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Frate Indovino

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BEATA VERGINE MARIA DI FATIMA
La Grande Guerra divampava e, il 13 maggio 1917, in un piccolo villaggio portoghese, a tre pastorelli apparve la Madonna. Nell’apparizione del 13 luglio, la Madonna affidò ai pastorelli un messaggio per il mondo intero. Quanto da lei detto si realizzò: la rivoluzione bolscevica in Russia, la diffusione del comunismo, le sanguinose persecuzioni contro la Chiesa e la seconda guerra mondiale. Nell’ultima apparizione del 13 ottobre, migliaia di persone erano in Cova di Iria, in attesa di quel segno che aveva promesso e che ci fu: il vorticare del sole nel cielo. Consegnò alla veggente Lucia dos Santos un segreto che doveva essere rivelato nel 1960, come espresso dalla Madonna, ma Papa Giovanni XXIII lo custodì, perché considerò terribile il suo contenuto. Nel 2000, invece, Papa Giovanni Paolo II divulgò il terzo segreto che riguardava una visione di Lucia. Questo il testo che egli rese pubblico: “La terza parte del segreto rivelato il 13 luglio 1917 nella Cova di Iria-Fatima.
[…] Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio”.
Tuy, 3-1-1944.
(Congregazione per la Dottrina della Fede – Messaggio di Fatima)FB_IMG_1715581815587.jpg
 

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SAN MATTIA apostolo
Mattia, probabilmente, nacque a Betlemme, da una illustre famiglia della tribù di Giuda. Come scrive lo stesso Pietro negli “Atti degli Apostoli”, egli fu uno di quegli uomini che accompagnò i dodici per tutto il tempo che Gesù Cristo visse con loro, a cominciare dal battesimo nel fiume Giordano fino all'Ascensione al cielo. Cioè, era uno dei 72 discepoli designati dal Signore e da lui mandati, a due a due, in ogni città dove stava per arrivare. Con il tradimento di Giuda e la sua morte, il gruppo degli Apostoli era diventato di undici uomini. Dopo l’Ascensione del Signore, essi erano a Gerusalemme e, trascorrevano il tempo nel Cenacolo in preghiera con Maria e le altre donne. Pietro, capo di quella prima comunità cristiana, spiegò che era necessario che uno dei 72 divenisse testimone della Risurrezione insieme al gruppo degli undici. Tra tutti furono scelti due: Giuseppe detto il Giusto, e Mattia. Poi tirarono la sorte, che designò Mattia. Mattia, in ebraico “dono di Jahvè”, completò il numero simbolico dei dodici Apostoli, raffigurante i dodici figli di Giacobbe e quindi le dodici tribù d'Israele. “Apostolo” in greco vuol dire “inviato” e i dodici si dispersero nel mondo per dare testimonianza della Risurrezione di Cristo. Essi, nel nome di Gesù risorto, convertirono popoli, battezzarono credenti, operarono miracoli. Mattia stesso compì la sua testimonianza fino al martirio, anche se non si conoscono con certezza le località che visitò e dove si fermò.FB_IMG_1715667562572.jpg
 

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SANT’ISIDORO laico
Isidoro nacque a Madrid da una famiglia di contadini molto povera ed egli stesso fu contadino tutta la vita e chiamato per questo l’Agricoltore. Non sapeva né leggere, né scrivere, ma sapeva parlare con Dio e a Dio dedicava molto tempo. Anche mentre lavorava, se aveva il bisogno di pregare, si appartava e Dio per premiarlo della sua devozione lo ricompensava facendo trainare l’aratro dagli angeli. Alcuni lavoratori ne provavano invidia, così un giorno lo denunciarono al padrone per essere assente. Il padrone verificò lo stato dei terreni a lui affittati e li trovò perfettamente coltivati. Allora, gli altri lavoratori lo denunciarono per furto, perché Isidoro faceva sempre l’elemosina ai bisognosi, ma il padrone scoprì che egli prendeva il grano da un sacco il cui livello rimaneva invariato e che i suoi conti erano in ordine. Nella preghiera e nelle opere di carità, Isidoro era accompagnato dalla moglie Maria e insieme avanzarono sulla strada della perfezione, sostenendosi a vicenda nel sopportare i dolori della vita, come quello della morte del loro unico figlio avvenuta in tenera età. Isidoro l’Agricoltore è il patrono dei raccolti e dei contadini.FB_IMG_1715754898527.jpg
 

