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Frate Indovino

BEATA VERGINE MARIA AUSILIATRICE
“Auxilium Christianorum”, ossia “Aiuto dei Cristiani”, è il bel titolo dato alla Vergine Maria in ogni tempo. L’azione mediatrice e soccorritrice della Madonna per chi la invoca è costante. Fummo affidati a lei come figli da Gesù sulla Croce e, contemporaneamente a noi lei è stata donata come madre, attraverso Giovanni apostolo, che vegliava ai piedi della Croce. Il titolo “Auxilium Christianorum” sembra si debba all’invocazione del Papa mariano san Pio V, che le affidò le armate e le sorti della Cristianità, minacciate dai turchi. E nella grande battaglia navale di Lepanto la flotta musulmana fu sconfitta. Il Papa, in segno di gratitudine per questa gloriosa vittoria, istituì la festa del Santo Rosario. I reduci vittoriosi, di ritorno dalla battaglia, si fermarono a Loreto per ringraziare la Madonna, la Protettrice, che invocarono appunto come “Auxilium Christianorum”. La gioia del popolo cristiano è riassunta nell’espressione: “Né potenza, né armi, né condottieri ci hanno condotto alla vittoria, ma Maria del Rosario” e così tra i diversi titoli riconosciuti a Maria si aggiunse “Auxilium Christianorum”, “Aiuto dei cristiani”. Nell’Ottocento, san Giovanni Bosco propagò la devozione per la Maria Ausiliatrice. Egli pose la sua opera sotto la sua protezione e il suo aiuto e a lei si rivolgeva per ogni necessità. Il laborioso sacerdote vide così fiorire le opere assistenziali a favore dei ragazzi della sua Congregazione, la Famiglia Salesiana, che sempre si affida all’aiuto della più dolce e potente delle madri.FB_IMG_1684904354458.jpg
 
SAN BEDA VENERABILE dottore
Beda, orfano a sette anni, venne ospitato nell’abbazia benedettina di Jarrow, in Inghilterra. A diciotto anni vestì il saio benedettino. Da allora, condusse una vita organizzata esclusivamente tra la preghiera e il lavoro, secondo lo spirito ereditato dal fondatore: “Ora et Labora”. Il suo impegno nello studio fu tutto dedicato alla gloria di Dio e per l’edificazione degli uomini. L’opera più grande fu il commento alle Sacre Scritture, opera illuminata in cui riuscì, in maniera prodigiosa, a cogliere una lucida panoramica su vari filosofi, poeti, padri e dottori della Chiesa. Altre sono le opere scritte da Beda, altrettanto rilevanti, compiute con la coscienza di indagare la verità, composte con rettitudine, con sincerità di spirito, con stile semplice. Questa sua speculazione intellettuale gli conquistò, già in vita, il titolo di “Venerabile”. Morì cantando il “Gloria Patri”, magnifica lode al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Domenico Cavalca racconta nella sua storia di san Beda, “il venerabile presbitero”, una leggenda. San Beda era quasi cieco e un suo assistente per scherzare lo portò a predicare davanti a un grosso cumulo di pietre, facendogli credere che fosse una folla di fedeli. Quando il predicatore di Cristo si infervorò e dichiarò con forza: "Queste cose che vi dico sono vere", le pietre risposero in coro: "È veramente così, venerabile padre". Si può proprio dire che la voce della fede commuove anche i cuori delle pietre.FB_IMG_1684994831809.jpg
 
