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Frate Indovino

SAN BONAVENTURA vescovo dottore della Chiesa

San Bonaventura si chiamava Giovanni di Fidanza e nacque a Bagnoregio, in provincia di Viterbo, nel 1217.

Egli stesso narra che da bambino si ammalò gravemente, ma fu risanato da san Francesco in persona il quale, facendo su di lui un segno di Croce, pronunciò queste parole: “Bona ventura”. Fu guarito e da allora fu chiamato Bonaventura. Entrò nell’Ordine francescano. San Bonaventura affermò chiaramente che Dio è l’essere assoluto, eterno, provvidente e illuminante, perché la vita, la sapienza, la bontà di Dio sono la luce stessa di Dio impressa nelle cose al momento della creazione. Egli, cioè riconosce uno stretto legame tra Creatore e realtà creata. Infatti, san Bonaventura è convinto che solo così si possa spiegare il continuo intervento provvidente di Dio nel creato.

L’uomo arriva a Dio partendo dalle sue cose della sua vita quotidiana. Scrisse numerose opere di carattere teologico e mistico, tra queste importante fu la “Legenda maior”, biografia ufficiale di san Francesco. In lui pienezza di fede, di pietà, di lavoro, di azione, fu tutto permeato dell’amore di Dio.

Cose che lo aiutarono a conservare la vita spirituale insieme ad altre virtù: la purezza, l’umiltà, la speranza, la carità. Una grande potenza d’amore semplice e affettuosa, un senso d’equilibrio morale lo distinsero in mezzo ai suoi frati. Tutto questo, oltre alla profonda capacità di rinuncia di sé stesso fa di lui un santo.FB_IMG_1657864260412.jpg
 
BEATA VERGINE DEL CARMELO

La ricorrenza della Madonna del Carmelo, una delle devozioni più antiche e più amate dalla cristianità, è legata alla storia ed ai valori spirituali dell’Ordine dei frati della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, detti semplicemente Carmelitani.

Si racconta che il profeta Elia avesse raccolto una comunità di uomini proprio sul Monte Carmelo (in ebraico «giardino di Dio»), in Terrasanta, per operare in difesa della purezza della fede in Dio, dove in seguito si stabilirono delle comunità monastiche cristiane. Più tardi, questi religiosi edificarono, nel luogo, una chiesetta in mezzo alle loro celle, dedicandola alla Vergine, gesto significativo in quanto la scelta del titolo della chiesa comportava l’orientamento spirituale, cioè essere al servizio del santo cui la chiesa era dedicata. I religiosi presero il nome di Fratelli di Santa Maria del Monte Carmelo.

L’Ordine non ha avuto un fondatore vero e proprio, ma considera il profeta Elia come suo patriarca e modello. Il 16 luglio del 1251, la Vergine, circondata da angeli e con il Bambino in braccio, apparve al primo Padre Generale dell’Ordine, san Simone Stock, al quale consegnò lo “scapolare” col “privilegio sabatino”, spiegandogli tutti i privilegi legati al culto.

La Beata Vergine del Monte Carmelo è stata sempre rappresentata con Gesù Bambino in braccio o in grembo che porge lo “scapolare”, segno che tutto porta a Gesù e con la stella sul manto per affermare la sua verginità.FB_IMG_1657952795151.jpg
 
SANT’ALESSIO mendicante

Sant’Alessio, detto “l’uomo di Dio”, nacque a Roma nel IV secolo. Figlio di Egle e del ricchissimo nobile Eufemiano, la sua infanzia fu influenzata dalla carità dei genitori che ogni giorno allestivano una grande mensa per i poveri, le vedove e gli orfani.

Una volta adulto, scappò di casa e raggiunse Edessa, in Asia Minore, dove donò ai poveri tutto il denaro e si fece povero come loro, vestendo umilmente, abitando sotto il portico di una chiesa e chiedendo l’elemosina. I genitori lo fecero cercare senza risultato, perché quando alcuni servi giunsero a Edessa, non lo riconobbero.

