Novità

Frate Indovino

Giovedì 28 Ottobre

Ss. Simone e Giuda apostolo
S. Salvio vescovo
S. Fedele martire

SANTI SIMONE E GIUDA apostoli
Simone, santo che si festeggia oggi, è un Simone diverso da Simon Pietro, ma entrambi fanno parte del gruppo dei discepoli scelti da Gesù. Costui è detto il Cananeo o lo Zelota, forse perché precedentemente aveva aderito a questa corrente anti-romana. Si conosce molto poco di lui, poiché i testi non ne parlano. Si sa che nacque a Cana e che, dopo l’Ascensione del Signore, partì missionario per l’Egitto. Subì un martirio crudele da parte dei Persiani.
Questo Giuda, invece, non è l’Iscariota, il traditore. Si tratta di san Giuda, fratello di Giacomo, detto Taddeo, che vuol dire “magnanimo”. Egli era in un rapporto di amore mistico con Gesù molto intenso, proprio per la sua caratteristica pacatezza del cuore. Era un maestro serio e sapiente e portò con slancio la Buona Novella per il mondo, dove trovò il martirio.FB_IMG_1635407450482.jpg
 
Venerdì 29 Ottobre

S. Narciso vescovo
S. Colmano vescovo
S. Zenobio sacerdote martire

SAN NARCISO DI GERUSALEMME vescovo
Narciso fu eletto vescovo tra il II e III secolo, a quasi cento anni di età, per i suoi meriti e le sue virtù. Anche se molto anziano era spiritualmente vigoroso e in salute fisica e mentale. Nei suoi lunghi anni, vide nascere nella città una grande comunità cristiana, che governò con fermezza. Presiedette il Concilio in cui fu deciso che la festività della Pasqua dovesse cadere sempre di domenica. Proprio nel giorno di Pasqua, Narciso compì il miracolo di mutare l’acqua in olio, che era terminato, per le lampade della chiesa. Per il suo rigore, attirò molti nemici che sparsero diverse calunnie sul suo conto. Allora, anche se innocente, Narciso decise di allontanarsi da Gerusalemme e creduto morto, furono eletti due successori. Alla fine ritornò e con la gioia di tutti riprese la Cattedra di vescovo, aiutato da un coadiutore, sant’Alessandro. Le ultime notizie su di lui risalgono a quando aveva centosedici anni.FB_IMG_1635488108163.jpg
 
Sabato 30 Ottobre

S. Angelo d’Acri sacerdote francescano
Ss. Vittorio e Compagni martiri

SANT’ANGELO D’ACRI sacerdote francescano
Lucantonio Falcone nacque ad Acri, provincia di Cosenza, nel 1669 da genitori poveri di beni materiali, ma ricchi di virtù e di pietà cristiane. Imparò a leggere e scrivere da un vicino di casa e frequentava la chiesa dei cappuccini. Sentì il richiamo alla vita religiosa dopo l'incontro con padre Antonio da Olivadi, un cappuccino famoso per la sua santità. A diciannove anni, Lucantonio entrò nel noviziato dei cappuccini di Dipignano per ritornare in famiglia dopo pochi giorni. Ma, l’8 novembre 1689, con umiltà e coraggio, si ripresentò ai frati del convento di Acri, implorando perdono e chiedendo di essere riammesso alla vita religiosa. Anche stavolta ritornò a casa. Nel 1690, per la terza volta, si presentò dai cappuccini e, cosa straordinaria, riuscì a ottenere dal Ministro Generale dell'Ordine il permesso di cominciare l’anno di noviziato. Quando emise i voti solenni ricevette il nome di fra Angelo d’Acri. Terminati gli studi teologici, filosofici e umanistici, fu ordinato sacerdote e gli fu affidato il ministero della predicazione. Percorse instancabilmente buona parte dell’Italia meridionale, predicando quaresimali, missioni popolari ed esercizi spirituali. In tutti i luoghi dove predicava, la sua presenza richiamava nelle chiese moltitudini di fedeli. Al suo confessionale lunghe erano le file di persone di ogni ceto e di ogni età, che egli non si stancava mai di ascoltare.
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Lunedì 1 Novembre

SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI
B. Raniero francescano

TUTTI I SANTI (1 novembre)
La festa di Ognissanti nasce con la Chiesa stessa, perché, da subito, i fedeli sono ricorsi all’invocazione dei santi. I primi cristiani invocavano, con preghiere, la grazia di mantenersi forti nella fede e coraggiosi nelle contrarietà. Essi chiedevano, a coloro che già avevano testimoniato col sacrificio, di essere raccomandati al Signore. La festa venne istituita da papa Bonifacio IV, che trasformò il Pantheon, tempio dedicato a tutti gli dei dell’Olimpo, in una chiesa intitolata alla Vergine Maria e a Tutti i Santi. Il 13 maggio 609, ne celebrò il rito di consacrazione.
In questo giorno, Gesù parla a tutti noi dalla montagna e promette che, un giorno, saremo “beati”. Infatti, i Santi sono coloro che hanno ricevuto la ricompensa in Cielo, contemplano il volto di Dio e gioiscono appieno di questa visione: poveri in spirito, mansueti, tribolati, giusti, misericordiosi, puri, pacifici, perseguitati a causa di Gesù. Tutti Santi! Il Cielo è popolato di numerosi Santi, perché la santità non appartiene a pochi, ma è un cammino che ognuno può compiere per ricevere la sua corona di gloria. Santi non sono solo coloro i cui nomi leggiamo sul calendario, la cui vita è stata riconosciuta esemplare dalla Chiesa e che ci propone come modelli, perché peccatori come noi, hanno accettato di lasciarsi incontrare da Gesù, attraverso i loro desideri, le loro debolezze, le loro sofferenze, le loro tristezze. Santi sono tutti coloro che si salvano e sperano che accada per mezzo dei meriti di Gesù. Santi sono mamme e operaie, sposi e figli, professionisti e missionari, gente comune che vive affrontando le fatiche quotidiane con eroico sacrificio e con dignità, facendo anche essi parte della Comunione dei Santi. Oggi, la Chiesa sulla terra festeggia, unita a Maria, Regina di tutti i Santi, ai Santi, agli Angeli e agli Arcangeli, intorno al trono di Dio, coloro che già posseggono l’eredità della gloria eterna.FB_IMG_1635753360316.jpg
 
Martedì 2 Novembre

COMM. DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI

COMMEMORAZIONE DI TUTTI I DEFUNTI (2 novembre)
La pietas verso i defunti risale alle origini dell’umanità. Già in epoca cristiana, nelle catacombe, i cristiani disegnavano sulla parete della tomba, in cui era deposto il loro congiunto, la figura di Lazzaro, riportato in vita dal Signore. Nel X secolo, si diede inizio al rito liturgico della Commemorazione dei fedeli defunti, derivazione dell’abitudine monastica di dedicare un intero giorno dell’anno alla preghiera per tutti gli estinti. La Chiesa, come Madre di tutti i fedeli suoi figli, desidera sempre sentirli stretti in un unico abbraccio, così prega per i vivi e per i morti, anch’essi vivi nel Signore. Deduciamo che l’amore materno della Chiesa è più forte della morte. Il 2 Novembre ci dà l’occasione di riflettere sulla realtà delle cose e soprattutto, di porre l'attenzione sulla caducità della vita. Con indifferenza ci passano davanti le cose, le persone e il tempo, senza lasciare traccia alcuna nel nostro mondo interiore: tutto scompare, perché lo viviamo con superficialità. La vita è un continuo passaggio, una continua trasformazione che ha come elemento primo il tempo. Il tempo vive con noi le nostre gioie e i nostri dolori, assiste nel suo trascorrere, aiutandoci a comprendere che ogni cosa passa. E il cammino della vita, giorno dopo giorno, si consuma e il nostro tempo si esaurisce. In questo giorno, è importante ritornare a riflettere sulle cose essenziali dell’esistenza e sui valori autentici, per essere pronti all’incontro con Dio Amore. Nella luce di Dio, la morte è un passaggio dalla terra al cielo, un dolce incontro col Padre e gli Angeli verso la vita eterna.FB_IMG_1635837851571.jpg
 
