Novità

Frate Indovino

ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE
La solennità che si celebra oggi è una congiuntura straordinaria nel mistero dell’Incarnazione: l’arcangelo Gabriele annuncia a Maria la nascita del Messia. È il miracolo dell’incontro tra divino e umano, tra il tempo e l’eternità. Centralità di questa festa è il Signore che si incarna in Maria. Dio presceglie come Madre di suo Figlio una fanciulla israelita, della città di Nazareth. Maria è protagonista dell’annuncio che riceve dall’angelo; il Signore è protagonista dell’Annunciazione stessa, Lui che in questa Madre si farà carne. Il Signore è il Redentore, la Vergine la Corredentrice. Il Signore è il piano della Salvezza, la Madre è la “serva di Dio”, umile strumento. La fanciulla di Nazareth sceglie di collaborare e pronuncia il suo “Fiat”, fiduciosa che si compia in questo modo la volontà di Dio su di lei. Grazie a questa innocente fanciulla, Dio diventa storia: è lo storico e miracoloso incontro che sboccerà nella Natività e avrà il suo apice nella Pasqua. E la Vergine Madre in tutti i tempi continuerà a collaborare con lo Spirito Santo, con amore di madre, alla salvezza dei figli di Dio.FB_IMG_1648192369549.jpg
 
SANTI EMANUELE E COMPAGNI martiri in Anatolia (26 marzo)
Il nome Emanuele ha un significato importante, cioè “Dio con noi”, perché etimologicamente indica la venuta di Gesù. Nel Vangelo di Matteo leggiamo: “Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele”. Emanuele indica, dunque, il Messia che si fa uomo e la sua venuta come tempo nuovo di salvezza e redenzione. Emanuele viene ricordato insieme a Sabino, Quadrato e Teodosio. L’epoca in cui vissero è incerta: si pensa che, originari dell’Oriente, siano vissuti in Anatolia, durante le persecuzioni dei cristiani del terzo secolo. Il primo a morire fu il vescovo Quadrato, che allontanato dalla sua diocesi, fu diffidato a continuare l’opera di evangelizzazione, ma poiché continuò a predicare, a battezzare e ad assistere i fedeli, fu catturato e condannato a morte. Emanuele, insieme a trentanove uomini e donne cristiani, si presentò al governatore della provincia dichiarandosi cristiano. Tutti furono torturati perché rinnegassero la loro fede, non lo fecero e furono messi a morte.FB_IMG_1648290552226.jpg
 
SAN RUPERTO vescovo
Salisburgo, la bella città austriaca, prende il nome dalle vicine miniere di salgemma: il suo nome significa infatti “città del sale”. Il santo patrono è san Ruperto, che discendeva dai conti Rupertini, un'importante famiglia che dominava la regione. I Rupertini erano imparentati con i Carolingi e la loro attività si svolgeva a Worms, dove Ruperto ricevette una formazione monastica irlandese. Verso il Settecento sentì la vocazione per la predicazione e la testimonianza monastica itinerante. Si recò in Baviera e qui la sua predicazione portò frutti. Nella sua opera incontrò l’appoggio del conte Theodo di Baviera, che gli diede un terreno sul lago Waller, dove il monaco fondò una chiesa, dedicata a San Pietro. Ruperto non sentì congeniale questo posto, così chiese al conte un altro territorio nei pressi della città romana di Juvavum. Costruì qui un monastero intitolato a San Pietro, il più antico di Salisburgo e di tutta l’Austria. Non lontano da questo monastero, sorse un monastero femminile, diretto dall’abbadessa Erentrude, sua nipote. Con coraggio, egli fece nascere e crescere la nuova Salisburgo, che considera Ruperto suo rifondatore. Egli era una personalità piena di forza e di sensibilità, capace di affondare le radici nelle profondità dello spirito cristiano.FB_IMG_1648373535752.jpg
 
SANTA BALBINA DI ROMA martire
Notizie sulla vita di Balbina ci vengono dalla tradizione. Secondo questa, Balbina era figlia del tribuno romano Quirino. Padre e figlia furono battezzati insieme dopo la conversione del primo dal papa Alessandro I. Balbina si ammalò gravemente e il padre la portò dal Papa che era in prigione e venne da questi guarita. Essendo di nobili origini, venne chiesta più volte in sposa, ma ella rifiutò per rimanere fedele al voto di verginità. Venne così arrestata insieme al padre e dopo essere stata torturata, fu decapitata e seppellita sulla via Appia.FB_IMG_1648707196616.jpg
 