Alessio fu considerato morto. Diciotto anni dopo, Alessio tornò a casa, fingendosi un povero pellegrino e come tale fu accolto con generosità e ospitalità in un sottoscala del palazzo. Qui trascorse molti altri anni. Il giorno che morì, tutte le campane della città si misero a suonare prodigiosamente e si udì una voce dal cielo: “Cercate l’uomo di Dio che prega per Roma, lo troverete in casa di Eufemiano!”.

Lo cercarono inutilmente, finché si ricordarono del pellegrino nel sottoscala: lo trovarono cadavere, ma il suo viso risplendeva come quello di un angelo. Scoprirono così che il pellegrino sconosciuto era Alessio, cui si attribuirono, in seguito, molti miracoli.FB_IMG_1658038625082.jpg
 
SANT’EMILIANO DI DUROSTORO martire

Nela seconda metà del V secolo, l’imperatore Giuliano l’Apostata inviò il vicario Capitolino a Durostoro, oggi Romania, per ridare forza al paganesimo. Con questo intento Capitolino organizzò una festa. Il figlio del prefetto della città, Emiliano, non tollerando quanto imposto da Roma, andò nel tempio e con un martello distrusse la statua del dio pagano e l’altare. Venne accusato dell’atto e arrestato un contadino innocente, per infliggergli una pena che fosse di monito a tutta la popolazione. Ma Emiliano confessò di essere lui il colpevole. Fu processato e condannato alla flagellazione e a essere arso vivo.FB_IMG_1658126998214.jpg
 
SANT’APOLLINARE vescovo martire

Apollinare nacque ad Antiochia da famiglia pagana. Quando nella città, arrivò l’apostolo Pietro, che predicava una nuova religione fondata sull’amore, il giovane ne fu affascinato e decise di seguirlo a Roma, ma Pietro lo inviò a Classe, vicino Ravenna, a evangelizzare la popolazione locale. Qui, Apollinare guarì la moglie del tribuno e riuscì a portare alla fede cristiana molte persone, ottenendo la conversione di intere famiglie. Pietro gli affidò la costruzione della chiesa di Ravenna, di cui diventò pastore, interpretando alla perfezione la missione pastorale del Vescovo, del sacerdote e del confessore. I pagani, però, gli ordinarono di non predicare. Egli rifiutò, così, un giorno, mentre tornava dalla visita da un lebbrosario, venne picchiato e ridotto in fin di vita. morì pochi giorni dopo. Il suo culto si diffuse rapidamente, superando i confini della città. Arrivò a Roma e il re franco Clodoveo gli dedicò una chiesa vicino a Digione.FB_IMG_1658293176226.jpg
 
SAN LORENZO DA BRINDISI sacerdote e dottore apostolico

Giulio Cesare Russo, suo nome di nascita, nacque nel 1559. Divenuto orfano di padre e madre molto presto, raggiunse uno zio sacerdote a Venezia, dove poté studiare e maturare la vocazione nell’Ordine dei Minori Cappuccini. Prese presto l’abito e gli fu cambiato il nome in Lorenzo. La sua ascesa nell’Ordine fu rapida; tra i vari incarichi istituzionali, fu posto a capo della schiera di missionari che i cappuccini inviarono in Germania. Qui, ad accrescere la sua fama di santità contribuì un episodio verificatosi nel 1601: Lorenzo volle essere uno dei quattro cappellani che assistevano spiritualmente le truppe cattoliche nella campagna contro i turchi in Ungheria. Quando il nemico sferrò l’attacco, egli fu d’esempio sia con la parola che con i comportamenti e la sua fama divenne ancora più grande. Fu convinto dalla nobiltà napoletana a intercedere per loro presso il re di Spagna, Filippo III, denunciando i maltrattamenti del Viceré a Napoli. Ma, dopo aver predetto al re la sua fine se non avesse risolto la questione (come poi accadde nella realtà), Lorenzo fu avvelenato a Lisbona, nel 1619. Grazie allo slancio spirituale e alla santità di Lorenzo, alla sua solida dottrina, all’ardente apostolato missionario di evangelizzazione apostolica ed ecclesiale, egli fu nominato Dottore Apostolico.FB_IMG_1658384907425.jpg
 