Mercoledì 3 Novembre

S. Martino de Porres
S. Silvia
S. Libertino vergine martire

SAN MARTINO DE PORRES domenicano
Martino nacque a Lima, in Perù, “figlio di padre ignoto”. In realtà, suo padre era l’aristocratico spagnolo Juan de Porres, che non lo riconobbe, perché la madre era una ex schiava nera d’origine africana. Il piccolo Martino, dalla carnagione mulatta, viveva con la mamma e la sorellina. Il padre decise, alla fine, di riconoscerlo e lasciò alla madre i mezzi per farlo studiare. Egli divenne così allievo di un barbiere-chirurgo e, fra le varie nozioni, apprese anche quelle mediche. Il suo desiderio però era di entrare fra i domenicani, ma poiché mulatto venne accolto come terziario e svolgeva solo compiti come inserviente e spazzino. Egli non disdegnava la cosa, anzi amava mostrarsi con la scopa. I suoi superiori cominciarono a notare la sua forza interiore, e decisero di accoglierlo nell’Ordine come fratello cooperatore. Nel Perù, Paese che era stato preda dei crudeli Pizarro e Almagro, Martino de Porres, figlio di un “conquistatore”, offriva un esempio di vita radicalmente contrapposto. Egli divenne consigliere del viceré del Perù e dell’arcivescovo di Lima. Si circondava dei poveri e dei malati e ne era guaritore e consolatore. Numerosi sono i prodigi da lui compiuti, come quello di trovarsi al tempo stesso in luoghi lontani fra loro, sollevarsi da terra, far luce su argomenti di teologia senza averla mai studiata: per la gente era l’uomo dei miracoli. Fondò a Lima un collegio per i bambini poveri, il primo collegio del Nuovo Mondo. L’arcivescovo del Messico voleva che lo seguisse in un viaggio, ma Martino non poté partire, perché fu colpito da violente febbri, che misero fine alla sua straordinaria vita.FB_IMG_1635923908259.jpg
 
Giovedì 4 Novembre

S. Carlo Borromeo vescovo
Ss. Nicandro e Ermete martiri

SAN CARLO BORROMEO vescovo
Carlo nacque nel 1538, nella Rocca di Arona, dal conte Giberto Borromeo, signore del Lago Maggiore e da Margherita de’ Medici di Marignano. Come secondo figlio, era destinato alla tonsura, in base agli usi del tempo, e così fu. Nipote di Papa Pio IV, fratello della mamma di Carlo, entrò religioso nella Chiesa e fu nominato Vescovo di Milano a soli venticinque anni. L’arcidiocesi era davvero vasta, ma egli non si risparmiò nel visitarla in lungo e in largo, avendo cura sia della formazione del clero, sia delle condizioni dei fedeli. Fondò seminari, ospedali e ospizi, attingendo anche dalle ricchezze di famiglia. Tutta la sua opera era in favore dei poveri. Nel 1576, con lo scoppio dell’epidemia di peste, era al capezzale di tanti malati ad assisterli. Il lavoro lo svolgeva con rigore e fermezza e per questo corse il rischio di essere ucciso: subì, infatti, un attentato, mentre era in cappella in preghiera, ne uscì illeso. Il suo impegno di risanamento e carità originò lo sviluppo di molte città sotto il suo episcopato, tanto che egli fu preso come modello da altri vescovi. Si prodigò senza sosta, ma la salute venne meno. Carlo fu grande nella carità, nella dottrina, nella pietà e nella devozione: fu uno dei maggiori conquistatori di anime.
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Venerdì 5 Novembre

S. Donnino martire
S. Geraldo vescovo

SAN GUIDO MARIA CONFORTI fondatore
Guido nacque nel 1865, in provincia di Parma. Era ottavo di dieci figli, ma dopo essere riuscito a vincere le perplessità del padre, non troppo felice per la sua scelta, entrò in seminario. La sua vocazione era legata a un episodio che spesso raccontava: nella chiesa della Pace in Borgo delle Colonne, sulla strada che percorreva per andare a scuola, c’era un Crocifisso davanti al quale si fermava spesso a pregare: “Io lo guardavo e lui guardava me e mi pareva che dicesse tante cose”, assicurando che la sua vocazione sacerdotale era nata lì. Quando comparvero i primi sintomi di una malattia (epilessia), che avrebbe potuto non facilitare la sua attività sacerdotale, il sostegno del suo maestro lo rincuorò e lo guidò. In seminario, il giovane Guido lesse una biografia di san Francesco Saverio e rimase affascinato dallo spirito delle sue imprese missionarie, tanto da essere acceso dal sogno di proseguire il cammino. Scelse così di fare il missionario, ma a causa della malattia di cui soffriva, nessun istituto missionario era disposto ad accoglierlo. Tuttavia Guido non si arrese e fondò egli stesso un istituto, ufficialmente riconosciuto come “Congregazione di San Francesco Saverio per le Missioni estere” e presto, consegnò la croce ai primi due missionari Saveriani in partenza per la Cina. Infine, il momento più bello per la vita di Guido Maria fu quando, nel 1928, poté andare in Cina per visitare i suoi Saveriani. Poté constatare quanto il suo sogno fosse diventato realtà: conobbe i nuovi cristiani, la giovane Chiesa cresciuta tra dure difficoltà, come era riuscito a realizzare gli ideali di Francesco Saverio. E, mentre era proiettato verso terre lontane e bisognose, egli si mostrò pastore energico della sua diocesi nativa, dove oltre al lavoro di rievangelizzazione, durante la prima guerra mondiale aveva realizzato l’opera di assistenza alle famiglie. Ritornato dalla Cina, però, il fisico cedette sotto l’aggravarsi della malattia e presto si addormentò nel Signore.FB_IMG_1636099133817.jpg
 
