Novità

Frate Indovino

Domenica 10 Ottobre

28ª p.a. Ss. CASSIO e FIORENZO martiri
S. Chiaro vescovo

SAN DANIELE COMBONI vescovo
Daniele nasce nel 1831, a Limone sul Garda, allora territorio austriaco. Frequenta scuole religiose e trova un buon maestro in don Nicola Mazza, persona dalla profonda sensibilità evangelizzatrice dei paesi africani per l’abolizione effettiva della schiavitù. Daniele viene ordinato sacerdote nel 1854 e dimostra una solida vocazione missionaria, così comincia a studiare l’arabo per prepararsi a una futura spedizione. Appena si creò il momento favorevole all’espansione missionaria della Chiesa, don Mazza comincia a inviare missionari in Africa, ma i primi cinque viaggi organizzati non hanno buon fine: i missionari muoiono e l’unico sopravvissuto è Daniele che deve rientrare in Italia. Comincia un periodo di riflessione sulle cause di questi fallimenti e giunge a delle conclusioni che trascrive in sessanta ore consecutive di lavoro. È una bozza di un documento che affida ai Sacri Cuori di Gesù e Maria. Egli si sente pronto a patire e a morire per Gesù Cristo e per la salute dei popoli infelici dell’Africa. A tal punto arriva la sua vocazione. Il suo scritto, dalle audaci innovazioni, viene accettato e intitolato “Piano per la rigenerazione dell’Africa”. Tratta di un programma che prevede l’evangelizzazione e la promozione umana: la salvezza dell’Africa deve passare per l’opera degli stessi africani, che devono essere protagonisti nella scuola, nel lavoro, nel commercio, per liberarsi dalla sudditanza. Il missionario deve solo fornire gli strumenti necessari. Ma, per lungo tempo, Daniele rimane solo e impotente. Non si scoraggia e la sua voce continua a denunciare gli orrori che si commettono nel territorio africano in Europa. Finalmente, nel 1867, il suo vescovo approva una spedizione missionaria a cui si uniscono religiosi, suore e ragazze africane, necessarie per le cure mediche. Il suo motto è: “l’Africa si deve salvare con l’Africa”, così ragazzi neri studiano e insegnanti nere insegnano. Una vera rivoluzione per la mentalità europea. Comboni, che è stato nominato Vicario apostolico dell’Africa centrale, malgrado le ostilità degli europei, va avanti col suo “Piano”: si formano famiglie di cristiani autoctoni in grado di trasmettere la fede, si consolidano comunità cristiane in grado di svolgere diversi mestieri ed essere autonomi. Per gli africani è un padre che tiene testa ai pascià, combatte gli schiavisti e serve i mendicanti. Nel 1881 viene colpito da una violenta febbre che lo porta alla morte. Il suo sogno si è avverato: oggi, la Chiesa del Sudan è affidata a pastori autoctoni.FB_IMG_1633847546324.jpg
 
Ma oggi non è San Daniele, lo dico perché ho un nipote che si chiama così e oggi lo festeggiamo
21 luglio, san Daniele, profeta.
11 settembre, san Daniele, vescovo di Bangor e abate di Bardsey.
10 ottobre, san Daniele Comboni, missionario e vescovo di Khartum.
10 ottobre, san Daniele, religioso e martire con altri compagni a Ceuta sotto i Mori.
 