SAN FILIPPO NERI sacerdote
San Filippo Neri nacque, nel 1515, da nobile famiglia fiorentina, allegro e generoso di carattere. Ancora giovane, abbandonò gli affari di famiglia e si recò a Roma dove seguì gli studi di teologia, maturando una forte esperienza spirituale e mistica. Consacrato sacerdote, avviò un’attività pastorale volta alla direzione spirituale dei meno abbienti: visitava i quartieri poveri, i malati negli ospedali abbandonati, le carceri. Predicava per le strade con spirito gioviale, con spirito nuovo e da qui conquistò la simpatia della città. Raccolse intorno a sé i ragazzi orfani e dispersi, si dedicò alla loro cura per evitare che si perdessero a causa del male diffuso, organizzandoli nella “Congregazione dell’Oratorio”. Qui Filippo parlava loro del Signore, li educava e li istruiva, facendoli anche divertire e cantare, ma fulcro principale su cui si fondava l’Opera era il compiere le opere di carità, soprattutto si prestava aiuto ai pellegrini e ai convalescenti. Per questi ragazzi Filippo girava la città e faceva la questua. Egli trascorreva molte ore in preghiera e si distinse per la letizia d’animo, l’amore verso il prossimo e la semplicità evangelica. Amato e ammirato, si spense ottantenne e i medici, alla sua morte, gli trovarono un cuore di volume insolitamente grande, colmo d’amore verso Dio e gli uomini.FB_IMG_1685080245122.jpg
 
SANT’AGOSTINO DI CANTERBURY vescovo
Agostino, abate benedettino e primo arcivescovo di Canterbury, nato a Roma nel 534, è venerato come santo sia dai cattolici che dagli anglicani. Fu inviato in Inghilterra da Papa Gregorio I, nel 597, su richiesta del re pagano del Kent, Etelberto, il quale avendo sposato Berta, la figlia cristiana del re di Francia, permise alla moglie la fondazione di una piccola comunità cristiana. Agostino, messosi in viaggio, tornò presto indietro spaventato dalla crudeltà dei Sassoni. Però Gregorio I riuscì a farlo ripartire, perché Etelberto e i suoi sudditi avevano chiesto il battesimo. Agostino divenne primate d’Inghilterra e ricostruì a Canterbury una chiesa che divenne cattedrale e fondò un monastero. Cercò invano di riunire le comunità dei monaci irlandesi a quelle cristiane. Agostino fu una figura fondamentale per l’evangelizzazione della Gran Bretagna ed è conosciuto come l’Apostolo d’Inghilterra.FB_IMG_1685170078523.jpg
 
PENTECOSTE
Con la Pentecoste si viene a stabilire la nuova realtà della Chiesa, frutto della risurrezione e del dono dello Spirito: lo Spirito dell’alleanza universale. Sul Sinai, il popolo era stato convocato in assemblea, un fuoco e un vento impetuoso avevano manifestato la presenza di Dio, Dio aveva dato a Mosè la legge dell’Alleanza; a Gerusalemme, gli apostoli erano tutti insieme nella casa in cui si manifestarono gli stessi fenomeni del Sinai, Dio dà lo Spirito della nuova Alleanza. Questa è la novità della Pentecoste cristiana: l’Alleanza nuova e definitiva è fondata sull’azione dello Spirito di Dio. “Nello Spirito Santo il Cristo risorto si fa presente, il vangelo si fa potenza e vita, la Chiesa realizza la comunione trinitaria, l’autorità si trasforma in servizio, la liturgia è memoriale e anticipazione, l’agire umano viene deificato” (Atenagora). Il battesimo nello Spirito illumina la comunità sul mistero di Cristo, Messia, Signore e Figlio di Dio; fa comprendere la risurrezione come il compimento dei progetti di salvezza di Dio per tutto il mondo. Ogni comunità è chiamata a collaborare con lo Spirito per rinnovare il mondo attraverso l’annuncio e la testimonianza della salvezza, nell’attività quotidiana come nelle vocazioni straordinarie, attraverso doni, compiti, servizi che hanno l’unica sorgente nello Spirito del Padre e del Figlio. E il medesimo Spirito fa convergere tutto all’”utilità comune”. In tal modo, la pienezza e la ricca vitalità dello Spirito si manifestano attraverso una Chiesa aperta a tutti per testimoniare nelle “opere” dei credenti la presenza di Dio nel mondo. Tutta la vita dei cristiani si svolge sotto il segno dello Spirito. “È sempre lo Spirito che conferma la nostra fede e la nostra unità. Noi siamo, in ogni istante, permeati dallo Spirito. Non vi è una riunione di preghiera, una liturgia della Parola in cui lo Spirito non agisca per permettere di pregare e di dialogare col Signore reso presente in mezzo a noi mediante la forza dello Spirito che dà vita alla parola proclamata” (A. Nocent).
Tratto dalla introduzione alla liturgia della Messa di PentecosteFB_IMG_1685253980934.jpg
 