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SANTA MARIA MADDALENA DI MAGDALA

Maria Maddalena è la donna di Magdala, modello di vita consacrata alla ricerca entusiastica del Signore. Ella, insieme a un gruppo di altre donne, segue Gesù durante la sua vita pubblica. Maria, ardentemente innamorata di Dio, segue il Signore fin sul Calvario insieme a Maria, Giovanni e alle altre donne, quando i discepoli erano fuggiti. Veglia il Sepolcro nella notte più oscura dell’umanità. Ma, sul finire di quella notte, ella si mette, tra le lacrime, alla ricerca del suo Signore che le è stato strappato, pur avendolo visto morire. E il Signore a lei si rivela, lei che lo ama senza stancarsi, di un amore che viene dal Cristo e le lascia la missione di annunciare ai fratelli che il Sepolcro è vuoto e ha visto il Risorto.FB_IMG_1658486317425.jpg
 
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SANTA BRIGIDA DI SVEZIA Patrona d’Europa

Brigida nacque nel XIV sec. da nobile famiglia. Già a dieci anni ebbe con Gesù un profondo colloquio. Alla domanda: “O mio caro Signore, chi ti ha ridotto così?” si sentì rispondere: “Tutti coloro che mi dimenticano e disprezzano il mio amore!”. Decise allora di amare Gesù con tutto il cuore e per sempre, pensando di consacrarsi a lui. Ma, il padre la diede in sposa ad un giovane nobile con cui condusse una vita conforme agli insegnamenti evangelici e con cui instaurò un benefico clima di famiglia. I due ebbero otto figli. Nel periodo che trascorse a corte ebbe grande influenza sui sovrani e la Svezia ebbe buone leggi: furono abolite ingiuste e inumane consuetudini e furono mitigate le tasse che opprimevano il popolo. Con la morte del marito, Brigida si ritirò in monastero e, dopo meditazioni e riflessioni sulla Passione di Gesù, cominciò ad avere le visioni di Cristo. In una di queste, Gesù la elesse “sua sposa” e “messaggera del gran Signore”. Brigida ebbe, poi, l’idea di creare un nuovo Ordine religioso che sarà detto del Santo Salvatore, composto da monasteri “doppi”, cioè da religiosi e suore, rigorosamente divisi con un punto in comune, la preghiera, sotto la guida di un’unica badessa, rappresentante la Santa Vergine e un confessore generale. Sogno di Brigida era di vedere l’Europa unita e in pace, governata dall’imperatore e guidata spiritualmente dal papa. Inviava così lettere al papa, ai sovrani d’Europa, ai religiosi per far arrivare il suo messaggio di riforma e lanciava richiami a persone altolocate e allo stesso popolo per un risanamento morale dei costumi. Si stabilì a Roma dove aprì un ricovero per pellegrini che gestì nella povertà. Brigida trascorse la sua vita nella preghiera assidua, nello studio delle Sacre Scritture. Ebbe anche il merito di rendere accessibili e comprensibili le verità della fede da parte del popolo, presentandole con un linguaggio che toccava il cuore e spingeva alla conversione.FB_IMG_1658556932135.jpg
 