Lunedì 11 Ottobre

S. Giovanni XXIII papa
S. Maria Desolata vergine
S. Filippo diacono

SAN GIOVANNI XXIII papa
Angelo Giuseppe Roncalli
Angelo Giuseppe Roncalli nacque a Sotto il Monte, in provincia di Bergamo, nel 1881. Era figlio di poveri contadini. Angelino era molto intelligente e a 19 anni aveva completato i corsi del seminario, ma per la legge ecclesiastica non poteva essere ordinato sacerdote prima dei 24 anni, così fu mandato a Roma. Divenuto prete, fu segretario del vescovo di Bergamo. Durante la Prima Guerra Mondiale fu chiamato alle armi come cappellano militare. Venne poi inviato in Bulgaria e in Turchia come visitatore e delegato apostolico: questi incarichi furono i primi passi per la carriera diplomatica. Fu, poi, Nunzio a Parigi e nel 1953 Patriarca di Venezia. A settantasette anni, ritenendo la sua lunga vita un gran dono di Dio, stimava vicina la fine e si preparava spiritualmente al passaggio. Ma, come si sa, le vie del Signore sono imprevedibili! Infatti, il 28 ottobre 1958, fu nominato Papa col nome di Giovanni. La sorpresa fu grande e fu destinata a crescere quando annunciò il Concilio Vaticano II, evento epocale di trasformazione della Chiesa. Attento ai segni dei tempi, Papa Giovanni promosse l’ecumenismo e la pace. Fu uomo del dialogo e della carità, fece sentire a tutti gli uomini, anche ai non cattolici e a quelli lontani, l’amicizia di Dio. La sua spiritualità, delicata e incrollabile, aveva le sue radici in Maria. A Lei si rivolgeva e in Lei confidava. La sua fede era limpida e forte, riposava in Maria, attraverso il Rosario, che recitava tutti i giorni. Egli auspicava che il Rosario venisse recitato ogni sera in casa, nelle famiglie riunite, in ogni luogo della Terra. Doveva essere un papa di transizione, fu invece grazie a lui che, ormai ottantenne, una ventata di rinnovamento entrò nelle chiese del mondo intero e in tutta la comunità del popolo cattolico. Il “Papa Buono”, come tutti con affetto lo chiamavano, lasciò la terra il 3 giugno 1963, e ancora oggi è viva nella memoria la sua straordinaria umanità.FB_IMG_1633933351046.jpg
 
Martedì 12 Ottobre

S. Serafino da Montegranaro francescano
S. Opilione diacono

SAN SERAFINO DA MONTEGRANARO religioso
Felice nacque nel 1540 a Montegranaro, nelle Marche, secondo dei quattro figli di Girolamo Rapagnano e Teodora Giovannuzzi. A causa della povertà familiare, il padre lo mandò molto presto a lavorare come garzone presso un contadino che gli affidò il suo gregge. A diciotto anni, entrò nel noviziato cappuccino di Jesi come fratello laico ed emise la professione religiosa l’anno seguente, prendendo il nome di fra’ Serafino. Da allora peregrinò per vari conventi della Provincia della Marca, fino a stabilirsi definitivamente ad Ascoli Piceno. Perfetto osservante della Regola e totalmente conformato alla spiritualità delle antiche Costituzioni dell’Ordine aveva con sé solo due «libri»: il Crocifisso e la corona del Rosario, con la quale si faceva messaggero di pace e di bene. Era letteralmente assetato di messe, di Eucaristia, di sacramenti, di preghiera, di patimenti. Innamorato dei misteri di Cristo e della Madonna, s’incantava a meditarli e si estasiava. Avrebbe desiderato essere posto di famiglia a Loreto o a Roma per poter servire molte messe ogni giorno. Negli uffici che esercitò di portinaio e di questuante, a contatto con i più svariati ceti sociali, sapeva trovare parole opportune per tutti e seppure analfabeta mostrava una sapienza celeste che stupiva i dotti e i teologi. Morì a 64 anni, in fama di santità.FB_IMG_1634020501826.jpg
 
