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Roberto57

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Lazio da applausi, Immobile stende lo Zenit. Qualificazione a un passo


Finisce 3-1 un match sempre in pugno della squadra di Inzaghi. A segno anche Parolo e Dzyuba. L'Europa è garantita col terzo posto inattaccabile. Ma col +4 sul Bruges gli ottavi sono lì...

Tutta un’altra musica. Dopo essersi accontentata di due pareggi con Bruges e Zenit quando aveva mezza rosa indisponibile, stasera la Lazio, seppur priva di Milinkovic ha battuto agevolmente il club di San Pietroburgo, testa di serie del suo girone, assicurandosi, mal che vada, il terzo posto nel raggruppamento. La squadra di Inzaghi si è imposta per 3-1, grazie alla doppietta di Immobile (al 3’ e al 55’ su rigore) e al gol di Parolo al 22’ (inutile la rete di Dzyuba al 25’). Per l’attaccante biancoceleste, comprese le avventura con Dortmund e Siviglia, è il settimo gol nelle ultime 11 partite giocate nella massima competizione europea. Alla Lazio, attualmente seconda a -1 dal Dortmund primo (nella prossima giornata ci sarà lo scontro diretto in Germania) basta il pareggio con il Bruges nell’ultima del girone, per assicurarsi la qualificazione agli ottavi.


La gara —​

La Lazio parte subito fortissimo,
schiacciando lo Zenit nella propria metà campo, e passa al 3’, con una sassata di Immobile dal limite che sorprende Kerzhakov. I biancocelesti non mollano la presa e continuano a tenere il baricentro alto, a mettere in difficoltà i russi con le verticalizzazioni di Luis Alberto e le serpentine di Correa, e a segnare con conclusioni dalla distanza: è Parolo, al 22’, a mandare la palla nell’angolino alla destra di Kerzhakov. La partita sembra indirizzata, ma Dzyuba, al 25’ la riapre improvvisamente. L’attaccante russo è bravo a controllare il cross di Rakitsky e a battere Reina. La Lazio subisce il colpo e pochi secondi dopo il 2-1 rischia anche di subire il pareggio: il tiro di Erokhin, dal limite, sorvola di poco la traversa. Lo Zenit prende coraggio, aumenta la pressione ma, su un calcio d’angolo, subisce il contropiede di Correa che ritarda però l’imbucata per Luis Alberto, con lo spagnolo che riceve palla avendo già il portiere addosso. È ancora Correa, al 40’, a sfondare sulla sinistra e a servire Parolo, nel cuore dell’area di rigore russa, da dove l’odierno capitano biacoceleste calcia incredibilmente fuori. L’ultima occasione è di Lazzari, servito ancora da Correa, che da ottima posizione spara però addosso a Kerzhakov.

La ripresa —​

Anche nel secondo tempo la Lazio parte forte, con Immobile che, dopo pochi minuti, non riesce a calciare dopo un rimpallo che lo aveva favorito nel cuore dell’area. Al 55’ Correa lancia Lazzari sulla destra, bravo a servire Immobile che viene buttato giù in area. Per Oliver è rigore che lo stesso attaccane trasforma. Al 62’ altra occasione: su assist di Acerbi è Correa, di testa, a mancare la porta. All’85’ è Muriqi (entrato al posto di Immobile) a divorarsi il 4-1 dopo na bella imbucata di Luis Alberto. Nella parte finale dell’incontro la Lazio gestisce il risultato senza ma concedere occasioni allo Zenit, con Inzaghi che cambia tre centrocampisti su cinque (fuori Parolo, Lazzari e Leiva per Akpa-Akpro, Fares e Cataldi) proprio per permettere alla sua squadra di non abbassare il ritmo e restare mantenere il controllo della gara. Per la Lazio è quasi una formalità, e settimana prossima si giocherà il primato del girone con il Dortmund.
 

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E stasera tocca a noi.......🤞

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Inter-Real Madrid, le probabili formazioni: in attacco c’è la LuLa, Conte cambia la difesa. La scelta su Eriksen​


I dubbi dei due tecnici in vista della gara di domani di Champions League

Mancano ormai poche ore alla gara tra Inter e Real Madrid. Sarà una sfida molto importante per entrambe le squadre, che cercano punti decisivi per continuare il cammino europeo. Antonio Conte è alle prese con i dubbi di formazione e in queste ore stà sciogliendo gli ultimi nodi.