3 Aprile 2022 V Domenica di Quaresima/C dal Vangelo di Giovanni (Gv 8,1-11)

«Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei»

Nella pericope del Vangelo di Giovanni gli scribi e i farisei conducono da Gesù una donna sorpresa in adulterio e Gli chiedono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Gesù più volte aveva rinfacciato agli scribi e ai farisei la loro falsa interpretazione della Legge di Mosè, ricordando loro la parola del profeta Osea: «Misericordia io voglio e non sacrificio» (Mt 9,13). Gli scribi e i farisei tentano perciò con l’inganno di indurlo a pronunziarsi contro la Legge di Mosè per avere motivo di accusarlo davanti al Sinedrio e condannarlo a morte. Ma la risposta di Gesù, proprio alla luce della Legge di Mosè, condanna invece gli stessi scribi e farisei: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E così «se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani», forse perché chi è più anziano ha più peccati da nascondere. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». L’unica Legge d’ora in poi è infatti la “divina misericordia”, la Legge dell’Antica Alleanza scritta «dal dito di Dio» sul monte Sinai e riscritta da Gesù sulla Croce con i chiodi della Sua Passione, che sostituisce il giudizio di condanna con il perdono, perché «Dio non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva» (Ez 33, 11).FB_IMG_1648974240340.jpg
 
SANT’ISIDORO DI SIVIGLIA vescovo dottore della Chiesa
Sant’Isidoro è considerato il più illustre dottore della Chiesa di Spagna. Nacque a Cartagena, da famiglia nobile, tra il 556 e il 571. Rimasto presto orfano, venne educato nella pietà e negli studi dai suoi tre fratelli. Imparò la lingua greca, ebraica e latina e si specializzò nel diritto. Fu eletto sulla cattedra episcopale di Siviglia, e si occupò delle vicende politiche e religiose della Spagna dominata dai Visigoti: contribuì alla conversione di questi dall’arianesimo al credo niceno e fu promotore del risveglio culturale e letterario in quei tempi. Ristabilì la disciplina nella Chiesa di Spagna e animò molti Concili che si tennero a quel tempo, alcuni dei quali presiedette lui stesso. Costruì monasteri e collegi, dove crebbero molti discepoli, fra cui sant’Ildefonso. Ebbe molta cura delle pratiche di pietà e della sua vita interiore con la preghiera, la meditazione e la penitenza. Scrisse: “La vita media, composta dalla vita contemplativa e quella attiva, risulta normalmente più utile a risolvere quelle tensioni che spesso vengono acuite dalla scelta di un solo genere di vita e vengono invece meglio temperate da un’alternanza delle due forme”. Nel momento in cui sentì la morte vicina, ormai infermo, si fece portare in chiesa, dove pregò intensamente e ricevette il viatico. Prima di morire, distribuì i beni della sua casa episcopale e condonò ogni debito. Fu definito: “Il dottore eccellente, la gloria della Chiesa cattolica, il più saggio uomo che fosse comparso per illuminare gli ultimi secoli”.FB_IMG_1649047826408.jpg
 