BEATA VERGINE MARIA MADRE DELLA CHIESA
La Vergine Maria è Madre di tutti gli uomini e specialmente dei membri del Corpo Mistico di Cristo, in virtù del fatto che è la Madre di Gesù attraverso l’evento dell'Incarnazione. Gesù stesso confermò dalla Croce, prima di morire, che sua Madre è nostra madre attraverso il suo affidamento a san Giovanni, esprimendosi così: “Donna, ecco tuo figlio!” (Gv 19,26). E aggiungendo, rivolto al discepolo: “Ecco tua madre!” (Gv 19,27). La Madonna ha accettato e vissuto il testamento di amore del Figlio suo accogliendo tutti gli uomini, in quel momento, rappresentati dal discepolo amato, come figli da rigenerare alla vita divina e divenendo amorosa nutrice della Chiesa che Cristo in croce, emettendo lo Spirito, ha generato. La fede è la virtù che ha accompagnato Maria nel suo cammino e l’ha radicata profondamente nel progetto di salvezza di Dio. Contemporaneamente, nel discepolo amato, Cristo ha chiesto a tutti i discepoli di donare il suo amore alla Madre, affidandola a loro, affinché la accogliessero con affetto filiale. Noi fedeli dobbiamo avere lo stesso atteggiamento del discepolo amato. Ecco perché la pietà della Chiesa verso la Beata Vergine è un elemento intrinseco del culto cristiano. Quindi, Maria è la Madre della Chiesa perché, essendo la Madre di Cristo, è anche la madre dei fedeli e dei pastori della Chiesa, che formano con Cristo un unico Corpo Mistico. La Chiesa rende alla Vergine un culto singolare, cominciato all’inizio della sua “fondazione” e che durerà per sempre, secondo le parole profetiche che Maria stessa enunciò: “Tutte le generazioni mi chiameranno benedetta” (Lc 1,48). L’amore che i fedeli nutrono per Maria come Madre, cercando di amarla come l’ama Gesù, è definito Pietà filiale.FB_IMG_1685335316564.jpg
 
SANTA GIOVANNA D’ARCO vergine
Santa Giovanna D’Arco, visse nel XV secolo, fu investita da Dio di una missione altissima: liberare la Francia dagli Inglesi in suo nome. A 13 anni cominciò a sentire la voce di san Michele Arcangelo che la invitava a combattere contro il nemico. Con forza soprannaturale, la “Pulzella”, armata come un condottiero, guidò l’esercito del re respingendo gli Inglesi. Ella vinse per volontà di Dio e allo stesso tempo, la sua presenza fu fonte di fiducia e speranza per l’esercito francese. Lasciata sola, fu imprigionata e condannata dall’Inquisizione, per eresia, ad essere arsa viva.FB_IMG_1685422388850.jpg
 