Venerdì 15 Ottobre

S. Teresa d’Avila vergine dottore
S. Tecla badessa
S. Barsen vescovo

SANTA TERESA D'AVILA dottore della Chiesa (15 ottobre)
Teresa nacque ad Avila, in Spagna, nel 1515. La sua vita fu, sin da fanciulla, un “incontro d’amore” tra lei e Cristo. Ella aveva il dono della familiarità col mondo di Dio e aveva maturato il convincimento interiore che Dio merita tutto e che solo il cielo conti davvero. Ormai giovinetta, per sfuggire alla vita mondana, si nascose nel monastero carmelitano della città, consacrandosi a Dio. La vita in quel luogo le portò tanta pace e gioia, anche se il conflitto in lei tra il voler essere solo di Dio e l’amicizia con le creature che la cercavano per essere guidate, non cessò. La “conversione definitiva” per Teresa arrivò quando Gesù le fece sperimentare che Egli era “veramente Dio” e “veramente uomo”, ossia la sintesi di ciò che la santa aveva vissuto. Imparò l’abbandono totale a Gesù che era possibile amare con tutto il cuore, l’anima e le forze. Questo abbandono era la preghiera fatta di atti (agire, lavorare, gioire), ma estesa a tutta la vita, in modo che respirare e pregare fossero la stessa cosa. Nel 1562, fondò un piccolo convento abitato da poche suore dedite esclusivamente alla preghiera. Nacque così il monastero delle carmelitane scalze, cioè riformate, un centro di preghiera e di vita mistica, un piccolo cenacolo dove le monache vivevano in compagnia di Cristo. Teresa fondò altri monasteri in Spagna e pretendeva che all’interno lo stile di vita fosse austero e di dolce cordialità tra le persone. Ella, vivace, abile nell’intraprendere rapporti e nell’amicizia, fu madre e maestra delle sue consorelle, capace di far innamorare le anime di Dio. Per potenziare questa sua opera, intraprese la riforma anche del ramo maschile dell’Ordine carmelitano, con l’aiuto di san Giovanni della Croce. Scrisse “Il Castello interiore”, l’opera più bella della santa: il Castello è l’uomo al cui centro abita Dio. Il Castello è spesso disabitato, perché l’uomo ne vive al di fuori, ma basta superare la soglia (grazie alla preghiera), per attraversarne le varie e splendide stanze e raggiungere così Dio. A questo punto, l’anima entra in un intenso rapporto d’amore con Dio, comprende quanto gli è cara e che Lui la dona al mondo, perché il mondo possa essere salvato. Teresa è universalmente riconosciuta come maestra di spiritualità e di dottrina ed è stata la prima donna a cui sia stato riconosciuto il titolo di Dottore della Chiesa.
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Sabato 16 Ottobre

S. Edvige
S. Margherita M. Alacoque vergine
S. Gerardo Maiella

SANTA EDVIGE religiosa e duchessa di Slesia e di Polonia (16 ottobre)
Edvige nacque in Baviera da famiglia nobile e sposò Enrico I, detto il Barbuto. Ebbe sei figli, ma solo Geltrude sopravvisse. Fu abile consigliera del marito nel governo del ducato. Ella fu dolce con i sudditi, mite con i nemici, assisteva i poveri, i religiosi, si occupava delle condizioni di vita dei carcerati. Pensare a queste opere di carità era per lei il dovere di una principessa cristiana. Edvige condusse una vita privata molto austera, fatta di digiuni, veglie, privazioni, mortificazioni del corpo e offriva le sofferenze per l’egoismo e le avidità umani. Delle sue ricchezze non tratteneva nulla, le utilizzava per i bisognosi, per curare gli ammalati e i lebbrosi. Vestiva una tunica e un mantello. Alla morte del marito, entrò nel monastero cistercense da lei stessa fondato, di cui la figlia Geltrude era badessa. Visse e morì da monaca penitente e chiese di essere sepolta nella tomba comune del monastero.
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Domenica 17 Ottobre

29ª p.a. S. IGNAZIO di Antiochia vescovo martire
B. Gilberto abate

SANT’IGNAZIO DI ANTIOCHIA vescovo martire
Ignazio, soprannominato Teòforo (portatore di Dio), abbracciò la fede grazie all’ascolto della predicazione degli apostoli. Ricevette l’ordinazione sacerdotale e manifestò così le sue doti apostoliche per cui fu consacrato vescovo di Antiochia in Siria. Fu uomo d'ingegno acutissimo e pastore zelante, un pilastro della Chiesa primitiva. Infieriva, all’epoca, la persecuzione dell'imperatore Traiano, che fece strage degli uomini della Chiesa più in alto nella scala gerarchica e più chiari nella fama e nella santità. Ignazio fu arrestato, condannato “ad bestias” e condotto in catene, con un penoso viaggio, da Antiochia a Roma, dove si allestivano feste in cui i cristiani dovevano servire da spettacolo, nel circo, divorati dalle belve. Durante il lungo viaggio, egli scrisse sette lettere, in cui incitava tutti i fedeli a fuggire il peccato, a rimanere fermi nella fede, soprattutto a mantenere l’unità della Chiesa. E a chi pensava di poterlo aiutare a essere liberato diceva: “Voi non perdete nulla, e io perdo Iddio, se riesco a salvarmi. Mai più mi capiterà una simile ventura per riunirmi a Lui. Lasciatemi dunque immolare, ora che l’altare è pronto!”. Nell’anno 107, Ignazio fu gettato nell’arena e sbranato dalle belve.FB_IMG_1634452623313.jpg
 