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SANT’UBALDO vescovo
Ubaldo nacque a Gubbio intorno al 1085. Era orfano di genitori e venne educato da uno zio molto religioso, che, malgrado la sua sensibilità, si oppose al desiderio del ragazzo di scegliere una vita solitaria e di preghiera. A Ubaldo concesse, però di unirsi a una famiglia di canonici di San Secondo. Dopo qualche anno, Ubaldo fu ordinato sacerdote, si ritirò nel monastero di Fonte Avellana e lì il suo primo impegno fu di intraprendere l’opera di riforma della Chiesa. Nel 1129, papa Onorio II, nominatolo vescovo, gli affidò la cura della diocesi di Gubbio, dove fu quindi costretto a ritornare. Gubbio era, infatti, una città inquieta, divisa in fazioni da feroci discordie che opponevano casato contro casato. E spesso tra questi scorreva il sangue, che stava sporcando l’intera città. Ubaldo si offrì come mediatore e finì per rischiare anche la propria vita, cercando di sedare un violento scontro: egli si era gettato nella mischia tra gli avversari, supplicandoli di cessare la lotta, ma ne era stato travolto. Quando gli eugubini si accorsero che avevano colpito il loro vescovo e che costui era steso per terra, si fermarono, preoccupati per Ubaldo e pentiti della loro scelleratezza. Da quel giorno, la città ritrovò la pace e l’affetto per quel vescovo sempre pronto a difendere il suo popolo dall’arroganza dei potenti. Ubaldo resse la città per più di trent’anni, proteggendola anche dalla furia crudele di Federico Barbarossa. Quando Federico si avvicinò alla città, Ubaldo andò incontro all’imperatore armato solo della forza della fede e della sua dignità episcopale. Barbarossa, fu colpito da tutto il coraggio dimostrato dal religioso e decise di risparmiare la città.FB_IMG_1715840954136.jpg
 

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SAN PASQUALE BAYLON francescano
Nato a Torre Hermosa, in Aragona, il giorno di Pentecoste del 1540, mostrò sin da bambino grande amore per l’Eucaristia e desiderio di pregare. Di umili origini, venne avviato al pascolo delle greggi e, mentre custodiva le sue pecore, aveva il tempo per pregare, meditare e contemplare. Oltre a ciò, si dedicò a penitenze, mortificazioni e digiuni. A diciotto anni chiese di essere accolto nel convento dei Francescani Alcantarini, da cui venne respinto per la giovane età. I due anni successivi li trascorse al servizio del ricco signore Martino Garcia. Quest’ultimo, edificato dalle virtù di Pasquale, gli propose di divenire suo erede universale. Ma Pasquale, nel 1564, fu ammesso finalmente nel convento, dove preferì rimanere fratello laico e svolgere vari servizi. Fu portinaio, compito che gli permise di incontrare molte persone, che si rivolgevano a lui come a una guida preziosa. Egli aveva il dono della sapienza infusa e, benché illetterato, consigliava sempre in modo adeguato. Per questo, furono molti gli uomini illustri che ricorsero ai suoi consigli. Tutta la sua vita fu caratterizzata dall’amore per l'Eucaristia, egli ne penetrò la profondità del mistero, cosa che gli valse il titolo di “teologo dell'Eucaristia”. Operò molti miracoli. Morì il giorno di Pentecoste del 1592.FB_IMG_1715924988062.jpg
 