Secondo quanto riportato da calciomercato.com, in attacco si rivede la LuLa, dopo che Luataro Martinez è partito dalla panchina contro il Torino. Sugli esterni dovrebbe agire Hakimi da una parte e Perisic dall’altra, con Vidal, Barella e Gagliardini a completare il centrocampo. In difesa di sarà il trio Bastoni-de Vrij-Skriniar, che si ricompone dopo il turnover della scorsa uscita in campionato.

Zidane dovrà fare a meno di alcune assenze, tra cui quelle pesanti di Benzema e del capitano Sergio Ramos.

Inter-Real Madrid, le probabili formazioni:​


Inter (3-4-1-2): Handanovic; Skriniar, De Vrij, Bastoni; Hakimi, Gagliardini, Barella, Perisic; Vidal; Lukaku, Lautaro. All. Conte.


Real Madrid (4-3-3): Courtois; Carvajal, Varane, Nacho, Mendy; Modric, Casemiro, Kroos; Asensio, Mariano Diaz, Hazard. All.Zidane.
 

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1606325734148.png R.I.P.

Maradona, un’icona mondiale che ha cambiato l’Argentina e Napoli​

Se ne è andato l’artista del pallone, l’anima del suo paese e della città che ha sempre adorato. Pur con tutte le sue contraddizioni, è stato un eroe per tanti, soprattutto gli ultimi

È resuscitato più volte nella sua vita spericolata. Stavolta non ce l’ha fatta e il mondo piange il più grande di tutti con un pallone fra i piedi, ma anche con qualsiasi oggetto sferico.
Diceva Michel Platini, uno che l’ha sfidato tante volte e di sicuro ha un’alta considerazione di se stesso: “Quel che io faccio con un pallone Maradona lo fa con un’arancia”. Populista, peronista, castrista, seguace di Che Guevara, anima di Buenos Aires e cuore di Napoli. Diego è stato questo e tanto altro, impossibile in poche righe inquadrare uno dei pochi miti veri, raccontato in libri, film, serie tv e rotocalchi. Mito in vita, mentre da Che Guevara a James Dean, altri sono morti giovani, diventando dopo personaggi letterari.

Essere Diego​


Ha sopportato il peso di tutto questo - perché non è facile essere Diego Armando Maradona - senza aver mai paura della folla, della sua gente, che a volte lo travolgeva. Lui è stato unico in tutto. Perché ai tempi di Pelè non c’erano abbastanza immagini perché i giovani d’oggi ne abbiano una memoria approfondita. Mentre i campioni odierni, dai Messi ai Ronaldo, hanno una regia marketing per ogni clip postata, studiata a tavolino. Maradona no. Lo trovi a giocare su un campo sterrato di Acerra rischiando le gambe per aiutare un bimbo malato, o riscaldarsi a Stoccarda, prima della finale vinta di Coppa Uefa, palleggiando con un bimbo. E rimani affascinato guardando quelle magie e quella
gioia, perfettamente scandita da “Live is life”. Lui la sua l’ha vissuta in maniera profonda, cadendo e rialzandosi senza mai avere vergogna di mostrarsi.
Scendendo negli inferi della dipendenza, rialzandosi sempre con dignità, mai nascondendosi. In quest’ultimo, complicato, periodo della sua vita è riuscito in un altro dei suoi capolavori. Ha messo insieme idealmente tutti i suoi figli, facendo in modo che diventassero fratelli. Dalma e Gianinna, con Diego Fernando, Jana e il napoletano Diego jr. Diverse le madri, diverso il carattere, unico l’amore per un padre perdonato e amato. Perché a loro ha saputo chiedere scusa per la vita spericolata. Sarà per questa sua manifesta imperfezione, in contrasto aspro con la perfeziona divina sul campo, che la gente lo adora e lo venera, addirittura c’è chi lo prega come una divinità.