Lunedì 18 Ottobre

S. Luca evangelista
S. Amabile sacerdote
Ss. Proculo e Compagni martiri

SAN LUCA evangelista
Luca nacque ad Antiochia, non conobbe direttamente il Signore, ma dopo l’Ascensione; fu discepolo e compagno di Paolo di Tarso. Era medico, proveniva dal mondo pagano, apparteneva alla seconda generazione cristiana e seguì Paolo nell’opera missionaria di evangelizzazione, in alcuni viaggi. Luca fu l’autore del terzo Vangelo, il più lungo dei quattro e il più raffinato dal punto di vista linguistico, e degli Atti degli Apostoli. Forse, fu durante questi viaggi che egli incontrò i personaggi di cui parla nel Vangelo, di cui riporta la testimonianza viva della vita del Cristo e il racconto ricco di particolari. Nel Vangelo di Luca si ritrovano molti elementi caratterizzanti lo scritto: egli è lo scrittore della misericordia e della tenerezza di Gesù (esempio è la parabola del Buon Samaritano); esalta la gioia messianica che pervade il cristiano; la povertà spirituale come abbandono fiducioso in Dio; la preghiera, che lo stesso Gesù praticava (spesso, infatti, si ritira solitario per dialogare col Padre); la salvezza donata dal Cristo all’intera umanità. La leggenda aggiunge che Luca fu pittore della figura di Maria e gli attribuisce famose icone, le “Madonne di San Luca”. In realtà, è nelle opere scritte che egli ha offerto un intenso ritratto della Chiesa delle origini, su cui operava lo Spirito Santo e fervente era l’impegno di Pietro e Paolo. Morì a 84 anni. Il toro è il simbolo che rappresenta l’evangelistaFB_IMG_1634532605731.jpg Luca, perché il suo Vangelo comincia con la visione di Zaccaria nel Tempio di Gerusalemme, dove venivano sacrificati gli animali.
 
Martedì 19 Ottobre

S. Pietro d’Alcantara francescano
Ss. Isacco Jogues e Compagni martiri

SAN PIETRO D’ALCANTARA francescano (19 ottobre)
Pietro d’Alcantara era un uomo di penitenza e di preghiera. Egli trascorse gran parte della sua esistenza in mezzo alla penitenza e ai rigori: quelli del dormire, o meglio del non dormire; quelli del mangiare, o meglio del digiunare. Pietro era nato nel 1499, ad Alcantara, piccola città dell’Estremadura, ai confini con il Portogallo. A soli sedici anni mise l’abito di san Francesco e per tutta la vita si prodigò per riportare l’Ordine al rigore della prima Regola. Cercava di dare l’esempio della più severa penitenza e della più dura povertà, incontrando però una forte resistenza in molti confratelli. Non tutti avevano la sua tempra di penitente. L’imperatore Carlo V, desiderava che divenisse il suo confessore, ma il francescano gli si gettò ai piedi, gli baciò la mano e disse: “Vostra Maestà cercherà certamente di fare la volontà di Dio. Se io non tornerò più, vorrà dire che Dio non ha voluto che io accettassi questa carica”. Non tornò più. Morì, dolcemente, il 18 ottobre 1562. Di lui, la stessa Santa Teresa d’Avila scrisse: “Che modello di virtù era nel fratello Pietro d’Alcantara! Il mondo d’oggi non è più capace di una tale perfezione. Si dice che i Santi sono più deboli di una volta, e che noi non siamo più come i cristiani del tempo passato. Quest’uomo santo è stato del nostro tempo, ma il suo fervore era robusto come quello di una volta! Così egli teneva il mondo sotto i piedi. Che coraggio ha dato il Signore a questo santo, per fare quarantasette anni di così aspra penitenza!”.
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Mercoledì 20 Ottobre

S. Maria Bertilla Boscardin vergine
S. Adelina badessa

SANTA MARIA BERTILLA BOSCARDIN vergine
Anna Francesca era il suo nome di battesimo. Era figlia di contadini, dopo aver seguito la scuola elementare per qualche tempo, cominciò a lavorare in campagna, in casa e a servizio da alcune signore. La sua vocazione era di farsi suora, e con la professione religiosa prese il nome di Maria Bertilla. Nella comunità, inizialmente, lavorava in cucina, al forno e in lavanderia. Poi fece il tirocinio presso l’ospedale e si diplomò infermiera. Suor Maria Bertilla era occupata presso gli ammalati in ospedale, ma aiutava anche le consorelle in convento. Era ancora molto giovane quando si ammalò di tumore, da cui fu salvata con un intervento chirurgico. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, l’ospedale dove lavorava fu trasferito in Lombardia. Qui dovette affrontare prove di incomprensioni tali che la costrinsero a retrocedere a mansioni di servizio, pur non avendo lei le energie sufficienti a svolgere quei compiti. Ritornata a Treviso, suor Maria Bertilla riprese l’attività di infermiera, ma fu nuovamente aggredita dal tumore da cui non guarì. Morì a trentaquattro anni. Molti sono i malati che chiedono l’intercessione della suora infermiera, che risponde ai bisogni.FB_IMG_1634710732817.jpg
 
