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Frate Indovino

BEATA VERGINE MARIA MADRE DELLA CHIESA
La Vergine Maria è Madre di tutti gli uomini e specialmente dei membri del Corpo Mistico di Cristo, in virtù del fatto che è la Madre di Gesù attraverso l’evento dell'Incarnazione. Gesù stesso confermò dalla Croce, prima di morire, che sua Madre è nostra madre attraverso il suo affidamento a san Giovanni, esprimendosi così: “Donna, ecco tuo figlio!” (Gv 19,26). E aggiungendo, rivolto al discepolo: “Ecco tua madre!” (Gv 19,27). La Madonna ha accettato e vissuto il testamento di amore del Figlio suo accogliendo tutti gli uomini, in quel momento, rappresentati dal discepolo amato, come figli da rigenerare alla vita divina e divenendo amorosa nutrice della Chiesa che Cristo in croce, emettendo lo Spirito, ha generato. La fede è la virtù che ha accompagnato Maria nel suo cammino e l’ha radicata profondamente nel progetto di salvezza di Dio. Contemporaneamente, nel discepolo amato, Cristo ha chiesto a tutti i discepoli di donare il suo amore alla Madre, affidandola a loro, affinché la accogliessero con affetto filiale. Noi fedeli dobbiamo avere lo stesso atteggiamento del discepolo amato. Ecco perché la pietà della Chiesa verso la Beata Vergine è un elemento intrinseco del culto cristiano. Quindi, Maria è la Madre della Chiesa perché, essendo la Madre di Cristo, è anche la madre dei fedeli e dei pastori della Chiesa, che formano con Cristo un unico Corpo Mistico. La Chiesa rende alla Vergine un culto singolare, cominciato all’inizio della sua “fondazione” e che durerà per sempre, secondo le parole profetiche che Maria stessa enunciò: “Tutte le generazioni mi chiameranno benedetta” (Lc 1,48). L’amore che i fedeli nutrono per Maria come Madre, cercando di amarla come l’ama Gesù, è definita Pietà filiale.SmartSelect_20220606-064047_Facebook.jpg
 
SANT’EFREM dottore
Efrem nacque nel 306 a Nisibi, città della Mesopotamia, quando era governata da Roma con la forza. Ricevette il battesimo a diciotto anni. All’epoca, la Chiesa orientale era una comunità cristiana costretta a vivere tra l’Impero di Roma, che prima perseguitò i cristiani e poi formalmente si convertì, e l’eterno nemico: la Persia. Efrem era diacono e, attraverso i suoi scritti, ha tramandato l’immagine di una Chiesa viva e attenta alla liturgia e alla figura di Maria. Fu predicatore e comprese l’importanza della musica e della poesia come strumenti per difendere la fede cristiana. Fu autore prolifico: le sue opere, in prosa o in poesia, si trattasse di omelie o di inni, divennero parte della liturgia stessa. Ci sono testimonianze che dichiarano che in alcune chiese, dopo la lettura della Bibbia, si leggevano pubblicamente le sue opere. Egli si distinse sempre per il servizio che fece alla Chiesa, sia in campo liturgico, sia in campo teologico. È oggi ricordato come Dottore della Chiesa.SmartSelect_20220609-090619_Facebook.jpg
 
SAN BARNABA apostolo
San Barnaba, ebreo nativo di Cipro, si convertì al cristianesimo cambiando radicalmente la sua vita. Era uno dei 72 discepoli di Gesù. Il suo nome era Giuseppe e fu chiamato Barnaba, cioè “figlio della consolazione” o “figlio della predicazione” dagli Apostoli. Egli vendette la sua terra e i suoi beni e donò il ricavato agli Apostoli. Divenne egli stesso grande predicatore ed evangelizzatore. Accolse Paolo appena convertito e lo presentò ai Compagni, facendosi garante della sua conversione a Damasco. Con Paolo compì il primo viaggio di evangelizzazione in Asia e altri viaggi apostolici. A Gerusalemme difesero entrambi l’ammissione dei Gentili senza necessità di circoncisione. Era uomo mite, viveva del lavoro delle proprie mani ed esortava tutti a perseverare nella fede. Rientrato a Cipro, fu arrestato, lapidato e arso vivo. Era molto legato a Matteo. Egli guariva con l’imposizione del Vangelo. Quando fu ritrovato il suo corpo, sul suo petto era appoggiato il manoscritto del Vangelo di Matteo.SmartSelect_20220611-074628_Facebook.jpg
 