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La 'mano de Dios', ovvero il gol all'Inghilterra a Messico ‘86

Sublime Argentina​


Ha vinto un Mondiale favoloso nel 1986, generando letteratura come nessun altro terrestre con la pelota. La simbologia di una guerra all’Inghilterra, per le Malvinas, vinta con la “Mano de Dios” e il gol del secolo. Lì l’uomo diventa eroe per l’eternità, sublimando un’Argentina che vive un momento fra i più alti della sua storia. E i Mondiali vinti potrebbero essere tre, con quella discussa finale persa nel ‘90 contro la Germania, a Roma, e poi quella estromissione nel ‘94 ad opera della Fifa: usato come figurina e poi scaricato quando si teme che la sua Argentina possa vincere.

La presentazione al San Paolo nel 1984
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la somiglianza con napoli​


Nessuna città si è mai identificata tanto come Napoli con Diego, somigliandosi in tutte le contraddizioni. Famiglia e amanti. Bellezza e spreco. Amore e droga. Sullo sfondo il riscatto per gli ultimi, la lotta contro i padroni, del calcio e non solo. Il no alla Juve. Diego ha vissuto la città sino in fondo, scendendo negli inferi, nelle zone più buie. Ma regalando il periodo più solare. A volte si fermava con la macchina in una curva panoramica di Posillipo, si godeva il panorama sul Golfo e ringraziava Dio per quella fortuna. Diceva: “A Napoli ho passato sette anni, ma nel mio cuore contano il triplo per il legame che ho con quella splendida gente”. Cui ha portato due scudetti, una Coppa Uefa, una Supercoppa, una Coppa Italia e soprattutto la felicità di recarsi alla domenica a Fuorigrotta sapendo di assistere ogni volta a qualcosa di straordinario. Ha vinto anche al Boca e a Barcellona qualcosa, ma nulla che possa essere paragonato all’intensità di quanto successo a Napoli. Oggi c’è una generazione di Diego Armando, ormai ultratrentenne, che potrà tramandare quelle gesta, che vivono in ogni angolo della città.
Da un murale a un altarino. Perché a Napoli e non solo è stato anche per una generazione unità di misura. Se facevi qualcosa di straordinario nella tua vita eri “a livello Maradona”. Se la sparavi grossa subito ti rispondevano: “E chi ti credi di essere? Maradona?”. Ora che ha raggiunto gli adorati genitori Doña Dalma e Don Diego, magari non sentiremo più i benpensanti che per una vita lo hanno giudicato e condannato. Adesso di Diego resterà la favola dell’eroe che infiammò una nazione e rese felici i napoletani. Ma è tutto vero.
Diego con una storica pagina della Gazzetta. Ansa

Diego con una storica pagina della Gazzetta. Ansa
 

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DACCORDISSIMO CON QUANTO ESPRESSO DAL GIORNALISTA...MA FIGUARIAMOCI SE HA LE P...E PER FARLO :mad::mad:

01.jpg a buon intenditore..poche parole

Calciomercato Inter, dimissioni Conte |”Deve prendere atto del suo fallimento”​

nter sconfitta dal Real Madrid, serve un miracolo per la qualificazione in Champions. Conte nel mirino di critica e tifosi


L’Inter cede le armi al Real Madrid ed è ad un passo da una nuova eliminazione alla fase a gironi di Champions League. Ennesima prestazione deludente in questa stagione, con gli spagnoli di Zidane che hanno dominato il match ed espugnato San Siro grazie alle reti di Hazard e Rodrygo. Antonio Conte tradito dal ‘fedelissimo’ Vidal, espulso nel primo tempo per doppio giallo dopo le proteste reiterate nei confronti dell’arbitro. Ma nel mirino della critica e dei tifosi c’è soprattutto il tecnico leccese per gli ultimi risultati sotto le attese dell’Inter.

Inter, Capuano attacca Conte: “La coerenza vorrebbe subito le dimissioni”​

Giovanni Capuano punta il dito contro Conte dopo il tonfo di ieri sera: “Serve adesso responsabilità per prendere atto del proprio fallimento e scendere alla prima fermata. Rinunciando anche a uno stipendio che altrimenti è una prigione per un club che avrà anche commesso errori, ma certamente non ha lesinato sforzi per venire incontro al proprio tecnico”, sottolinea il giornalista a ‘Derbyderbyderby.it’.