SANTA CRISTINA DI BOLSENA vergine martire

Cristina, si pensa, nacque sulle sponde del lago di Bolsena, dove suo padre Urbano sarebbe stato generale dell’esercito, nemico dei cristiani. Cristina apprese le prime verità della fede da alcune pie donne, convertendosi e praticando il cristianesimo con ardore. La tradizione vuole che un giorno, incontrò un gruppo di poveri che chiedevano l’elemosina; per compassione spezzò gli idoli d’oro e d’argento del padre e li distribuì a questi. Urbano, compreso che Cristina era cristiana la fece rinchiudere, con altre dodici fanciulle, in una torre, affinché venerasse gli dei come fosse una vestale. Ma la ragazza, undicenne, rifiutò. Fu arrestata e flagellata per decisione del padre magistrato, poi fu condannata dal tribunale a una serie di torture. Piena di piaghe, fu consolata e guarita miracolosamente da tre angeli scesi dal cielo. Allora, il padre, ostinato, la condannò all’annegamento, facendola gettare nel lago di Bolsena con un peso legato al collo. Prodigiosamente, la pietra cominciò a galleggiare e riportò la fanciulla a riva. Durante la notte il padre morì. Il nuovo governatore continuò a martirizzare Cristina: la fece gettare in una caldaia bollente piena di pece, resina e olio, da cui uscì incolume; le fece tagliare i capelli e trascinare nuda per le strade della città; la fece trascinare nel tempio di Apollo, intimandole di adorare il dio, ma ella con uno sguardo fulminante fece cadere l’idolo riducendolo in polvere; fu addirittura chiusa in una gabbia con dei serpenti, i quali le leccarono il sudore. Infine, fu condannata a essere trafitta con le frecce. Cristina pregò il Signore di volerle concedere la corona del martirio. Due frecce la trafissero a morte e così la sua anima salì al cielo dopo tante battaglie vinte.FB_IMG_1658644602558.jpg
 
SAN GIACOMO MAGGIORE apostolo

Giacomo, fratello di Giovanni, figlio di Zebedeo, era pescatore a Betsaida, sul lago di Tiberiade. Viene chiamato da Gesù, insieme al fratello, a seguirlo e il racconto del Vangelo dice che essi lasciarono subito le reti e lo stesso padre, in maniera immediata. Giacomo entra a far parte della comunità dei Dodici destinati a stare con Gesù. Uno degli episodi in cui appare con Pietro e Giovanni è quello della Trasfigurazione, in cui è testimone dell’azione di Gesù che trasfigura la propria umanità, rivelando la propria figliolanza divina. È anche presente nell’Orto degli Ulivi per vegliare, ma come gli altri apostoli, viene colto dal sonno. Giacomo berrà il calice amaro della sequela di Cristo e della sua testimonianza: sarà il primo apostolo martire. In seguito a una persecuzione contro la comunità cristiana, fu fatto uccidere per decapitazione da Erode Agrippa, a Gerusalemme. Non si conoscono le modalità secondo cui il corpo attribuito a san Giacomo fosse stato portato in Spagna. Egli fu seppellito a Santiago de Compostela, dove è stata costruita una cattedrale in suo onore e dove viene venerato.FB_IMG_1658729657734.jpg
 
SANTI ANNA E GIOACCHINO
Gioacchino e Anna sono i genitori della Vergine Maria. Gioacchino, sposo di Anna, era un uomo pio e molto ricco, era pastore e abitava vicino a Gerusalemme. Anna amava profondamente suo marito, ma pur essendo passati gli anni, non avevano figli. Ella pregava il Signore che esaudisse la sua supplica. Anche per Gioacchino fu un dolore profondo quando il sacerdote del tempio rifiutò la sua offerta, perché senza discendenza. E allora fuggì nel deserto per vincere la sua umiliazione e pregare. Anna piangeva. Dio ascoltò e le mandò un angelo che le annunciò che la sua preghiera era stata esaudita. Anna corse incontro al marito a cui era apparso l’angelo facendogli lo stesso annuncio. La loro fede era salda e fiduciosa nelle promesse di Dio. Nove mesi dopo nacque la dolce Maria che venne consacrata al Signore. Maria fu una figlia seria, matura, obbediente, luminosa e dolcissima, amata dai suoi genitori immensamente. Anna e Gioacchino sono santi grazie all’amore, perché hanno amato in modo totale Dio, si sono amati tutta la vita, hanno amato la loro figlia. Essi sono i protettori dei nonni.FB_IMG_1658815639405.jpg
 