LA SANTISSIMA TRINITÀ
La Santissima Trinità è, nella dottrina cattolica, un mistero che non può essere compreso; e ciò che è mistero, seppur indimostrabile con la ragione, non è irrazionale. Dio è unico, Dio è assoluto, quindi parliamo di un solo Dio che però è in tre Persone uguali e distinte. Quale è il Padre, tale è il Figlio e tale è lo Spirito Santo. Increato è il Padre, increato è il Figlio, increato è lo Spirito Santo. Onnipotente è il Padre, onnipotente è il Figlio, onnipotente è lo Spirito Santo. Vi sono tre increati, tre assoluti, tre onnipotenti, ma un increato, un assoluto e un onnipotente. Dio e Signore è il Padre, Dio e Signore è il Figlio, Dio e Signore è lo Spirito Santo; vi è un solo Dio, un solo Signore. La Santissima Trinità è quindi composta dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo e in questa successione logica. Ciò vuol dire che senza il Figlio non ci sarebbe lo Spirito Santo e senza il Padre non ci sarebbe il Figlio. Al Padre si attribuisce l’azione della creazione, al Figlio quella della redenzione, allo Spirito Santo quella della santificazione. Ma dobbiamo sapere che nella creazione ha agito tanto il Padre, quanto il Figlio, quanto lo Spirito Santo e così nella redenzione, quindi possiamo affermare che il Padre crea, il Figlio redime, lo Spirito Santo santifica. Il Figlio è chiamato anche Verbo (Parola) per indicare il fatto che è il Dio che si manifesta, che si comunica. Il Figlio è anche il Logos, la Verità, mentre lo Spirito Santo è l’Amore. Troviamo così in Dio la logica verità-amore. L’amore deve essere sempre giudicato dalla verità, altrimenti si annullerebbe. Infatti, se l’amore non è giudicato dalla verità diventa il contrario di sé. Un esempio: perché Hitler decise di perseguitare gli Ebrei? Per il troppo “amore” nei confronti della razza ariana. L’amore sganciato dalla verità porta ad azioni abominevoli e questo è uno degli errori tipici dei nostri tempi. Ci si lamenta che oggi c’è poco amore, ma ciò che manca è la consapevolezza della Verità, ossia la convinzione che l’amore, per essere vero, deve essere giudicato dalla verità. È nell’intima natura di Dio la presenza di questa verità, e cioè che l’amore è vero se è conforme al Vero.SmartSelect_20220612-072932_Facebook.jpg
 
SANT’ANTONIO DI PADOVA dottore
Sant’Antonio (1195-1231) nacque a Lisbona da nobile famiglia. Ancora molto giovane, intraprese la strada religiosa, con ferma vocazione. Sconvolto dalla vista dei corpi di cinque frati decapitati che venivano riportati dal Marocco, dove avevano predicato agli infedeli, decise di passare al nuovo Ordine dei Minori per seguire le loro orme e ottenere di partire per quella terra. Ma, le cose andarono diversamente: si ammalò e dovette tornare indietro e, nel frattempo, dovette partire per l’Italia per partecipare al Capitolo Generale, dove ascoltò Francesco tenere i discorsi ai fratelli. Il suo talento più grande fu l’eloquenza unita a una grande capacità espressiva. I suoi Sermoni trattano delle virtù, dell’amore di Dio, della pietà verso i poveri, dell’umiltà e condannano l’orgoglio, la lussuria, l’avarizia. Fu un predicatore infaticabile e per mezzo di lui si compirono celebri miracoli, come ad esempio la predica ai pesci. Morì a Padova.SmartSelect_20220613-103013_Facebook.jpg
 
SAN VITO adolescente martire
È conosciuto anche come san Vito di Lucania, ma la tradizione dice che i suoi natali sono in Sicilia. Il padre era pagano e lo fece arrestare, ancora adolescente, perché professava la fede cristiana. Fu imprigionato, ma venne liberato da un angelo. Si spostò in Lucania, dove fece opera di apostolato. Per la sua dote di taumaturgo, fu chiamato da Diocleziano, a Roma, perché scacciasse il demonio da suo figlio. Dopo aver ottenuto il miracolo, Diocleziano arrestò Vito e lo fece uccidere con i suoi compagni. Di Vito si raccontano molti miracoli, tra cui questo: egli seppe che dei cani avevano dilaniato un bambino. Allora richiamò i cani facendosi ridare i resti del corpicino e restituì la vita al bambino.SmartSelect_20220615-080925_Facebook.jpg
 