Capuano rincara la dose: “La coerenza vorrebbe che Conte si dimettesse adesso. E che a Marotta fosse consentito di comporre in fretta il numero di cellulare di Massimiliano Allegri prima di fare i conti, anche lui, con le proprie scelte. Non c’è nulla da salvare fin qui nella stagione interista e non è impossibile mettere in fila le responsabilità. Ad esempio, quelle di chi ha preteso un profilo come Vidal, perché i giovani non garantivano esperienza, e poi ne è stato tradito. Questa è l’Inter di Conte e l’Inter di Conte ha fallito”.

 
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Sassuolo-Inter: le probabili formazioni


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Da 5 anni il Sassuolo è la bestia nera dei nerazzurri, che però ricordano con piacere il doppio 7-0 nel 2013 e 2014. Conte rischia grosso contro De Zerb​

Una squadra che sta filando come un treno (il Sassuolo) e una che non riesce a trovare il ritmo (l'Inter). Una squadra che si trova al secondo posto a sorpresa (quella di De Zerbi) e una che non può essere contenta del quinto (quella di Conte), peraltro a -5 dai cugini del Milan. La partita, che si giocherà alle 15, promette di essere avvincente. Per Antonio Conte è l'ennesimo banco di prova di questo inizio di stagione dell'Inter, non all'altezza delle aspettative, in Italia e in Europa. Per Roberto De Zerbi, invece, la possibilità di continuare a sognare in grande.

probabili formazioni​


SASSUOLO (4-2-3-1): Consigli; Toljan, Chiriches, Ferrari, Rogerio; M.Lopez, Locatelli; Berardi, Djuricic, Boga; Raspadori All. De Zerbi.

INTER (3-4-1-2): Handanovic; Skriniar, De Vrij, Bastoni; Darmian, Gagliardini, Barella, Perisic; Vidal; Lautaro, Sanchez. All. Conte.

precedenti e curiosità​


L’Inter ha perso sette sfide di Serie A contro il Sassuolo: contro nessuna squadra ha subito più sconfitte dal 2015 a oggi (sette anche contro la Juventus). Dopo una serie di 4 sconfitte di fila in campionato contro gli emiliani, l’Inter è rimasta imbattuta nelle tre sfide più recenti (1 vittoria e 2 pareggi). Tra le partite da ricordare, il doppio 7-0 dell'Inter, nel 2013 in trasferta e nel 2014 a San Siro. Il Sassuolo (5 vittorie e 3 pareggi) è una delle tre squadre imbattute in questa Serie A insieme con Milan e Juventus: solo una volta nella loro storia ha fatto registrare una serie più lunga senza sconfitte (11 tra maggio e settembre 2015). L’Inter ha vinto 15 delle 23 trasferte di Serie A con Conte in panchina, più di ogni altra squadra dall’inizio della scorsa stagione.
 
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VUOI VEDERE CHE A CONTE PORTA
MALE LA BARBA LUNGA!!!!
OGGI SI E' SBARBATO🤣🤣🤣

Sassuolo-Inter 0-3, gol e highlights. A segno Sanchez e Gagliardini, autorete di Chiriches​

Solida, cinica e con un gran Lautaro: col Sassuolo Conte ritrova la sua Inter


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Hakimi, fai con calma: un Darmian così... Lautaro trascina, l'Inter va oltre Lukaku​


Grande prova dell'ex Parma, che è la prova della profondità della rosa di Conte. L'argentino, senza Romelu, si carica la squadra sulle spalle

REAZIONE​


È l'aspetto più incoraggiante. Dopo la brutta partita col Real Madrid, la trasferta con la squadra di De Zerbi era piena di insidie. Ma l'Inter è entrata in campo con una determinazione vista poche volte quest'anno. Al di là dei regali di Babbo Natale Chiriches, un eccellente Lautaro poteva segnare dopo 1' e la squadra era sul 2-0 dopo 13'. Sbranando la squadra di De Zerbi. L'Inter è sempre rimasta concentrata, concedendo solo un palo a Djuricic e alcune conclusioni su cui Handanovic si è mostrato reattivo. A testimonianza di una ritrovata compattezza difensiva, con uno Skriniar finalmente ai suoi livelli.

DARMIAN E I "RINCALZI"​


L'acquisto di un Hakimi attualmente in difficoltà ha fatto passare in secondo piano l'arrivo di Darmian, che invece si sta rivelando davvero prezioso. L'ex Parma, che può giocare sia destra che a sinistra, ha reso quasi inoffensivo Boga e ha messo in crisi Rogerio, fino all'assist del 3-0 per un altro protagonista di giornata, quel Gagliardini che per Conte resta più prezioso di Eriksen.