Giovedì 21 Ottobre

Ss. Orsola e Compagni martiri
S. Ilarione abate
S. Laura vergine

SANTA ORSOLA martire
La bellissima Orsola o Ursula era figlia di un re di Britannia e segretamente consacrata a Dio. Il re pagano Aetherius la chiese in sposa. Quel matrimonio avrebbe scongiurato una guerra, perciò il padre si sentì obbligato a dare il consenso. La giovane, però, pose alcune condizioni: una dilazione di tre anni, la promessa da parte del pretendente che si sarebbe convertito, e un pellegrinaggio dei due sposi a Roma. Dopo tre anni, Orsola con dieci nobili fanciulle partì per raggiungere Colonia. Le undici giovani furono, a quel punto del viaggio, incoraggiate da un angelo a proseguire e, navigando sul Reno, raggiunsero Basilea, poi a piedi, da pellegrine, arrivarono a Roma. Qui Orsola fu ricevuta dal Papa insieme al promesso sposo che, nel frattempo, si era convertito al cristianesimo. Orsola e le fanciulle ritornarono poi a Colonia, dove si imbatterono negli Unni di Attila e per la loro fede cristiana, vennero torturate e condannate a morte a colpi di freccia.
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Venerdì 22 Ottobre

S. Giovanni Paolo II papa
S. Moderano abate
S. Abercio vescovo

SAN GIOVANNI PAOLO II papa
Karol Józef Wojtyła nacque a Wadowice, vicino Cracovia, il 18 maggio 1920. All’età di 21 anni aveva già perso i suoi cari, i genitori e il fratello medico. Le forze naziste occuparono la Polonia e il giovane Karol, tra il 1940 e il 1944, dovette lavorare in una cava e nella fabbrica chimica Solvay, per guadagnare da vivere ed evitare la deportazione in Germania. In questi anni difficili per l’Europa, egli si sentì chiamato al sacerdozio. Cominciò a frequentare il seminario maggiore di Cracovia in clandestinità, fin dopo la guerra, quando poté proseguire i suoi studi e giungere a Roma per conseguire il dottorato. Ancora giovane, fu nominato Vescovo e, dopo pochi anni, Cardinale. Prese parte ai lavori del Concilio Vaticano II, partecipando alla stesura della “Gaudium et Spes”. Karol fu eletto Papa dal Conclave dei Cardinali, il 16 ottobre 1978, e prese il nome di Giovanni Paolo II. Il 13 maggio 1981, in Piazza San Pietro, anniversario della prima apparizione della Madonna di Fatima, fu ferito gravemente da un colpo di pistola, per mano del turco Alì Agca, a cui offrì il suo perdono. Egli esercitò il suo ministero, pervaso da spirito missionario, dedicando le sue energie alla Chiesa tutta e alla carità verso l’umanità intera. Promosse con successo il dialogo con gli ebrei e con i rappresentati delle altre religioni, ritrovandosi con loro in diversi “Incontri di Preghiera per la Pace”. La sua attenzione per i giovani è sempre stata vigile e riuscì a creare con essi un dialogo autentico, forte, di rispetto e di fiducia, riuscendo a conquistare il loro ascolto e la loro simpatia. Con il “Grande Giubileo”, Giovanni Paolo II ha traghettato una Chiesa più unita e pronta ai cambiamenti nel terzo millennio, affidando il cammino dei cristiani alla Santa Madre, di cui era grande devoto. Un suo gesto indimenticabile fu la sua offerta di perdono al popolo ebraico per il male subito e la preghiera fatta davanti al Muro del Pianto di Gerusalemme. Gravemente malato, gli ultimi mesi di vita, seppe testimoniare con forza comunicativa la sua presenza di Pastore.
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Sabato 23 Ottobre