SAN RANIERO DI PISA povero e pellegrino
Raniero nacque a Pisa nell'anno 1118 da famiglia benestante. Era molto portato per la musica, suonava la lira e cantava anche bene, così visse la sua giovinezza nei divertimenti, trascurando la volontà dei genitori e gli studi. Un giorno, a diciannove anni, incontrò un eremita, Alberto, che lo aiutò nella conversione e ad abbracciare la fede cristiana per mettersi al servizio di Dio. Fu un cambiamento radicale di vita. Presto partì per la Terra Santa. A ventitré anni decise di vivere in totale povertà e donò tutte le sue ricchezze ai poveri. Da allora, Raniero visse imitando il suo maestro, Gesù Cristo. Salì sul Monte Calvario e nella cappella del Golgota, si spogliò degli abiti e indossò una “pilurica”, una rozza veste penitenziale. Passava le giornate a pregare presso il Santo Sepolcro. Per combattere l’orgoglio che poteva nascere dalla fama che già aveva presso i fedeli, per i miracoli che compiva, praticava lunghi digiuni penitenziali e mangiava solo acqua e pane. Raniero ritornò a Pisa, dove continuò a operare miracoli, amato e stimato dai suoi concittadini. Era chiamato da questi “Raniero dall’Acqua”, per la sua abitudine di donare acqua e pane benedetti a chi chiedeva i suoi consigli.SmartSelect_20220617-081929_Facebook.jpg
 
SAN CALOGERO eremita
Il nome Calogero viene dal greco e significa “buon vecchio”. Le notizie sulla sua vita sono giunte confuse. Probabilmente viene dal Bosforo. In seguito a una visione angelica comprese che il suo compito era di evangelizzare la Sicilia. Con l’autorizzazione del papa si fermò nell’isola a predicare e ad aiutare gli abitanti suggerendo come utilizzare le acque termali per i loro malanni, acque vaporose esistenti sui monti su cui si era ritirato a vivere da eremita nelle grotte naturali.
Si racconta che, negli ultimi suoi giorni, essendo ormai ultranovantenne, egli non riuscisse più a cibarsi, per cui Dio gli mandò una cerva, che con il suo delicato latte lo alimentava; un giorno il cacciatore Siero, scorgendo l’animale, lo trafisse con una freccia. La cerva riuscì a trascinarsi all’interno della grotta di Calogero e morì fra le sue braccia. Il cacciatore pentito, riconobbe nell’eremita colui che l’aveva battezzato anni prima, gli chiese perdono e Calogero lo portò nella vicina grotta vaporosa, dandogli istruzioni per le proprietà curative di quel vapore e delle acque che sgorgavano da quel monte. Il cacciatore Siero, divenuto suo discepolo, salì spesso sul monte a visitarlo, ma 40 giorni dopo l’uccisione della cerva, trovò il vecchio eremita morto, ancora in ginocchio davanti all’altare.SmartSelect_20220618-075900_Facebook.jpg
 
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CORPUS DOMINI
La solennità cattolica del Corpus Domini, Corpo del Signore, chiude il ciclo delle feste dopo la Pasqua e celebra il mistero dell’Eucaristia. La festa ebbe origine nella Gallia belgica, per le rivelazioni ricevute dalla santa monaca agostiniana Giuliana di Cornillon. Nel 1208, a Giuliana, durante un’estasi, apparve il disco lunare risplendente di luce candida, deformato da un lato da una linea rimasta in ombra: Dio le fece comprendere che nella Chiesa ancora mancava la solennità in onore del SS. Sacramento. Fu così richiesto al vescovo di introdurre nella diocesi una festa in onore del Corpus Domini. La richiesta fu accolta nel 1246 e venne fissata la data del giovedì dopo l’ottava della Trinità per la celebrazione dell’Eucaristia che cominciò a essere festeggiata nella sola diocesi di Liegi. Nel 1261, fu nominato papa, col nome di Urbano IV, l’arcidiacono di Liegi, confidente di santa Giuliana, Giacomo Pantaléon. A Bolsena, nel 1263, si verificò un particolare miracolo eucaristico: un prete boemo, in pellegrinaggio verso Roma, si fermò a dire messa a Bolsena e al momento dell’Eucarestia, nello spezzare l’ostia consacrata, fu colto dal dubbio che in essa vi fosse veramente il corpo di Cristo. Dall’ostia uscirono alcune gocce di sangue che macchiarono il corporale liturgico e alcune pietre dell’altare. Papa Urbano IV, informato dell’accaduto, l’11 agosto 1264 istituì ufficialmente la festa del Corpus Domini estendendola a tutta la cristianità. La data della sua celebrazione fu fissata nel giovedì seguente la prima domenica dopo la Pentecoste. Il Pontefice insieme ai Cardinali, ai prelati venuti da ogni luogo e a una folla di fedeli, partecipò a una solenne processione in cui venne portato per la città di Orvieto il sacro lino macchiato del sangue di Cristo. Nella solennità del Giovedì Santo, la Chiesa guarda l’istituzione dell’Eucaristia, meditando il mistero di Cristo che ci amò fino alla fine, donando sé stesso sotto forma di cibo e sigillando il nuovo Patto nel suo Sangue; nella solennità del Corpus Domini, la Chiesa riflette sull’intima relazione fra Eucaristia e Chiesa, sulla sua comunione con Cristo, presente nell’Eucaristia in Corpo, Sangue, Anima e Divinità.SmartSelect_20220619-103014_Facebook.jpg
 