NO LUKAKU? C'È LAUTARO​


Nella giornata in cui Conte ha concesso un turno di riposo a Lukaku, c'è stato il gol, per quanto reso estremamente facile dal gran lavoro di Lautaro e prima da Chiriches, di Sanchez. Ma soprattutto una prova da vero leader dell'argentino, il migliore in campo. Il numero dieci è sempre dentro la partita: avrebbe meritato il gol, ma se giocherà sempre così ne segnerà parecchi.
 
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CHE TENSIONE!!!!!
PER FORTUNA CHE C'E' LUKAKU



Borussia Mönchengladbach – Inter 2-3, nerazzurri ancora in corsa per gli ottavi!​


Borussia Mönchengladbach – Inter , ecco le immagini della partita. Prima vittoria stagionale in Champions League per gli uomini di Conte, i nerazzurri sono ancora in corsa per gli ottavi di finale: l’Inter deve battere lo Shakhtar e sperare in un risultato diverso dal pareggio nella sfida tra Borussia Mönchengladbach e Real Madrid.

Darmian
porta in vantaggio i nerazzurri nel primo tempo, Plea firma il pareggio nel recupero della prima frazione di gioco. Nella ripresa sale in cattedra Lukaku, il belga porta l’Inter sul risultato di 1-3 con una doppietta personale. Plea accorcia le distanze e firma il gol definivo 2-3, dopo pochi minuti il VAR nega la tripletta personale per il giocatore francese.

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Diretta Inter-Bologna ore 20.45: dove vederla in tv, in streaming e probabili formazioni​

Antonio Conte e Sinisa Mihajlovic si sfidano a San Siro: nerazzurri a caccia di continuità per puntare in alto, i rossoblù alla ricerca della "talpa"


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MILANO - "La cosa che più mi ha reso orgoglioso nelle ultime due gare è che ci siamo tappati le orecchie e abbiamo pensato a giocare e fare del nostro meglio". Antonio Conte ha presentato la sfida a San Siro contro il Bologna di Mihajlovic. Il tecnico dei rossoblù intanto è alla ricerca della "spia" all'interno dello spogliatoio: "Ho provato apposta un nuovo schema per vedere chi parla con i giornalisti. L'ho fatto apposta, sto indagando. Se lo trovo lo attacco al muro e smette di giocare...".

Le probabili formazioni​

INTER (3-5-2): Handanovic; Skriniar, Ranocchia, Bastoni; Hakimi, Vidal, Brozovic, Gagliardini, Perisic; Lukaku, Sanchez. Allenatore: Conte. A disposizione: Radu, Padelli, De Vrij, D'Ambrosio, Darmian, Young, Barella, Sensi, Eriksen, L. Martinez. Indisponibili: Vecino, Pinamonti, Nainggolan, Kolarov.

BOLOGNA (4-2-3-1): Skorupski; De Silvestri, Danilo, Tomiyasu,Hickey; Schouten, Svanberg; Sansone, Soriano, Barrow; Palacio. Allenatore: Mihajlovic. A disposizione: Da Costa, Ravaglia, Paz, Mbaye, Calabresi, Khailoti, Dominguez, Baldursson, Kingsley, Rabbi, Vignato, Medel. Indisponibili: Denswil, Dijks, Poli, Orsolini, Santander.

ARBITRO: Paolo Valeri. Assistenti: Fabiano Preti e Marco Bresmes. Quarto uomo: Maurizio Mariani. VAR: Massimiliano Irrati. AVAR: Alessandro Lo Cicero.
 

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Sempre Lukaku e doppietta di Hakimi: 3-1 al Bologna e l'Inter va a -2 dal Milan​



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Buona prova dei nerazzurri, sempre in controllo del match. Conte si porta momentaneamente a due lunghezze dai rossoneri, che domani sfideranno la Samp​


L'analisi—​

Poi Conte si concentra sull'analisi
tattica della gara: "In Italia, a differenza degli altri Paesi, si gioca un calcio molto tattico. Noi quest'anno alterniamo la pressione alta a momenti di attesa. Nella scorsa stagione andavamo sempre in pressione alta, dava dei frutti ma concedevamo qualcosa in più. Un giusto equilibrio è la cosa migliore, l'importante è essere corti, attaccanti e difensori devono contribuire a tenere la squadra in 30-35 metri. Ciò che abbiamo fatto prima resta come bagaglio, un'arma da usare quando ci serve".