SAN VINCENZO FERRER sacerdote
Vincenzo nacque a Valenza, in Spagna, nel 1350, ed era figlio di un notaio. Entrò nel convento domenicano della sua città, dove studiò e, in seguito, insegnò logica, filosofia e teologia. In quegli anni, la cristianità stava vivendo anni difficili, confusi: è l’età del “grande scisma d’Occidente”. A Roma viene eletto dai cardinali papa Urbano VI; ma una crisi tra l’eletto e gli elettori portò a una rottura e alla conseguente elezione di un secondo papa, Clemente VII, che si stabilì ad Avignone. Si crearono, così, due schieramenti politici, gli stati europei si divisero tra i due papi, il mondo era caduto nello sconcerto e nell’incertezza. Di fronte alla situazione creatasi, Vincenzo scelse di seguire papa Clemente VII, divenendo collaboratore del cardinale Pedro de Luna, legato del papa ad Avignone, di cui fu successore col nome di Benedetto XIII. Sempre più inquieto per la divisione della Chiesa, Vincenzo ebbe una visione, nella quale gli apparve il Signore con san Domenico e san Francesco. Il Signore gli ordina di mettersi in viaggio e conquistare molte anime. Vincenzo lasciò Avignone per dedicarsi a intense campagne di predicazione. Egli predicava con passione, con straordinaria energia, le parole arrivavano alla coscienza disorientata dei fedeli: invitava i cristiani alla penitenza, alla riforma dei costumi, a una autentica conversione. Sollecitava una riforma della Chiesa. Vincenzo si adoperò, perché la Chiesa ritornasse all’unità e condusse una segreta attività diplomatica per porre fine allo scisma. L’atto finale fu nel 1416, quando egli dovette annunciare all’irriducibile Benedetto XIII la decisione del re d’Aragona di sottrarsi all’“obbedienza” del papa di Avignone. Un nuovo Concilio riunito a Costanza eleggeva il nuovo e unico papa della Chiesa Cattolica, Martino V. In seguito, Vincenzo continuò a camminare e a predicare, dedito a una fruttuosa opera di evangelizzazione.FB_IMG_1649137969302.jpg
 
SAN GIOVANNI BATTISTA DE LA SALLE sacerdote
Giovanni Battista nacque a Reims nel 1651, da genitori nobili. Si laureò in lettere e filosofia; divenne sacerdote e cominciò a collaborare nelle attività delle scuole, scoprendo che a gestirle erano maestri ignoranti e senza stimoli. Così in tutta la sua vita cercò di combattere l’ignoranza. Riunì i maestri in una casa comune, visse con loro, li fece studiare, contemporaneamente, osservava i metodi di altre scuole; passava a questi giovani la gioia dell’insegnamento, li appassionava, perché diventassero veri insegnanti; abolì le lezioni in latino e introdusse l’istruzione in lingua francese. Nacque la comunità dei “Fratelli delle Scuole Cristiane”: una compagnia di educatori. Erano laici, che vestivano con una tonaca nera con una pettorina bianca, sulle spalle portavano un mantello contadino e ai piedi degli zoccoli. Essi, sotto la guida di Giovanni Battista istruivano nella fede, nel sapere, nelle professioni. Il fondatore, ben presto, venne attaccato dal clero, da vari parroci, dall’autorità civile, dai cattolici. Abbandonato anche da qualche amico, egli si chiuse in un isolamento meditativo, ma seppe resistere. Ciò per cui si era speso continuò a dare frutti: nascevano le scuole per adulti, le scuole per maestri, gli istituti d’istruzione nelle carceri, mentre i libri da lui scritti erano sostegno per l’attività dei maestri. Egli dedicò tutta la sua vita al progetto e molte furono le scuole aperte nel mondo. Giovanni Battista de la Salle è proclamato “patrono celeste presso Dio di tutti gli insegnanti”.FB_IMG_1649316082190.jpg
 
SAN DEMETRIO DI TESSALONICA martire
La tradizione pone Demetrio a Tessalonica, ma il Martirologio non cita la località, quindi le sue origini sono incerte. Fu diacono e venne arrestato durante le furiose persecuzioni contro i cristiani volute da Diocleziano, perché predicava il Vangelo. Fu giustiziato intorno al 306, senza processo: subì il martirio trafitto da lance nei fianchi. Probabilmente il luogo del martirio fu Sirmio, dove nacque il culto a lui dedicato e dove solo successivamente sorse la chiesa in suo onore. Si narra che nel Medioevo le sue reliquie trasudassero un olio profumato e miracoloso; inoltre, in questo periodo venne adottato come protettore dei crociati.FB_IMG_1649487838598.jpg
 