SANTA MARTA di BETANIA

Marta, che vuol dire “signora”, era la sorella di Maria e di Lazzaro di Betania, un villaggio vicino Gerusalemme. Gesù amava sostare nella loro casa durante la sua predicazione in Giudea. A Marta era affidata la cura delle faccende domestiche. Ella mostrava ogni impegno per servire bene Gesù, mentre la sorella Maria preferiva stare quieta in ascolto delle parole del Maestro. Marta muove a Maria, che non aiuta nelle faccende, un rimprovero: “Signore, non t'importa che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti” (Lc 10,40). Gesù le risponde con amabilità: “Marta, Marta, tu t'inquieti e ti affanni per molte cose; una sola è necessaria: Maria invece ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta” (Lc 10,41). Di lei ricordiamo, ancora, il drammatico episodio della risurrezione di Lazzaro: qui la donna domanda a Gesù, giunto per la notizia della morte dell’amico, il miracolo con una semplice e stupenda professione di fede nella onnipotenza del Salvatore, nella risurrezione dei morti e nella divinità di Cristo. Quando Gesù tornerà a trovarli sarà sempre Marta a occuparsi del banchetto e di ogni faccenda. La lezione del Maestro riguardava il suo eccessivo affanno per le cose materiali a scapito della vita interiore. Grazie a questa santa tanto impegnata nelle faccende domestiche e nel servire bene, l’incompreso mestiere delle massaie è stato riscattato.FB_IMG_1659074434323.jpg
 
SAN PIETRO CRISOLOGO dottore

Il momento della consacrazione a vescovo di Ravenna, avvenuto intorno al 433, è davvero significativo nella vita di Pietro. Egli viene consacrato da papa Sisto III in persona, il papa della pace religiosa dopo i dissidi, gli scontri e le iniziative scismatiche. E ad ascoltare la sua prima omelia oltre al papa c’è Galla Placidia, figlia dell’imperatore Teodosio, sorella dell’imperatore Onorio e madre e tutrice dell’imperatore Valentiniano III. Ma, raccolta intorno a lui, in quel giorno solenne, vi è l’intera città di Ravenna, ora capitale dell’Impero, congiunzione tra Oriente e Occidente negli ultimi instabili giorni di quel che resta degli antichi splendori. Il vescovo Pietro è alla guida della Chiesa in questa città e il suo popolo gli dà il soprannome di “Crisologo”, ossia “dalle parole d’oro”. Era uomo con un’ottima cultura, che si distingueva per il suo calore umano e il vigore della sua fede. Il vescovo di Ravenna insegnava a tutti coloro che cercavano la verità della fede e dava rigorose indicazioni circa i buoni comportamenti. Il suo linguaggio era sempre amico, la sua voce sempre cordiale. Ha lasciato alla Chiesa ben 180 sermoni ricchi delle sue “parole d’oro”. È oggi ricordato come Dottore della Chiesa.FB_IMG_1659159806663.jpg
 
SANT’IGNAZIO DI LOYOLA sacerdote

Ignazio nacque in Spagna nel 1491, ultimo di sette figli e, secondo le usanze del tempo, era destinato alla vita religiosa. Ma, era di casato nobile e presto indossò abiti eleganti dai colori vivaci e divenne un ufficiale brillante e un combattente valoroso. Durante una battaglia fu ferito e riportato a Loyola, nel castello di famiglia, dove passò la convalescenza. La lettura di alcuni libri religiosi fatta per trascorrere il tempo, lo aiutarono in alcune riflessioni: l’unico vero Signore al quale si poteva dedicare la fedeltà di cavaliere era Gesù stesso. Così, lasciò ai piedi della Madonna i suoi abiti cavallereschi e le armi, vestì quelli di povero e fece voto di castità perpetua. Condusse, per un periodo, una vita di penitenza in cerca della propria vocazione; andò in Terrasanta; ritornato studiò e divenne sacerdote. Egli ebbe la grande illuminazione di fondare una Compagnia di consacrati che portasse il nome di Gesù, per difendere la Chiesa dall’eresia: la Compagnia di Gesù. Inizialmente, furono chiamati “Preti Pellegrini”, conosciuti poi come Gesuiti. I Pellegrini missionari e apostoli lottavano per il mondo e per il trionfo della Chiesa. La Compagnia fiorì, garante di una solida disciplina, un rigore morale forte, una fedeltà assoluta. Ignazio, molto malato, morì semplicemente nel 1556, dopo aver redatto le “Costituzioni” del suo Ordine.FB_IMG_1659248143885.jpg
 