SAN LUIGI GONZAGA religioso
Nacque a Castiglione delle Stiviere (Mantova) nel 1568, figlio primogenito del marchese Ferrante I Gonzaga di Castiglione. Visse la sua infanzia a Firenze alla corte dei Medici, fu poi paggio dell’Infante di Spagna Don Diego all’Escorial. Da bambino il padre lo educò alle armi, la madre alla carità. A 10 anni, Luigi sentì che la sua strada era quella che, attraverso l'umiltà, il voto di castità e una vita dedicata al prossimo, l'avrebbe condotto a Dio. Sentiva forte l’attrazione di entrare nella Compagnia di Gesù, ma il padre opponeva grosse difficoltà. Alla fine, libero di seguire Cristo, rinunciò al titolo e all'eredità ed entrò nel Collegio Romano dei Gesuiti, nella pace e nella gioia. Si dedicò agli umili e agli ammalati. Quando un’epidemia di peste colpì Roma, nel 1590, egli si offrì volontario per l’assistenza dei bisognosi e trasportando sulle spalle un moribondo, rimase contagiato e morì. Aveva solo 23 anni.SmartSelect_20220621-080236_Facebook.jpg
 
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SAN TOMMASO MORO martire

Tommaso Moro (in inglese Thomas More) nacque a Londra nel 1478, figlio di un magistrato, possedeva una vasta e raffinata cultura classica. Svolse diversi incarichi pubblici e gli furono anche affidati importanti compiti diplomatici all’estero. Nel 1529, venne eletto Lord Cancelliere del Regno. Il sovrano Enrico VIII Tudor era stato proclamato da Papa Leone X “difensore della fede”, per aver difeso la dottrina cattolica di fronte alle accuse di Lutero contro Roma. Ma, Enrico si innamorò di Anna Bolena e, desideroso di sposarla, voleva divorziare dalla moglie Caterina d’Aragona. Entrato in disaccordo con la Chiesa per ottenere il consenso al divorzio, il re staccò l’Inghilterra dalla Chiesa Cattolica. Tommaso non accettò la decisione e non firmò l’Atto di Supremazia con cui Enrico VIII si proclamava unico capo della Chiesa Anglicana. La fede vietava a Thomas di accettare quel divorzio e la supremazia del re nelle cose religiose. Lo dichiarò allo stesso sovrano, dicendogli con sincerità e lealtà che stava smembrando la Chiesa per un suo capriccio, anteponendo il proprio piacere al dovere. Il Cancelliere venne arrestato, rinchiuso nella Torre di Londra e condannato alla pena capitale per decapitazione. Tommaso era una persona con un grande attaccamento verso la famiglia, dedito all’educazione religiosa, morale e intellettuale dei quattro figli, basata sull’importanza della preghiera in famiglia. Era di carattere aperto e gioviale, dotato delle virtù dell’umorismo e dell’integrità morale. Ci ha lasciato la sua famosa opera “L’Utopia” (dalla quale è venuto il termine di utopia che tutt’oggi si usa) in cui disegnò una società ideale, governata dalla giustizia e dalla libertà.SmartSelect_20220622-073959_Facebook.jpg
 