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SAN FELICE DA CANTALICE cappuccino
Felice Porri emise la professione religiosa tra i Cappuccini nel 1545 ed esercitò quasi esclusivamente, per 40 anni a Roma, l’ufficio di questuante. Un frate con la bisaccia sulle spalle, scalzo, i calcagni solcati da grossi spacchi che si cuciva da sé con ago e spago da calzolaio, sempre gioioso e pronto alla battuta sapiente e arguta. Quando passava per le strade e le borgate di Roma, i bambini gli correvano incontro per fargli festa e spizzicare qualcosa dalla sua bisaccia; e quando si diffuse la notizia della sua morte la gente prese a scavalcare anche le mura del convento, per venerarne la salma. Numerosi gli episodi che si raccontano di lui e che emanano il profumo dei fioretti. Come quando i ragazzi del Collegio Romano gli infilarono un “giulio” (moneta dell’epoca) nella bisaccia. Fra’ Felice, che non voleva sapere niente di denaro, cominciò a sentire la bisaccia che si faceva sempre più pesante. Corse alla chiesa più vicina, rovesciò tutto a terra e trovò la moneta, responsabile di tutto quell’incomodo. Un giorno, si trovava in casa dell’avvocato Bernardino Biscia quando fu portata una giovenca. Sentendola muggire, fra’ Felice disse all’avvocato: «Messer Bernardino, intendi il linguaggio di quella vitella? Ti chiede di dar ragione a chi te la manda. Stai attento che non si converta a tua dannazione il giorno del Giudizio». Egli non aveva paura di nessuno. Al terribile Sisto V predisse il papato dicendo: «Quando sarete Papa, fate da Papa per la gloria di Dio e il bene della Chiesa. Altrimenti è meglio che restiate semplice frate». E quando il Papa lo incontrava, voleva una delle sue pagnotte questuate in città e la mangiava con devozione alla mensa papale. Un giorno, fra’ Felice gliene diede una nera nera: «Scusate, Santo Padre, ma pure voi siete frate». Sono passate alla storia le scenette tra lui e san Filippo Neri quando si incontravano. Fra’ Felice offrì da bere a san Filippo nella sua zucca: «Bevi, e vedremo se sei veramente mortificato». E Pippo buono cominciò a bere sul serio. Poi restituì lo scherzo a fra’ Felice infilandogli in testa il suo cappello. «Se me lo rubano o me lo fan volare», diceva Felice, «il danno sarà tutto tuo». E la gente sorrideva ammirata: «Un Santo dà da bere a un altro Santo!».FB_IMG_1716015934619.jpg
 

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PENTECOSTE
Con la Pentecoste si viene a stabilire la nuova realtà della Chiesa, frutto della risurrezione e del dono dello Spirito: lo Spirito dell’alleanza universale. Sul Sinai, il popolo era stato convocato in assemblea, un fuoco e un vento impetuoso avevano manifestato la presenza di Dio, Dio aveva dato a Mosè la legge dell’Alleanza; a Gerusalemme, gli apostoli erano tutti insieme nella casa in cui si manifestarono gli stessi fenomeni del Sinai, Dio dà lo Spirito della nuova Alleanza. Questa è la novità della Pentecoste cristiana: l’Alleanza nuova e definitiva è fondata sull’azione dello Spirito di Dio. “Nello Spirito Santo il Cristo risorto si fa presente, il vangelo si fa potenza e vita, la Chiesa realizza la comunione trinitaria, l’autorità si trasforma in servizio, la liturgia è memoriale e anticipazione, l’agire umano viene deificato” (Atenagora). Il battesimo nello Spirito illumina la comunità sul mistero di Cristo, Messia, Signore e Figlio di Dio; fa comprendere la risurrezione come il compimento dei progetti di salvezza di Dio per tutto il mondo. Ogni comunità è chiamata a collaborare con lo Spirito per rinnovare il mondo attraverso l’annuncio e la testimonianza della salvezza, nell’attività quotidiana come nelle vocazioni straordinarie, attraverso doni, compiti, servizi che hanno l’unica sorgente nello Spirito del Padre e del Figlio. E il medesimo Spirito fa convergere tutto all’”utilità comune”. In tal modo, la pienezza e la ricca vitalità dello Spirito si manifestano attraverso una Chiesa aperta a tutti per testimoniare nelle “opere” dei credenti la presenza di Dio nel mondo. Tutta la vita dei cristiani si svolge sotto il segno dello Spirito. “È sempre lo Spirito che conferma la nostra fede e la nostra unità. Noi siamo, in ogni istante, permeati dallo Spirito. Non vi è una riunione di preghiera, una liturgia della Parola in cui lo Spirito non agisca per permettere di pregare e di dialogare col Signore reso presente in mezzo a noi mediante la forza dello Spirito che dà vita alla parola proclamata” (A. Nocent).
Tratto dalla introduzione alla liturgia della Messa di PentecosteFB_IMG_1716100522182.jpg
 

