madre Teresa di fondare una comunità religiosa, le “Missionarie della Carità”, dedite al servizio dei più poveri tra i poveri. E, nel 1948, Madre Teresa indossò per la prima volta il sari bianco bordato d’azzurro per entrare nel mondo dei poveri. Andava nei sobborghi per cercare e servire Gesù in coloro che sono “non voluti, non amati, non curati”. Presto si unirono a lei altre ragazze: la Congregazione delle “Missionarie della Carità”, ufficialmente riconosciuta, cominciò a fiorire e ad aprire case in altri Paesi. Condivisa fu l’attenzione del mondo per le opere della Santa e la sua attività. Quanto grande fu la sua testimonianza di amore ed umiltà nel compierle! Era un’anima piena della luce di Cristo, infiammata di amore per Lui, a cui fu affidata la missione di proclamare la dignità e la grandezza di ogni essere umano ed essere attenta alle necessità dell’umanità, specialmente dei più poveri tra i poveri.FB_IMG_1693892587516.jpg
 
NATIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA
Oggi, onoriamo la Natività della Madre di Dio. Il vero significato e il fine di questo evento è l'incarnazione del Verbo. Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere la Madre del Re dei re, di Dio. In realtà, l’aspetto meraviglioso di questa nascita è nella rilevante azione che Dio fa nell'attuazione del suo eterno disegno d'amore. Dall’eternità, il Padre opera per la preparazione della Tutta santa, di Colei che doveva divenire la Madre del Figlio suo, il Tempio dello Spirito Santo. Con Maria, dunque, è venuta l’ora del Davide definitivo, della instaurazione piena del Regno di Dio. Con la sua nascita prende forma il grembo offerto dall’umanità a Dio, perché si compia l’incarnazione del Verbo nella storia degli uomini. Maria bambina, infine è anche immagine dell’umanità nuova, quella da cui il Figlio suo toglierà il cuore di pietra per donarle un cuore di carne che accolga in docilità i precetti di Dio. In sintesi, possiamo dire che la Natività della Vergine è strettamente legata alla venuta del Messia, come promessa, preparazione e frutto della salvezza. Aurora che precede il Sole di giustizia, Maria preannunzia a tutto il mondo la gioia del Salvatore.FB_IMG_1694152466106.jpg
 
SAN PIETRO CLAVER sacerdote
Pietro nacque nel 1580 a Verdù, in Spagna, da Pietro e Anna, che gli diedero una educazione cristiana. Studiò a Barcellona e qui, il vescovo lo ammise tra i chierici. Ma, Pietro desiderava essere sacerdote religioso della Compagnia di Gesù. I genitori, però, gli negarono il consenso di entrare nell’Ordine, così egli si rivolse alla Vergine, affidandosi a lei con tutta l’anima. La grazia fu concessa e Piero entrò nei Gesuiti. A Maiorca conobbe il beato Alfonso Rodriguez, che lo incoraggiò ad andare in America e così partì. A Cartagena, in Colombia, finì la sua formazione e divenne sacerdote. Nell’emettere la professione religiosa solenne, egli aggiunse la promessa di spendere tutta la sua vita a servizio degli schiavi. Lavorò molto per essi, tanto da sopportare un martirio ininterrotto: un martirio di preghiera, di lotta, di sacrifici, di intenso apostolato. Un giorno, radunò in chiesa tanti oppressi e mentre predicava, il demonio destò un terribile turbine. Tutti terrorizzati cercarono la fuga verso la porta dove si era posto Pietro. Fu travolto e trovato più tardi ferito che pregava nella cappella della Vergine. Ma, tutti erano illesi. Più tardi, durante l’epidemia di pestilenza, egli fu instancabile con i malati, prestandogli servizi materiali e spirituali. Contrasse anch’egli la peste e, dopo quattro anni, in un giorno di agonia, circondato dai suoi prediletti, tornò a Dio.FB_IMG_1694240382980.jpg
 