DOMENICA DELLE PALME
I Vangeli narrano che Gesù giunse con i discepoli vicino Gerusalemme e mandò due di loro nel villaggio a prendere un’asina legata con un puledro e a portarglieli. Questo avvenne, perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta Zaccaria (9, 9) “Esulta grandemente figlia di Sion, giubila figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina”. La mattina dopo, i discepoli coprirono l’asina con dei mantelli e Gesù vi si pose a sedere avviandosi a Gerusalemme. Qui, si era radunata la folla numerosa, avendo sentito che stava arrivando il Messia, stese a terra i mantelli e agitando ramoscelli di ulivo e di palma, rendevano onore a Gesù. E Gesù fece il suo ingresso in Gerusalemme, sede del potere civile e religioso in Palestina, acclamato come un re seduto su un’asina, non su un cavallo simbolo di nobiltà. Certamente, il Messia, atteso come un liberatore, avrebbe dovuto cavalcare un cavallo, ma Egli scelse un’asina, animale umile, mite, a servizio della gente pacifica e lavoratrice. Quindi, Gesù si mostra un re privo di ogni forma esteriore di potere, armato solo dei segni della pace e del perdono, a partire dalla cavalcatura.
La liturgia della Domenica delle Palme, inizia in un luogo adatto fuori della chiesa. I fedeli vi si radunano e il sacerdote leggendo le orazioni, procede alla benedizione dei rami di ulivo o di palma, distribuiti ai convenuti. Dopo la processione che porta in chiesa, si procede con la lettura del Vangelo. L’uso di portare nelle proprie case l’ulivo o la palma benedetta ha un puro valore devozionale, come augurio di pace.FB_IMG_1649581424339.jpg
 
SANTA GEMMA GALGANI vergine
Gemma nacque nel 1878, in provincia di Lucca. A soli otto anni perse la madre, sua maestra di fede e poco dopo morì anche il padre, farmacista del paese. La famiglia Galgani, composta di sei fratelli e con loro vivevano anche due zie, dovette affrontare grandi sofferenze per le ristrettezze economiche. Nel frattempo, Gemma ricevette l'ispirazione di seguire con impegno la via della croce, come suo itinerario cristiano. Ella dialogava col suo Angelo custode, il quale le anticipò che i gioielli di una sposa del Crocifisso sono la croce e le spine. Gemma si ammalò gravemente, perdendo l’uso delle gambe. Fu il passionista san Gabriele dell’Addolorata, che apparendole, la confortò e fu anche sua guida spirituale. Gemma pativa grandi sofferenze e passava i giorni nella preghiera, ma quando sembrava non ci fosse più nulla da fare, accostatasi all’eucaristia, guarì miracolosamente. La ragazza continuò il suo cammino e, la sera della festa dell’Immacolata, fece voto di verginità. Ma grazie più grandi l’attendevano, infatti, ricevette l’apparizione di Gesù con Maria e il suo Angelo custode: dalle ferite di Gesù uscivano fiamme che toccavano le mani, i piedi e il cuore di Gemma. Gemma si sentì come morire, ma Maria la sorreggeva. Alla fine, Gemma si trovò in ginocchio e provava un forte dolore alle mani, ai piedi e al cuore e vi usciva sangue. Quei dolori, però, le davano una pace perfetta. Da quel momento, ogni settimana, Gesù la chiamò a collaborare nell’opera della salvezza, unendola alle sue sofferenze fisiche e spirituali. Tutto ciò, per Gemma fu motivo di gioia e di dolore insieme. La fanciulla dovette lasciare la sua casa e venne accolta nella casa dei coniugi Giannini, come una vera figlia. Ma, la sua condizione era davvero particolare: cadeva in estasi, in preghiera sudava sangue, le apparivano sul corpo delle ferite, i segni della Passione di Gesù. Così Gemma venne sottoposta a esami medici, ma di fronte al dolore fisico e alle prove morali, non diceva nulla, la sua serenità era straordinaria, era obbediente, anzi viveva la sofferenza in maniera “normale”. Morì di Sabato Santo, a 25 anni. Gemma, una piccola grande mistica, sempre in affettuoso colloquio con Gesù, sorridente davanti alle difficoltà più dure. Un’anima candida, contemplativa, orante, che visse nel riserbo e operò conversioni. Santa, perché ha accolto il peso della sofferenza di Cristo in maniera silenziosa, restituendo il coraggio e la fede a tante persone sfiduciate.FB_IMG_1649658851083.jpg
 
Facciamo un po di Gossip
Una famosa diciamo tra virgolette "star" della TV porta oltre al nome anche il cognome della Santa sopra citata.
 

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