SANT’ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI dottore
Nacque il 27 settembre 1696 a Marinella, nei pressi di Napoli, nella nobile famiglia de’ Liguoro: il padre Giuseppe era ufficiale della marina reale e la madre, Anna Cavalieri d’Avenia, era sorella del servo di Dio Emilio Giacomo Cavalieri. Primo di otto figli, il padre voleva che ricevesse una buona istruzione e crebbe all’insegna di una robusta educazione religiosa. Intrapresi gli studi di diritto all’Università di Napoli, a sedici anni divenne dottore in diritto civile e canonico. Esercitò con successo la professione forense, ma persa un’importante causa, decise di abbandonare l’avvocatura. Rampollo di un’antica famiglia, rinunziò al diritto di primogenitura a favore del fratello. Depose quindi la spada sull’altare della chiesa di Santa Maria della Mercede, per iniziare a studiare teologia in casa e nel 1726, a trent’anni, fu ordinato sacerdote. Si dedicò con tutto sé stesso all’attività pastorale. Confessore efficace, si dice che non abbia mai rifiutato l’assoluzione ad alcuno. Alfonso de’ Liguori pensò a una congregazione che si dedicasse al soccorso e all'educazione della parte più povera della società, sognò missionari che portassero la luce della fede e il fuoco della carità nei bassi cittadini e nelle capanne rurali. Nel 1732 fondò a Scala, vicino Amalfi, l’Ordine dei Redentoristi, attualmente diffuso in tutta Europa, in America e in altre parti del mondo. A settantasei anni fu nominato vescovo di S. Agata dei Goti, tra Benevento e Capua. Morì novantunenne il 1° agosto 1787 a Nocera dei Pagani. Pio VII lo beatificò nel 1816, Gregorio XVI lo canonizzò il 29 maggio 1839 e nel 1871 fu proclamato dottore della Chiesa da Pio IX. Nella sua celebre Theologia moralis reagendo al rigorismo dei giansenisti ne accentuò non la severità ma la compassione e la misericordia. Ha ispirato una vasta corrente della spiritualità mariana con Le Glorie di Maria libro di devozione popolare. È ricordato anche per aver scritto il canto di Natale italiano più noto: Tu scendi dalle stelle.FB_IMG_1659333495337.jpg
 
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SAN GIOVANNI MARIA VIANNEY sacerdote

Giovanni Maria Vianney, conosciuto come il Curato d’Ars, nacque in Francia da famiglia contadina, durante l’epoca napoleonica. Suo desiderio era quello di diventare prete e condurre molte anime a Dio. Coronò il suo sogno con grandi difficoltà e fatiche, incontrando ostacoli duri sia legati agli studi, sia alle vicende di vita personale. Nel 1818 fu mandato ad Ars come curato. Arrivò nel piccolo centro a piedi, ignorato dal popolo, che neppure gli andò incontro per accoglierlo. Egli non rimproverò nessuno, né corse per le strade per chiamare i parrocchiani, semplicemente, si inginocchiò davanti al tabernacolo in preghiera e lì rimase per giorni. Fu il suo esempio, il suo pregare accorato e commovente a fare di Ars un centro di spiritualità, negli anni successivi. Giovanni Maria fu un uomo di Dio che non si stancò mai di predicare, di educare i giovani, di donare sé stesso con amore. Ben presto, Ars divenne meta di pellegrinaggi, perché molti erano i fedeli che desideravano confessarsi col curato, che finì per trascorrere molte ore nel confessionale. Il santo Curato d’Ars è patrono di tutti i sacerdoti.FB_IMG_1659592902659.jpg
 
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