VISITAZIONE DELLA B. V. M. A SANTA ELISABETTA
Dopo l’annuncio dell’Angelo, Maria si mise in viaggio per fare visita alla cugina Elisabetta, anch’essa in attesa, e portarle aiuto. Forse si unì a una carovana con cui attraversare la Samaria e giungere in Giudea, dove abitava la famiglia di Zaccaria. Quali sentimenti invadevano il suo animo per quanto le stava accadendo, mentre meditava il mistero annunciatole dall’angelo. Erano sentimenti di umile riconoscenza verso la grandezza e la bontà di Dio, che Maria espresse alla cugina cantando l’inno del Magnificat, ossia lodando l’amato con amore gioioso: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore…”. Elisabetta, ispirata dalla grazia che Maria portava nel grembo, avvertì il grande mistero che operava nella cugina: la sua dignità di Madre di Dio, la sua fede nella parola divina e la santificazione del precursore, che esultava di gioia nel seno della madre. Maria rimase con Elisabetta fino alla nascita di Giovanni Battista. La festa della Visitazione veniva già celebrata dai frati minori nel 1263, il 2 luglio, secondo i calcoli, al termine della visita di Maria. Venne poi estesa a tutta la Chiesa latina da papa Urbano VI nel 1389, per propiziare, con l’intercessione di Maria, la pace e l’unità dei cristiani divisi dal grande scisma d’Occidente. Oggi, il calendario liturgico fissa la celebrazione dell’evento l’ultimo giorno di maggio, per coronare la conclusione del mese che la devozione popolare consacra al culto della Vergine.FB_IMG_1685509213284.jpg
 
SAN FELICE DA NICOSIA religioso cappuccino
Felice nacque a Nicosia, in Sicilia, nel 1715, in una famiglia numerosa. Il padre calzolaio decise di farlo lavorare nella calzoleria, ma nel frattempo venne in contatto con la Congregazione dei Cappuccinelli, presso il convento di Nicosia. Egli testimoniava la sua spiritualità in ogni cosa quotidiana facesse e, infine, chiese di entrare come fratello laico nell'Ordine dei Cappuccini, ma non fu accolto. Si diede alla cura della famiglia, ma alla morte dei genitori, chiese nuovamente di essere ammesso tra i Cappuccini direttamente al Provinciale e ricevette il consenso. Pronunciata la professione fu inviato nel suo stesso paese di origine, dove per 43 anni esercitò il compito di questuante. Nel convento gli furono assegnati vari lavori: portinaio, ortolano, calzolaio e infermiere, mentre fuori era questuante. Aveva una particolare predilezione per i bambini, dalle tasche tirava fuori sempre qualcosa, una noce, delle nocciole, delle fave e le regalava ai fanciulli. Piccoli regali che gli offrivano l'opportunità di dare loro una breve lezione di catechismo. Aiutava i poveri, sosteneva gli ammalati e i più bisognosi, era solito andare a trovare i carcerati.
Era trattato duramente dai superiori, spesso umiliato, ma fra’ Felice rispondeva: "Sia per l'amor di Dio". Amava distribuire delle striscioline di carta sulle quali scriveva le invocazioni alla Beata Vergine: erano per lui il rimedio per tutti i mali. Le appendeva alle porte delle abitazioni dei malati, dei poveri, dei bisognosi. Eventi miracolosi si susseguivano lì dove egli operava il bene e ciò accresceva la sua fama. In età avanzata, terminati i compiti più pesanti, si dedicò alla preghiera. Negli ultimi giorni di vita raccomandò la sua anima a san Francesco e alla Madonna e, chiuse gli occhi dopo aver chiesto al superiore l’obbedienza di morire.FB_IMG_1685686849559.jpg
 
SAN CARLO LWANGA e COMPAGNI martiri
Verso il 1880, giunse in Uganda, regione dell’Africa nera, un gruppo di religiosi inviati dalla Francia. Costoro furono ben accolti dal sovrano che li chiamò Padri Bianchi. La missione aveva successo, molte furono le conversioni e i battesimi. Il nuovo sovrano, però, non fu favorevole alla presenza dei missionari. Questo re era incline al vizio e la presenza dei Padri Bianchi valeva per lui come un rimprovero. Inoltre, il re faceva affari vendendo i suoi sudditi più robusti come schiavi, mentre i missionari erano contrari alla schiavitù. I Padri Bianchi furono costretti ad abbandonare l’Uganda, ma un gruppo di convertiti, che praticava la purezza nei costumi e la pietà nei sentimenti, continuarono l’opera evangelizzatrice. Capo di questi Compagni era Carlo Lwanga. Il sovrano infastidito, ne ordinò la tortura sui carboni ardenti. Costoro non emisero né lamenti, né parole di odio, anzi li si sentiva pregare. Il sovrano ne ordinò l’uccisione.FB_IMG_1685771938569.jpg
 