Sabato 6 Novembre

S. Leonardo eremita
S. Protasio vescovo
S. Vinnoco abate

SAN LEONARDO eremita

Nato in Gallia nel 496 da nobili genitori, amici del re Clodoveo, non volle intraprendere la carriera militare e si pose al seguito di san Remigio, arcivescovo di Reims e come lui chiese e ottenne la facoltà di liberare i prigionieri che avesse incontrato, atto di carità che praticò a lungo, liberando tante vittime infelici delle guerre del tempo. Pare che durante un viaggio verso Limoges, in una foresta, soccorse con la sua preghiera, la regina sorpresa durante una battuta di caccia dalle doglie del parto. Per questo, il re gli concesse il terreno su cui erigere un convento, il cui pozzo si riempiva miracolosamente di acqua.
Il santo eremita edificò anche un Oratorio in onore della Madonna e un altare al suo maestro san Remigio, morto nel frattempo. Nelle regioni già cristiane di Germania, Aquitania, Inghilterra, giunse la fama di santità che circondava l'eremita, e a lui accorrevano i malati e i prigionieri, i quali, invocandolo, riacquistavano immediatamente la libertà. San Leonardo morì il 6 novembre, a metà del VI secolo. È raffigurato nell’arte e nell’iconografia popolare con le catene, simbolo dei prigionieri, ed è patrono dei fabbricanti di catene, di fermagli, di fibbie, ecc., dei parti difficili e dei bambini malati. Viene invocato anche contro la grandine e l’obesità.FB_IMG_1636185681630.jpg
 
Lunedì 8 Novembre

S. Goffredo vescovo
S. Adeodato I papa
B. Giovanni Duns Scoto francescano

SAN GOFFREDO DI AMIENS vescovo
Il nome Goffredo deriva da una forma germanica antica, “Gottifredo”, composto da due parole, una significa “Dio”, l’altra “pace”, ossia “pace di Dio”, da evidente valore spirituale. Goffredo nacque da genitori benestanti e fedeli al cristianesimo. Gli studi svolti con impegno lo arricchirono di una profonda preparazione spirituale. Giovanissimo divenne monaco ed era particolarmente austero. Divenne così abate zelante e buon amministratore. Si distinse per la sua preparazione dottrinale, per i suoi meriti e soprattutto per la sua integrità morale, in un periodo di continui compromessi e di diffusione tra il clero della simonia. Per queste sue qualità fu nominato vescovo di Amiens. Egli entrò in città con l’abito di pellegrino e a piedi nudi, a dimostrazione che non era il signore potente della città. Cercò di riformare e pacificare Amiens, dove i contrasti tra popolo e feudatari li rendeva nemici. Goffredo lavorò per riportare la pace di Dio con grande impegno e appoggiò anche la volontà dei cittadini di organizzarsi in libero Comune, affrancandosi dal potere feudatario. L’iniziativa fallì. La vita di Goffredo ad Amiens fu dura e difficile; addirittura cercarono di assassinarlo. Ancora giovane, durante un pellegrinaggio, si ammalò e morì.
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Martedì 9 Novembre