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BEATA VERGINE MARIA MADRE DELLA CHIESA
La Vergine Maria è Madre di tutti gli uomini e specialmente dei membri del Corpo Mistico di Cristo, in virtù del fatto che è la Madre di Gesù attraverso l’evento dell'Incarnazione. Gesù stesso confermò dalla Croce, prima di morire, che sua Madre è nostra madre attraverso il suo affidamento a san Giovanni, esprimendosi così: “Donna, ecco tuo figlio!” (Gv 19,26). E aggiungendo, rivolto al discepolo: “Ecco tua madre!” (Gv 19,27). La Madonna ha accettato e vissuto il testamento di amore del Figlio suo accogliendo tutti gli uomini, in quel momento, rappresentati dal discepolo amato, come figli da rigenerare alla vita divina e divenendo amorosa nutrice della Chiesa che Cristo in croce, emettendo lo Spirito, ha generato. La fede è la virtù che ha accompagnato Maria nel suo cammino e l’ha radicata profondamente nel progetto di salvezza di Dio. Contemporaneamente, nel discepolo amato, Cristo ha chiesto a tutti i discepoli di donare il suo amore alla Madre, affidandola a loro, affinché la accogliessero con affetto filiale. Noi fedeli dobbiamo avere lo stesso atteggiamento del discepolo amato. Ecco perché la pietà della Chiesa verso la Beata Vergine è un elemento intrinseco del culto cristiano. Quindi, Maria è la Madre della Chiesa perché, essendo la Madre di Cristo, è anche la madre dei fedeli e dei pastori della Chiesa, che formano con Cristo un unico Corpo Mistico. La Chiesa rende alla Vergine un culto singolare, cominciato all’inizio della sua “fondazione” e che durerà per sempre, secondo le parole profetiche che Maria stessa enunciò: “Tutte le generazioni mi chiameranno benedetta” (Lc 1,48). L’amore che i fedeli nutrono per Maria come Madre, cercando di amarla come l’ama Gesù, è definito Pietà filiale.FB_IMG_1716185349584.jpg
 

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SANTA RITA DA CASCIA vedova religiosa
Santa Rita visse tra il XIV ed il XV sec. Fu data in sposa ad un uomo violento, coinvolto in faide tra famiglie, che ella sopportò pazientemente, senza mai abbattersi e pregando. Rita riuscì a rendere più docile il marito che venne però ucciso per una vendetta. Nei due figli si accese la rabbia ed il desiderio di vendicare il padre. Fu così che Rita, nel timore di perdere i figli, pregò il Signore di prenderli con sé. Dopo poco, i due si ammalarono e morirono. Rimasta sola, assecondò la propria vocazione religiosa ed entrò nell’Ordine di Sant’Agostino, avendo perdonato i responsabili di tanta violenza. Nel Monastero condusse una vita umile, modesta, caritatevole. Un giorno, mentre era davanti al Crocifisso, le si conficcò una spina della corona di Cristo nella fronte, segno della condivisione dei dolori della Passione.FB_IMG_1716358218925.jpg
 

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BEATA VERGINE MARIA AUSILIATRICE
“Auxilium Christianorum”, ossia “Aiuto dei Cristiani”, è il bel titolo dato alla Vergine Maria in ogni tempo. L’azione mediatrice e soccorritrice della Madonna per chi la invoca è costante. Fummo affidati a lei come figli da Gesù sulla Croce e, contemporaneamente a noi lei è stata donata come madre, attraverso Giovanni apostolo, che vegliava ai piedi della Croce. Il titolo “Auxilium Christianorum” sembra si debba all’invocazione del Papa mariano san Pio V, che le affidò le armate e le sorti della Cristianità, minacciate dai turchi. E nella grande battaglia navale di Lepanto la flotta musulmana fu sconfitta. Il Papa, in segno di gratitudine per questa gloriosa vittoria, istituì la festa del Santo Rosario. I reduci vittoriosi, di ritorno dalla battaglia, si fermarono a Loreto per ringraziare la Madonna, la Protettrice, che invocarono appunto come “Auxilium Christianorum”. La gioia del popolo cristiano è riassunta nell’espressione: “Né potenza, né armi, né condottieri ci hanno condotto alla vittoria, ma Maria del Rosario” e così tra i diversi titoli riconosciuti a Maria si aggiunse “Auxilium Christianorum”, “Aiuto dei cristiani”. Nell’Ottocento, san Giovanni Bosco propagò la devozione per la Maria Ausiliatrice. Egli pose la sua opera sotto la sua protezione e il suo aiuto e a lei si rivolgeva per ogni necessità. Il laborioso sacerdote vide così fiorire le opere assistenziali a favore dei ragazzi della sua Congregazione, la Famiglia Salesiana, che sempre si affida all’aiuto della più dolce e potente delle madri.FB_IMG_1716526093591.jpg
 