SAN NICOLA DA TOLENTINO agostiniano
Fu chiamato Nicola in onore di san Nicola di Bari, dove i genitori, desiderosi di avere un figlio, si erano recati, ispirati da un angelo. In sogno, san Nicola promise loro un figlio destinato alla santità. A dodici anni entrò come oblato nel convento degli agostiniani del suo paese (Sant'Angelo in Pontano), per poi essere trasferito a Tolentino. Egli era assiduo al confessionale e si distingueva per la sua generosa umanità. Esortava i ricchi alla carità e avviava i giovani nobili e studiosi alle opere di bene. Per sé possedeva una sola tonaca, faceva continui digiuni, viveva in preghiera e si caricava delle penitenze dei confratelli. La Vergine stessa lo guarì da una malattia dandogli un pezzo di pane bagnato nell’acqua. Nacque così la devozione dei piccoli pani benedetti, ai quali si devono molti prodigi. Con la preghiera, ottenne la liberazione dal Purgatorio di padre Pellegrino, che in sogno l’aveva supplicato di intercedere. In sonno vide una stella, annuncio della sua prossima fine. Anche un confratello vide la stella, che considerò come segno della sua santità.FB_IMG_1694328200472.jpg
 
S.S. NOME DI MARIA
La Chiesa, oggi, onora il santo Nome di Maria per insegnarci tutte le ricchezze spirituali che questo Nome contiene. In esso sono racchiuse luce, forza e soavità. Sant’Alberto Magno dice che il Nome di Maria ha quattro significati:
Illuminatrice.
È la Vergine Immacolata che l'ombra del peccato non offuscò giammai; è la donna vestita di sole; è "Colei la cui vita gloriosa ha illustrato tutte le Chiese"; è infine Colei che ha dato al mondo la vera luce, la luce di vita.
Stella del mare.
La liturgia la saluta così nell'inno, con fare poetico e popolare, “Ave Maris Stella” e ancora nell'Antifona dell'Avvento e del tempo di Natale: “Alma Redemptoris Mater”. La stella del mare, è la stella polare, che è la stella più brillante, tra quelle che formano l'Orsa Minore (o Piccolo Carro), vicinissima al polo fino a sembrare immobile e di molta utilità al navigante per orientarsi, quando non si ha la bussola.
Così Maria, fra le creature, è la più alta in dignità, la più bella, la più vicina a Dio, invariabile nel suo amore e nella sua purezza, è per noi esempio di tutte le virtù, illumina la nostra vita e ci insegna la via per uscire dalle tenebre e giungere a Dio, che è la vera luce.
Mare amaro.
Maria lo è nel senso che, nella sua materna bontà, rende amari per noi i piaceri della terra, che tentano di ingannarci e di farci dimenticare il vero e unico bene; lo è ancora nel senso che durante la Passione del Figlio il suo cuore fu trapassato dalla spada del dolore. È mare, perché, come il mare è inesauribile, è inesauribile la bontà e generosità di Maria per tutti i suoi figli. Le gocce d'acqua del mare non possono essere contate se non dalla scienza infinita di Dio e noi possiamo appena sospettare la somma immensa di grazie che Dio ha deposto nell'anima benedetta di Maria, dal momento dell'Immacolato Concepimento alla gloriosa Assunzione in cielo.
Signora o padrona.
Maria è veramente Nostra Signora. Signora vuol dire Regina, Sovrana. Regina è veramente Maria, perché la più santa di tutte le creature, la Madre di Colui, che è Re per titolo di Creazione, Incarnazione e Redenzione; perché, Ella associata al Redentore in tutti i suoi misteri, gli è gloriosamente unita in cielo in corpo e anima e, eternamente beata, intercede continuamente per noi, applicando alle nostre anime i meriti da Lei acquistati davanti a Lui e le grazie delle quali è fatta mediatrice e dispensiera.

Dagli scritti di sant’Alberto MagnoFB_IMG_1694501294008.jpg
 
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