Dedicazione della Basilica Lateranense

Fin dall’antichità si era soliti consacrare a Dio, con particolare solennità, i luoghi destinati al culto divino e anche la Chiesa di Cristo ebbe luoghi comuni consacrati in cui riunirsi per celebrare la Parola di Dio e i sacri Misteri. Inizialmente, per la predicazione apostolica, i fedeli si incontravano in semplici stanze, in case private, anche perché la Chiesa non godeva ancora di alcun riconoscimento. Quando poi, i fedeli cominciarono ad aver bisogno di luoghi in cui riunirsi per pregare, furono costruite vere chiese. Nel 313, l’imperatore Costantino il Grande, dopo aver ottenuto la vittoria su Massenzio, concesse piena libertà ai seguaci di Cristo, di esercitare la propria religione e costoro non risparmiarono fatiche e spese per edificare al Signore chiese sontuose. Numerose furono le chiese costruite in quei tempi. L’imperatore Costantino, egli stesso, fece costruire, sul monte Celio a Roma, accanto al Palazzo Lateranense, una magnifica basilica, che fece dedicare al Santissimo Salvatore. Al suo interno fu alzata una cappella dedicata a san Giovanni Battista, il battistero. Per questo, la basilica viene chiamata col nome di San Giovanni in Laterano. Il Pontefice san Silvestro la consacrò solennemente il giorno 9 novembre. Il Palazzo Lateranense era la residenza degli imperatori romani, divenne poi la residenza dei Pontefici. Sorgeva così la “madre di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe”, distrutta e ricostruita molte volte, simbolo della fede cristiana. Fu stabilito da Papa Benedetto XIII che questa festa fosse estesa a tutto il mondo cristiano.FB_IMG_1636465974302.jpg
 
Mercoledì 10 Novembre

S. Leone Magno papa dottore
S. Giusto vescovo
S. Baudolino eremita

SAN LEONE I MAGNO papa e dottore
Leone nacque sulla fine del IV secolo, probabilmente, a Roma. Ricevette un’educazione accurata, tanto da conoscere bene varie dottrine. Fu eletto papa nel 440, convinto del ruolo e del prestigio trasmesso ai successori di Pietro. La Chiesa, in quegli anni, era travagliata e divisa da discordie e scontri dottrinali. Come primate di tutti i vescovi, affermò la sua autorità su tutte le Chiese d’occidente e, con energia e persuasione, riuscì a combattere il movimento eretico diffuso dall’abate orientale Eutiche, il quale sosteneva che in Cristo esiste una sola natura. Anche in campo politico, a Papa Leone venne riconosciuto prestigio e influenza. Infatti, in un momento di crisi dell’Impero, Attila al comando degli Unni marciava verso Roma. Lo Stato, impotente, chiese a Leone di intervenire. Il Papa, con una delegazione del Senato, incontrò Attila sul Mincio e l’autorità morale di Leone convinse l’invasore a lasciare l’Italia. Importanti e raffinate sono le opere da lui scritte e ad esse deve il titolo di Dottore. Egli fu, poi, proclamato Magno (primo tra i pontefici) per la sapienza nella difesa della vera fede e per lo zelo nell’esercizio dell’attività pastorale.
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Giovedì 11 Novembre

S. Martino di Tours vescovo
S. Marina di Omura vergine martire

SAN MARTINO DI TOURS vescovo
Martino nacque nel 316 in Pannonia, odierna Ungheria, da padre tribuno militare, per cui fu costretto ad arruolarsi anche lui, come prescritto dalla legge. La sua famiglia era pagana, ma egli volle farsi cristiano e, mentre era cavaliere, visse seguendo i precetti evangelici. Si narra che, un giorno, incontrò un povero che tremava dal freddo. Non avendo lui due mantelli, divise quello che portava indosso, dandone metà all’uomo. Inoltre, altro gesto significativo della sua disposizione d’animo riguarda il fatto che egli aveva con sé un attendente schiavo, verso cui era molto caritatevole e lo trattava come un fratello. Terminato il servizio militare, fu ordinato esorcista e si dedicò alla vita contemplativa nel monastero di Ligugé. Alcuni lo seguirono, formando, sotto la sua direzione, la prima comunità monastica. Egli approfondì la Sacra Scrittura, fece apostolato nelle campagne e compì alcuni miracoli. Nel 371, contro la sua volontà, fu eletto vescovo di Tours. Si occupò dei prigionieri, dei condannati a morte, dei malati e dei morti, che miracolosamente resuscitavano; anche i fenomeni naturali gli obbedivano se interveniva per bisogno. Martino, amico dei poveri e dei bisognosi, instancabile missionario, malvisto da una parte del clero, aveva scelto di sposare la povertà non come ideologia, ma come un voto da vivere con autenticità.
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Venerdì 12 Novembre