LA SANTISSIMA TRINITÀ
La Santissima Trinità è, nella dottrina cattolica, un mistero che non può essere compreso; e ciò che è mistero, seppur indimostrabile con la ragione, non è irrazionale. Dio è unico, Dio è assoluto, quindi parliamo di un solo Dio che però è in tre Persone uguali e distinte. Quale è il Padre, tale è il Figlio e tale è lo Spirito Santo. Increato è il Padre, increato è il Figlio, increato è lo Spirito Santo. Onnipotente è il Padre, onnipotente è il Figlio, onnipotente è lo Spirito Santo. Vi sono tre increati, tre assoluti, tre onnipotenti, ma un increato, un assoluto e un onnipotente. Dio e Signore è il Padre, Dio e Signore è il Figlio, Dio e Signore è lo Spirito Santo; vi è un solo Dio, un solo Signore. La Santissima Trinità è quindi composta dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo e in questa successione logica. Ciò vuol dire che senza il Figlio non ci sarebbe lo Spirito Santo e senza il Padre non ci sarebbe il Figlio. Al Padre si attribuisce l’azione della creazione, al Figlio quella della redenzione, allo Spirito Santo quella della santificazione. Ma dobbiamo sapere che nella creazione ha agito tanto il Padre, quanto il Figlio, quanto lo Spirito Santo e così nella redenzione, quindi possiamo affermare che il Padre crea, il Figlio redime, lo Spirito Santo santifica. Il Figlio è chiamato anche Verbo (Parola) per indicare il fatto che è il Dio che si manifesta, che si comunica. Il Figlio è anche il Logos, la Verità, mentre lo Spirito Santo è l’Amore. Troviamo così in Dio la logica verità-amore. L’amore deve essere sempre giudicato dalla verità, altrimenti si annullerebbe. Infatti, se l’amore non è giudicato dalla verità diventa il contrario di sé. Un esempio: perché Hitler decise di perseguitare gli Ebrei? Per il troppo “amore” nei confronti della razza ariana. L’amore sganciato dalla verità porta ad azioni abominevoli e questo è uno degli errori tipici dei nostri tempi. Ci si lamenta che oggi c’è poco amore, ma ciò che manca è la consapevolezza della Verità, ossia la convinzione che l’amore, per essere vero, deve essere giudicato dalla verità. È nell’intima natura di Dio la presenza di questa verità, e cioè che l’amore è vero se è conforme al Vero.FB_IMG_1685875990550.jpg
 
SAN BONIFACIO vescovo
San Bonifacio, vissuto tra VII e VIII secolo, nacque in una nobile famiglia inglese. La sua vocazione religiosa lo portò a percorrere il territorio germanico per annunciare la fede di Cristo. Papa Gregorio II, compiaciuto del suo spirito evangelico, lo chiamò a Roma e gli conferì l’ordinazione episcopale. Ormai anziano, durante la celebrazione della messa, fu ucciso dalla spada dei pagani.FB_IMG_1685957620240.jpg
 
SAN CLAUDIO vescovo
Nato a Salins, fu prima canonico poi, nel 626, il ventiduesimo vescovo di Besançon. Ma, sette anni dopo lasciò la sede per ritirarsi nel monastero di Saint-Oyend a Condat. Quando morì l’abate del monastero, fu eletto lui stesso a succedergli e vi rimase per cinquantadue anni. Claudio morì in fama di santità. Tra i miracoli che operò in vita si ricorda la resurrezione di un infante. Il suo culto si diffuse grandemente in Francia, quando furono riesumate le sue reliquie e furono esposte per la venerazione.FB_IMG_1686030472621.jpg
 