Hakimi e gli attaccanti —​

Su Hakimi: "Ha 22 anni, ha fatto un paio d'anni d'esperienza a Dortmund ma in Germania si gioca un calcio meno tattico, che ti 'battezza' meno dal punto di vista personale. Nel nostro campionato ci sono meno spazi, le squadre avversarie si preparano meglio alle sue caratteristiche. Deve migliorare, lavorare, è nella squadra giusta con l'allenatore giusto per farlo. Sono contento perché queste prestazioni aumentano la sua fiducia e autostima. Ha le qualità e devo farlo diventare uno dei più forti in quel ruolo". Per Lukaku, invece, non ci sono più parole: "Ma secondo me può ancora crescere - assicura Conte -. L'ho sempre definito un diamante grezzo, era arrivato dove era arrivato per qualità sue. Lavorandoci, è diventato uno dei più forti al mondo. Ha tecnica, qualità fisiche, gambe. Sembra un giocatore di football americano. È unico. È umile, si mette a disposizione, sono contento di lui come di Lautaro. E anche di Sanchez, anche se deve essere più decisivo, farci fare qualche gol in più... è stato inattivo a lungo a Manchester, ora sta trovando continuità e può essere decisivo anche a partita in corso".

Eriksen —​

Ancora una volta l'ingresso di Eriksen in pieno recupero ha fatto alzare qualche sopracciglio: "Il mio rapporto con Christian è ottimo, come con tutti i calciatori - taglia corto Conte -. I ragazzi sanno che quando scelgo un giocatore ho i miei motivi, nell'interesse della squadra. Sta lavorando, deve continuare a farlo".
 

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Champions: Inter-Shakhtar Donetsk

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Con Shakhtar gara da dentro o fuori, ko Vidal e Barella in dubbio​


Una gara da dentro o fuori, da affrontare tra assenze pesanti e il rischio "biscotto". L'Inter si ritrova in emergenza alla vigilia della sfida decisiva contro lo Shakhtar Donetsk, ma Conte non vuole sentire alibi: serve vincere, senza nemmeno pensare a cosa succederà tra Real Madrid e Borussia Moenchengladbach.

Perché, in fondo, i tre punti potrebbero anche non bastare ai nerazzurri per centrare gli ottavi per la prima volta dal 2011/12, visto che un pareggio tra spagnoli e tedeschi eliminerebbe Lukaku e compagni. Conte però deve prima di tutto guardare in casa propria, perché a centrocampo è con gli uomini contati. Out Vidal per un risentimento muscolare ai flessori della coscia destra, a rischio anche Barella, che non si è allenato negli ultimi due giorni per un problema alla caviglia, oltre a Nainggolan, fuori ormai da una settimana. A disposizione quindi, insieme a Gagliardini e Brozovic, ci sono i soli Sensi ed Eriksen, con il danese che potrebbe essere la sorpresa dell'ultimo minuto, considerando i pochi minuti concessigli da Conte nelle scorse gare. "Abbiamo problemi a stilare la formazione, ci saranno defezioni importanti soprattutto a centrocampo", ha ammesso il tecnico. "Però dobbiamo avere la consapevolezza che le difficoltà ci devono esaltare. Riuscissimo a farlo sarebbe ancora più bello. Vidal sarà dispiaciuto, ma abbiamo vinto anche col Borussia senza di lui. Giocheremo questa partita con la consapevolezza della grande squadra, quindi sopperiremo all'assenza senza cercare alibi". Non c'è tempo, così, per pensare all'ipotesi del "biscotto" tra Real e Borussia. "Noi dobbiamo pensare a vincere, non sono per nulla preoccupato per quello che succederà a Madrid", l'opinione del tecnico nerazzurro. "Parliamo di Champions League e di grandi club, non di un torneo da bar. Mi auguro che nessuno possa cavalcare questo tipo di situazioni, penso sia deprimente per noi sentir parlare di queste illazioni. Ognuno giocherà per vincere la propria partita", ha concluso Conte. D'altronde, l'Inter ha già pagato nelle ultime due stagioni l'aver pensato troppo alle partite degli avversari, sia nel 2018/19 quando non riuscì a battere il Psv nonostante il pari tra Barcellona e Tottenham, sia nella passata Champions, quando all'ultima giornata venne sconfitta a San Siro dagli stessi catalani in formazione ampiamente rimaneggiata. "Per non avere rimpianti dovremo dare il 110% e fare tre punti, a prescindere dagli altri risultati", le parole di D'Ambrosio. Quello che serve per evitare di pensare troppo agli assenti o ai "biscotti" altrui.