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SAN BEDA VENERABILE dottore
Beda, orfano a sette anni, venne ospitato nell’abbazia benedettina di Jarrow, in Inghilterra. A diciotto anni vestì il saio benedettino. Da allora, condusse una vita organizzata esclusivamente tra la preghiera e il lavoro, secondo lo spirito ereditato dal fondatore: “Ora et Labora”. Il suo impegno nello studio fu tutto dedicato alla gloria di Dio e per l’edificazione degli uomini. L’opera più grande fu il commento alle Sacre Scritture, opera illuminata in cui riuscì, in maniera prodigiosa, a cogliere una lucida panoramica su vari filosofi, poeti, padri e dottori della Chiesa. Altre sono le opere scritte da Beda, altrettanto rilevanti, compiute con la coscienza di indagare la verità, composte con rettitudine, con sincerità di spirito, con stile semplice. Questa sua speculazione intellettuale gli conquistò, già in vita, il titolo di “Venerabile”. Morì cantando il “Gloria Patri”, magnifica lode al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Domenico Cavalca racconta nella sua storia di san Beda, “il venerabile presbitero”, una leggenda. San Beda era quasi cieco e un suo assistente per scherzare lo portò a predicare davanti a un grosso cumulo di pietre, facendogli credere che fosse una folla di fedeli. Quando il predicatore di Cristo si infervorò e dichiarò con forza: "Queste cose che vi dico sono vere", le pietre risposero in coro: "È veramente così, venerabile padre". Si può proprio dire che la voce della fede commuove anche i cuori delle pietre.FB_IMG_1716618613663.jpg
 

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LA SANTISSIMA TRINITÀ
La Santissima Trinità è, nella dottrina cattolica, un mistero che non può essere compreso; e ciò che è mistero, seppur indimostrabile con la ragione, non è irrazionale. Dio è unico, Dio è assoluto, quindi parliamo di un solo Dio che però è in tre Persone uguali e distinte. Quale è il Padre, tale è il Figlio e tale è lo Spirito Santo. Increato è il Padre, increato è il Figlio, increato è lo Spirito Santo. Onnipotente è il Padre, onnipotente è il Figlio, onnipotente è lo Spirito Santo. Vi sono tre increati, tre assoluti, tre onnipotenti, ma un increato, un assoluto e un onnipotente. Dio e Signore è il Padre, Dio e Signore è il Figlio, Dio e Signore è lo Spirito Santo; vi è un solo Dio, un solo Signore. La Santissima Trinità è quindi composta dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo e in questa successione logica. Ciò vuol dire che senza il Figlio non ci sarebbe lo Spirito Santo e senza il Padre non ci sarebbe il Figlio. Al Padre si attribuisce l’azione della creazione, al Figlio quella della redenzione, allo Spirito Santo quella della santificazione. Ma dobbiamo sapere che nella creazione ha agito tanto il Padre, quanto il Figlio, quanto lo Spirito Santo e così nella redenzione, quindi possiamo affermare che il Padre crea, il Figlio redime, lo Spirito Santo santifica. Il Figlio è chiamato anche Verbo (Parola) per indicare il fatto che è il Dio che si manifesta, che si comunica. Il Figlio è anche il Logos, la Verità, mentre lo Spirito Santo è l’Amore. Troviamo così in Dio la logica verità-amore. L’amore deve essere sempre giudicato dalla verità, altrimenti si annullerebbe. Infatti, se l’amore non è giudicato dalla verità diventa il contrario di sé. Un esempio: perché Hitler decise di perseguitare gli Ebrei? Per il troppo “amore” nei confronti della razza ariana. L’amore sganciato dalla verità porta ad azioni abominevoli e questo è uno degli errori tipici dei nostri tempi. Ci si lamenta che oggi c’è poco amore, ma ciò che manca è la consapevolezza della Verità, ossia la convinzione che l’amore, per essere vero, deve essere giudicato dalla verità. È nell’intima natura di Dio la presenza di questa verità, e cioè che l’amore è vero se è conforme al Vero.FB_IMG_1716713388082.jpg
 