S. Giosafat vescovo martire
S. Diego francescano
Ss. Cristiano e C. martiri

SAN GIOSAFAT vescovo martire
Giovanni nacque nel 1580, in Ucraina, da nobile famiglia ortodossa, ormai decaduta. Giovanissimo, fu inviato a Vilnius, perché fosse avviato al commercio. Il periodo era caratterizzato da violenti scontri tra ortodossi tradizionalisti e uniati di rito greco, ricongiuntisi alla Chiesa cattolica, riconoscendo al Papa il ruolo preminente sui vescovi. Egli si convinse che non potevano essere la verità e l’amor di Dio a ispirare l’agire dei dissidenti e a vent’anni abbracciò la Regola monastica del Monastero basiliano della Trinità, dove ricevette il nome di Giosafat. In principio, egli viveva da eremita e scrisse alcune opere per dimostrare l’origine cattolica della Chiesa rutena e la sua dipendenza primitiva dalla Santa Sede. Abile predicatore, ispirò numerose conversioni e, col suo esempio, attrasse molti novizi nel monastero. Come vescovo fu ben accetto al popolo, ma osteggiato dai dissidenti che, nel 1623, entrarono nella sua casa, lo uccisero e buttarono il suo corpo nel fiume Düna.
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Sabato 13 Novembre

S. Agostina Pietrantoni vergine
Ss. Florido e Amanzio martiri

SANTA AGOSTINA PIETRANTONI vergine
Livia Pietrantoni nacque a Pozzaglia Sabina, vicino a Rieti, nel 1864, da una famiglia di contadini. A ventidue anni entrò tra le Suore della Carità di santa Giovanna Antida Thouret, prendendo il nome di Agostina. Le fu affidato il compito di assistere i malati di tubercolosi nell’Ospedale Santo Spirito, a Roma. Ella stessa contrasse la malattia, allora incurabile. Furono anni duri, sia perché in Italia vi era un clima anticlericale, sia perché i malati erano difficili da consolare. In particolare, vi era Giuseppe Romanelli che la minacciò più volte, ma lei continuò a curarlo insieme alla mamma cieca. Troppo violento, fu però allontanato dall’ospedale. Giuseppe era convinto che fosse stata suor Agostina a farlo espellere e, per vendicarsi, l’aspettò nascosto all’ingresso e, quando la suora entrò, la uccise con sette pugnalate.
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Domenica 14 Novembre

Ss. NICOLA Tavelic e C. martiri francescani

Nicola Tavelić nacque in Croazia, dove entrò nell’Ordine del Frati Minori e da dove partì missionario per la Palestina, presso la “Custodia dei Luoghi Santi”. Qui, la sua vita si unì a quella di altri compagni: Deodato Aribert da Ruticinio, Stefano da Cuneo e Pietro da Narbona. Essi vivevano secondo la Regola di san Francesco, ma fare apostolato presso i musulmani, radicati nella loro fede, era pressoché impossibile. I quattro frati decisero, con coraggio e pubblicamente, di esporre la dottrina cristiana, confutando l’islamismo. Questo gesto costò loro la vita: condannati a morte, il 14 novembre 1391, furono uccisi e i loro corpi bruciati.
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Lunedì 15 Novembre

S. Alberto Magno vescovo dottore
B. Lucia Broccadelli

SANT’ALBERTO MAGNO vescovo dottore
Alberto Magno nacque verso il 1193, sul Danubio, da famiglia di guerrieri. Elegante d’aspetto, gentile nei modi, acuto d’ingegno, entrò nell’Ordine Domenicano. Si dedicò agli studi, essendovi particolarmente portato. Insegnò in importanti Università europee e, a Parigi, fu docente di Tommaso d’Aquino. Nominato vescovo, dimostrò ottime doti pastorali, ma vi rinunciò per l’incarico, ricevuto da papa Urbano IV, di predicare la Crociata. Fu messaggero di pace fra i popoli; partecipò al Concilio di Lione, dove portò un contributo con la sua sapienza per l’unità della Chiesa Greca con la Chiesa Latina. Durante la vita si era occupato di filosofia, teologia, scienze, guadagnando il titolo di Dottore della Chiesa oltre quello di Magno.
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