SANT’EFREM dottore
Efrem nacque nel 306 a Nisibi, città della Mesopotamia, quando era governata da Roma con la forza. Ricevette il battesimo a diciotto anni. All’epoca, la Chiesa orientale era una comunità cristiana costretta a vivere tra l’Impero di Roma, che prima perseguitò i cristiani e poi formalmente si convertì, e l’eterno nemico: la Persia. Efrem era diacono e, attraverso i suoi scritti, ha tramandato l’immagine di una Chiesa viva e attenta alla liturgia e alla figura di Maria. Fu predicatore e comprese l’importanza della musica e della poesia come strumenti per difendere la fede cristiana. Fu autore prolifico: le sue opere, in prosa o in poesia, si trattasse di omelie o di inni, divennero parte della liturgia stessa. Ci sono testimonianze che dichiarano che in alcune chiese, dopo la lettura della Bibbia, si leggevano pubblicamente le sue opere. Egli si distinse sempre per il servizio che fece alla Chiesa, sia in campo liturgico, sia in campo teologico. È oggi ricordato come Dottore della Chiesa.FB_IMG_1686290175259.jpg
 
CORPUS DOMINI

La solennità cattolica del Corpus Domini, Corpo del Signore, chiude il ciclo delle feste dopo la Pasqua e celebra il mistero dell’Eucaristia. La festa ebbe origine nella Gallia belgica, per le rivelazioni ricevute dalla santa monaca agostiniana Giuliana di Cornillon. Nel 1208, a Giuliana, durante un’estasi, apparve il disco lunare risplendente di luce candida, deformato da un lato da una linea rimasta in ombra: Dio le fece comprendere che nella Chiesa ancora mancava la solennità in onore del SS. Sacramento. Fu così richiesto al vescovo di introdurre nella diocesi una festa in onore del Corpus Domini. La richiesta fu accolta nel 1246 e venne fissata la data del giovedì dopo l’ottava della Trinità per la celebrazione dell’Eucaristia che cominciò a essere festeggiata nella sola diocesi di Liegi. Nel 1261, fu nominato papa, col nome di Urbano IV, l’arcidiacono di Liegi, confidente di santa Giuliana, Giacomo Pantaléon. A Bolsena, nel 1263, si verificò un particolare miracolo eucaristico: un prete boemo, in pellegrinaggio verso Roma, si fermò a dire messa a Bolsena e al momento dell’Eucarestia, nello spezzare l’ostia consacrata, fu colto dal dubbio che in essa vi fosse veramente il corpo di Cristo. Dall’ostia uscirono alcune gocce di sangue che macchiarono il corporale liturgico e alcune pietre dell’altare. Papa Urbano IV, informato dell’accaduto, l’11 agosto 1264 istituì ufficialmente la festa del Corpus Domini estendendola a tutta la cristianità. La data della sua celebrazione fu fissata nel giovedì seguente la prima domenica dopo la Pentecoste. Il Pontefice insieme ai Cardinali, ai prelati venuti da ogni luogo e a una folla di fedeli, partecipò a una solenne processione in cui venne portato per la città di Orvieto il sacro lino macchiato del sangue di Cristo. Nella solennità del Giovedì Santo, la Chiesa guarda l’istituzione dell’Eucaristia, meditando il mistero di Cristo che ci amò fino alla fine, donando sé stesso sotto forma di cibo e sigillando il nuovo Patto nel suo Sangue; nella solennità del Corpus Domini, la Chiesa riflette sull’intima relazione fra Eucaristia e Chiesa, sulla sua comunione con Cristo, presente nell’Eucaristia in Corpo, Sangue, Anima e Divinità.FB_IMG_1686472499196.jpg
 
BEATA FLORIDA CEVOLI francescana
Entrò giovane nell’Ordine delle Clarisse nel Monastero di Città di Castello. Sua maestra fu santa Veronica Giuliani che, riconoscendole una forte personalità e spirito di coraggio, le affidò incarichi soprattutto nella cura delle difficoltà dei rapporti umani. Pur se di origini nobili, era sempre pronta a svolgere lavori umili. Alla morte della sua maestra, fu scelta dalle consorelle come loro badessa.FB_IMG_1686561171141.jpg
 

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