Probabili formazioni di Inter-Shakhtar Donetsk.


INTER (3-5-2)
: 1 Handanovic, 37 Skriniar, 6 De Vrij, 95 Bastoni, 2 Hakimi, 5 Gagliardini, 77 Brozovic, 12 Sensi, 15 Young, 9 Lukaku, 10 Lautaro (27 Padelli, 97 Radu, 11 Kolarov, 13 Ranocchia, 33 D'Ambrosio, 36 Darmian, 14 Perisic, 24 Eriksen, 7 Sanchez). All.: Conte.


SHAKHTAR DONETSK (4-2-3-1): 30 Pyatov, 2 Dodo, 77 Bondar, 49 Vitao, 22 Matviyenko, 6 Stepanenko, 20 Kovalenko, 14 Tete, 11 Marlos, 7 Taison, 9 Dentinho (1 Shevchenko, 81 Trubin, 5 Khocholava, 28 Cipriano, 50 Bolbat, 8 Marcos Antonio, 19 Solomon, 21 Patrick, 27 Maycon, 61 Sudakov, 59 Vyunnyk). All.: Castro. Arbitro: Slavko Vincic (Slovenia).
 

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NON L'HAI ANCORA CAPITO CHE TI DEVI DIMETTERE!!!!!!

L'Inter non sfonda il muro Shakhtar: con lo 0-0 è fuori dall'Europa

Conte: "Gli arbitri non ci hanno rispettato". Poi a Capello: "Il piano B? Ce l'ho ma non lo rivelo"

L'allenatore dell'Inter nervoso: "Ci è mancato solo il gol, ma la squadra ha dato tutto. Certe valutazioni le faremo con calma a freddo"

E' un Antonio Conte comprensibilmente teso quello che analizza il pari con lo Shakhtar, che significa uscita dall’Europa. “Noi poco cattivi? La squadra ha messo tutto quello che aveva, in due partite dominate con lo Shakhtar in 180’ abbiamo fatto zero gol, il loro portiere sia all’andata che al ritorno è stato il migliore. C'è molto rammarico, ci è mancato il gol, poi certe valutazioni le faremo con calma. Se non fai gol non vinci... E in tutta la Champions non siamo stati fortunati con arbitri e Var. Mi sembra che l’Inter non sia stata rispettata nel girone, con tante situazioni da rivedere".

LA POLEMICA —​

"C’è grande amarezza - aggiunge Conte - perché potevamo comunque passare. Cambi tardivi? Con Sanchez ci saremmo sbilanciati molto, poi c’era Lautaro che aveva finito le energie e in mezzo al campo eravamo contati. Ho preferito mettere una punta in più invece di Eriksen per Gagliardini.". Conte, che risponde alle domande di Sky, rifiuta la tesi di una mancanza di gioco. "Oggi lo Shakhtar ha stravolto il suo sistema per giocare con noi. Quale problema di gioco avremmo? Pensate prima di fare le domande". Conte discute anche con Fabio Capello, che gli chiede come mai l'Inter non abbia mai un piano B. "Certo che l'ho il piano B. Ce l’abbiamo ma non vogliamo renderlo pubblico, se no poi gli avversari si preparano anche per quello".

Conte, che lite a Sky. E Capello lo attacca durissimo quando se ne va: “Ma come fa a…”​


Lite in diretta a Sky tra Antonio Conte e Fabio Capello. Nessun tono sopra le righe ma tantissima tensione

Lite in diretta a Sky tra Antonio Conte e Fabio Capello. Nessun tono sopra le righe ma tantissima tensione durante l’intervista post partita.