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SANT’AGOSTINO DI CANTERBURY vescovo
Agostino, abate benedettino e primo arcivescovo di Canterbury, nato a Roma nel 534, è venerato come santo sia dai cattolici che dagli anglicani. Fu inviato in Inghilterra da Papa Gregorio I, nel 597, su richiesta del re pagano del Kent, Etelberto, il quale avendo sposato Berta, la figlia cristiana del re di Francia, permise alla moglie la fondazione di una piccola comunità cristiana. Agostino, messosi in viaggio, tornò presto indietro spaventato dalla crudeltà dei Sassoni. Però Gregorio I riuscì a farlo ripartire, anche perché Etelberto e i suoi sudditi avevano chiesto il battesimo. Agostino fu nominato primate d’Inghilterra e ricostruì a Canterbury una chiesa che divenne cattedrale e fondò un monastero. Cercò invano di riunire le comunità dei monaci irlandesi a quelle cristiane. Agostino fu una figura fondamentale per l’evangelizzazione della Gran Bretagna ed è conosciuto come l’Apostolo d’Inghilterra.FB_IMG_1716791473571.jpg
 

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SAN FERDINANDO III re di León e di Castiglia
Ferdinando nacque nel 1199, figlio di Alfonso IX, re di León, e di Berengaria, regina di Castiglia. Egli succedette al trono di entrambi i genitori, unificandoli così in un unico regno. Portò guerra contro i Mori, non solo liberando la Spagna da questi invasori, ma annientando il loro potere, scopo principale delle Crociate. Ferdinando riuscì a portare a termine quella che è stata chiamata la “Riconquista”. Fu un governante modello, ma anche uomo esemplare dai sani principi cristiani. Nutriva una particolare devozione per la Madonna e considerava il suo regno un dono concessogli dal Signore, tanto da ringraziarlo per ogni azione ad esso legata. Al Signore chiese perdono con umiltà al momento della sua morte, avvenuta nel 1252. Le virtù riconosciutegli, purezza nei costumi, prudenza, eroismo, generosità, mansuetudine, spirito di servizio verso il suo popolo, saggezza nel governare, vissute con zelo, gli hanno fatto percorrere il cammino di santità fino al raggiungimento della perfezione morale e diventare un modello di sovrano e governante cristiano.FB_IMG_1717052768152.jpg
 

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VISITAZIONE DELLA B. V. M. A SANTA ELISABETTA
Dopo l’annuncio dell’Angelo, Maria si mise in viaggio per fare visita alla cugina Elisabetta, anch’essa in attesa, e portarle aiuto. Forse si unì a una carovana con cui attraversare la Samaria e giungere in Giudea, dove abitava la famiglia di Zaccaria. Quali sentimenti invadevano il suo animo per quanto le stava accadendo, mentre meditava il mistero annunciatole dall’angelo. Erano sentimenti di umile riconoscenza verso la grandezza e la bontà di Dio, che Maria espresse alla cugina cantando l’inno del Magnificat, ossia lodando l’amato con amore gioioso: “La mia anima esalta il Signore, e trasale di gioia il mio spirito...”. Elisabetta, ispirata dalla grazia che Maria portava nel grembo, avvertì il grande mistero che operava nella cugina: la sua dignità di Madre di Dio, la sua fede nella parola divina e la santificazione del precursore, che esultava di gioia nel seno della madre. Maria rimase con Elisabetta fino alla nascita di Giovanni Battista. La festa della Visitazione veniva già celebrata dai frati minori nel 1263, il 2 luglio, secondo i calcoli, al termine della visita di Maria. Venne poi estesa a tutta la Chiesa latina da papa Urbano VI, per propiziare, con l’intercessione di Maria, la pace e l’unità dei cristiani divisi dal grande scisma d’Occidente. Oggi, il calendario liturgico fissa la celebrazione dell’evento l’ultimo giorno di maggio, per coronare la conclusione del mese che la devozione popolare consacra al culto della Vergine.FB_IMG_1717141006110.jpg
 

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