SAN GIUSEPPE CAFASSO sacerdote

Giuseppe nacque in una famiglia contadina, profondamente religiosa, terzo di tre figli. Di fisico era gracile e minuto, ma fu un gigante nello spirito. Devoto di Gesù e desideroso di fare il bene delle anime, voleva fare il sacerdote. Durante gli studi teologici conobbe don Luigi Guala, grande teologo, di cui fu assistente. Insieme fondarono il Convitto ecclesiastico di San Francesco d’Assisi, per la formazione del clero torinese. Morto don Luigi, Giuseppe ne prese il posto come docente di morale. Insegnava ai sacerdoti a essere uomini di Dio, ad agire con pietà, prudenza e carità. Il suo insegnamento si basava non solo sulle verità di fede, ma era arricchito dalle sue personali conoscenze, esperienze fatte nel confessionale, al capezzale dei malati, nelle missioni popolari. Fra i suoi allievi vi fu san Giovanni Bosco che aiutò a intraprendere l’opera dei Salesiani di assistenza ai ragazzi torinesi abbandonati, analfabeti, sfruttati. Fu padre spirituale di ex allievi, vescovi e cardinali. Uno tra i tanti impegni che portava avanti con umile carità era la visita ai carcerati, con i quali passava molto tempo. Non li abbandonava mai e assisteva anche le loro famiglie. Tra questi vi furono molte conversioni, alcune avvenute in prossimità dell’impiccagione. Giuseppe era solito accompagnare i condannati al patibolo e abbracciarli con misericordia, tanto da far sentire loro l’amore paterno di Dio.SmartSelect_20220623-074508_Facebook.jpg
 
SACRO CUORE DI GESÙ
Il culto del Sacro Cuore di Gesù fu propagato nel XVII sec. da santa Margherita Maria Alacoque, alla quale Gesù apparve più volte, mostrandole il Cuore ardente come una fornace. Egli la scelse come sua messaggera. Gesù, nella prima apparizione, spiegò a santa Margherita: “Il mio divino Cuore è così appassionato d’amore per gli uomini, che non potendo più racchiudere in sé le fiamme della sua ardente carità, bisogna che le spanda”. Gesù lamenta l’ingratitudine degli uomini, le irriverenze e il disinteresse verso il bene che ricevono da Lui. Chiede agli uomini, come devozione, la Comunione il primo venerdì di ogni mese e l’ora di santa adorazione. Inoltre, chiede che il giorno in cui si onora il suo Cuore (cioè oggi) con la Comunione, si offra riparazione alle offese da Lui ricevute. Egli si preoccupa in modo particolare delle pecore smarrite e non si risparmia pur di avere la gioia di ritrovarle.
Rivolgiamo il nostro pensiero, la nostra supplica al suo Cuore ardente d’amore per noi e, con preghiere di richieste, di perdono e di ringraziamento, restiamo uniti al nostro Salvatore!SmartSelect_20220624-075143_Facebook.jpg
 
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CUORE IMMACOLATO DI MARIA
Il Sacro Cuore di Maria era una devozione già esistente nella Chiesa, quando Papa Pio XII la estese liturgicamente nel 1944, in ricordo della Consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria da lui fatta nel 1942, durante la Seconda Guerra Mondiale. A Fatima, il 13 giugno 1917, la Madonna apparve ai tre pastorelli e disse che Gesù voleva servirsi di loro per farla conoscere ed amare, cioè Egli voleva stabilire nel mondo la devozione al Cuore Immacolato di Maria. In una apparizione di alcuni anni dopo, la Madonna fece vedere ai tre veggenti il suo Cuore coronato di spine: il Cuore Immacolato della Mamma amareggiato per le bestemmie, le ingratitudini e i peccati dei figli. Per questo è venuta in soccorso di questi figli facendo una promessa: tutti coloro che per cinque mesi, il primo sabato, si confessano, ricevono la santa Comunione, recitano il Rosario facendole compagnia per quindici minuti meditando i Misteri, con l’intenzione di offrire riparazioni, saranno assistiti nell’ora della morte con tutte le grazie necessarie alla salvezza. È per mezzo del Cuore Immacolato di Maria che Dio concede le sue grazie ed è per questo motivo che Gesù vuole sia venerato il Cuore Immacolato di Maria*.
Oggi, domandiamo al Cuore Immacolato di Maria soprattutto la Pace, perché il Signore l'ha incoronata Regina della Pace!SmartSelect_20220625-075053_Facebook.jpg
 

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