S. Giovanni da Capestrano sacerdote francescano

Giovanni nacque in Abruzzo, nel 1386, da un barone tedesco e madre abruzzese. Di buona cultura, terminati gli studi di legge, fu giudice a Perugia. Operò senza cedere alle minacce o alla corruzione, conquistando l’amore dei deboli e l’odio dei potenti. Fu incarcerato da fuoriusciti che avevano preso la città con la forza e, in prigione, ebbe una visione: san Francesco lo esortava a entrare nel suo Ordine. Fu così che, nel 1417, divenne frate Minore e più tardi, fu ordinato sacerdote. Fu nominato inquisitore dei cosiddetti Fraticelli, eretici, oppositori dell’ordine morale e sociale. Gli furono affidati diversi incarichi delicati dai superiori, da sovrani e dal papa. Si trovò a girare l’Europa intera: eresse conventi, pacificò città, combatté eresie e soprusi, difese san Bernardino da Siena dall’accusa di eresia. Propagò la devozione al Nome di Gesù, predicava e compiva prodigi. Quando i Turchi presero Costantinopoli, organizzò un esercito crociato per difenderla. I crociati affrontarono gli invasori a Belgrado ed ebbero su di loro la meglio. A causa delle fatiche eccessive, si ammalò e morì nel 1456.FB_IMG_1634976476117.jpg
 
Domenica 24 Ottobre

30ª p.a. S. ANTONIO Maria Claret vescovo

Antonio nacque nella Catalogna, nel 1807, in una famiglia profondamente cristiana. Ordinato sacerdote, si recò a Roma presso la Congregazione “de Propaganda Fide” per essere inviato missionario, ovunque servisse la sua opera nel mondo. Non riuscì in questo obiettivo ed entrò tra i Gesuiti. Fu grande predicatore e conquistò immensa fama: avvicinò la gente umile e povera, predicando con tenacia, perché il messaggio del Vangelo arrivasse in modo credibile agli uomini. Venne eletto arcivescovo di Santiago di Cuba (allora sotto il dominio spagnolo) e si adoperò con impegno a curare le anime, ad affrontare i gravi problemi morali, religiosi e sociali dell'Isola: concubinato, povertà, schiavitù, ignoranza, ecc. Qui, riorganizzò le parrocchie: in ognuna di esse creò delle casse di risparmio, promosse l’agricoltura, istituì biblioteche comunali. Fondò la Congregazione dei Figli dell’Immacolato Cuore di Maria, detti Missionari Clarettiani, con lo scopo di garantire un aiuto alla Chiesa. Fu chiamato dalla Regina Isabella a Madrid, che lo volle come suo confessore. Presto, entrambi dovettero fuggire in esilio a Parigi. Antonio fu, però, vittima di persecuzioni a causa della sua difesa dei diritti della Chiesa e dei diritti umani, motivo per cui morì esule in Francia.FB_IMG_1635064624155.jpg
 
Martedì 26 Ottobre

S. Rogaziano sacerdote
B. Bonaventura da Potenza sacerdote francescano

SAN FOLCO SCOTTI vescovo
La figura di san Folco o Fulco non è molto conosciuta, pur essendo stato nella storia un grande pacificatore. Nacque a Piacenza intorno al 1165. Il suo cognome è Scotti, discendente di una famiglia di scoti, cioè di origine irlandese. Gli scoti erano giunti in Scozia nel VI secolo dalla verde isola cristiana di Irlanda, evangelizzata già nel V secolo da san Patrizio, a causa di difficoltà politiche e di miserie morali, e poi in Europa, specialmente quando le isole del nord furono invase dai Danesi. Giunsero mercanti, soldati, intere famiglie, come quella appunto degli Scotti a Piacenza. Folco, giovane d’ingegno vivace, a vent’anni fu mandato a completare i suoi studi di teologia a Parigi. Tornato a Piacenza, gli furono assegnati ruoli di responsabilità, fino a essere eletto vescovo della città. Sei anni dopo, resta vacante la sede di Pavia e Folco viene consacrato vescovo anche di questa città. Piacenza e Pavia erano divise da una terribile e cruenta ostilità. Folco è il grande pacificatore delle due città, vuole essere vescovo di tutti, piacentini e pavesi. E riuscì in questa sfida. Prima operò per riportare la pace interna, tra i cittadini divisi in fazioni politiche; poi ricompose la pace tra le due città convertite. Morì nel 1229. Fu un padre affettuoso, che conquistò fama di sapienza e di santità.FB_IMG_1635227917845.jpg
 

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