“Mi è sembrato che l’Inter abbia giocato per vincere ma senza quella rabbia necessaria nelle partite che devi vincere per forza. Tu sei stato giocatore, sei allenatore e sai cosa intendo“, ha incalzato Capello. E a questa osservazione, Conte ha risposto con un laconico “non ho niente da rispondere.”

Allora Capello ha incalzato ancora di più ed è andato in scena la discussione:

Capello: “Ma tu non ce l’hai un piano B per ribaltare le situazioni?”

Conte: “Sì, ce l’abbiamo il piano B”

Capello: “E non l’ho visto”

Conte: “Non lo vogliamo rendere pubblico altrimenti ci parano pure il piano B”

A fine intervista, con Conte andato via in fretta e furia, Capello ha attaccato duramente il tecnico nerazzurro.

“Ma come fa Conte a dire che lo Shakhtar ha cambiato sistema di gioco? Ma ognuno studio l’avversario, è il minimo. E tu devi cambiare se hai un piano B. Invece no, sei un treno che va solo su un binario. E non ho visto alcun piano B, nonostante la battuta di Conte”.
 

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UN ALTRO CAMPIONE SE NE E' ANDATO
R.I.P. PAOLO


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È morto Paolo Rossi: il calcio e l'Italia piangono il simbolo della nazionale Mondiale del 1982​


L'ex attaccante nel 1982 fu capocannoniere del Mondiale vinto dagli Azzurri di Bearzot e vinse anche il Pallone d0oro. Morto a 64 anni per un male incurabile.

Una notizia terribile, nel cuore della notte. Che sconvolge il mondo del calcio, italiano e mondiale. E gli italiani tutti insieme. A 64 anni è morto Paolo Rossi, sconfitto da un male inesorabile, l’eroe dell’Italia campione del mondo del 1982, quella che battè il Brasile di Zico, l’Argentina di Maradona, la Polonia di Boniek e in finale la Germania di Rummenigge. L’Italia di Zoff e Bearzot. Il protagonista principale fu Pablito, che veniva dalla squalifica per calcio scommesse e dopo un brutto inizio di Mondiale, decollò e con lui l’Italia di Collovati e del giovane Bergomi, di Tardelli che diventerà l’uomo dell’urlo e di Gentile attaccato ai pantaloncini di Diego, di Antognoni e del fantastico Bruno Conti.

Che anno, il 1982...—​

In quella estate del 1982 l’Italia intera scese in piazza per far festa, a Madrid per la finale volò anche il presidente Pertini, esultante in tribuna al fianco del re di Spagna. Paolo Rossi era un centravanti da area di rigore che viveva per il gol. Esplose nel Vicenza, passò al Perugia e poi alla Juventus per i suoi anni migliori. In nazionale fu il simbolo dell’Italia di Bearzot e alla fine di quella magica cavalcata vinse il Pallone d’Oro. Tre gol al Brasile, due alla Polonia, uno alla Germania in finale e così l’Italia conquistò il terzo titolo di campione del mondo. Dopo la Juve andò al Milan prima di chiudere la carriera a Verona. Insieme a Baggio e Vieri detiene il record di gol azzurro ai Mondali con 9, è stato il primo giocatore, poi eguagliato da Ronaldo, a vincere nelle stesso anno il Mondiale, il titolo di capocannoniere e il Pallone d’oro. Con la Juve ha vinto due scudetti, una coppa delle coppe, una Supercoppa Uefa e una Coppa dei Campioni, con il Vicenza un campionato di serie B nel quale fu capocannoniere. Conclusa la carriera di calciatore è stato a lungo opinionista per Mediaset e la Rai. Lascia la moglie, Federica, e tre figli: Sofia Elena, Maria Vittoria e Alessandro.

 
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    73
    67
    86
    19
    Cagliari
    64
    36
    37
    02
    04
    Firenze
    66
    27
    44
    90
    17
    Genova
    09
    44
    78
    85
    19
    Milano
    70
    14
    47
    38
    27
    Napoli
    80
    29
    28
    45
    39
    Palermo
    54
    59
    78
    47
    62
    Roma
    17
    22
    49
    52
    88
    Torino
    71
    35
    75
    74
    60
    Venezia
    40
    84
    02
    63
    29
    Nazionale
    08
    13
    44
    69
    85
    Estrazione Simbolotto
    Firenze
    06
    35
    16
    18
    05

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