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Frate Indovino

SANT’ANTONIO DI PADOVA dottore

Sant’Antonio (1195-1231) nacque a Lisbona da nobile famiglia. Ancora molto giovane, intraprese la strada religiosa, con ferma vocazione. Sconvolto dalla vista dei corpi di cinque frati decapitati che venivano riportati dal Marocco, dove avevano predicato agli infedeli, decise di passare al nuovo Ordine dei Minori per seguire le loro orme e ottenere di partire per quella terra. Ma, le cose andarono diversamente: si ammalò e dovette tornare indietro e, nel frattempo, dovette partire per l’Italia per partecipare al Capitolo Generale, dove ascoltò Francesco tenere i discorsi ai fratelli. Il suo talento più grande fu l’eloquenza unita a una grande capacità espressiva. I suoi Sermoni trattano delle virtù, dell’amore di Dio, della pietà verso i poveri, dell’umiltà e condannano l’orgoglio, la lussuria, l’avarizia. Fu un predicatore infaticabile e per mezzo di lui si compirono celebri miracoli, come ad esempio la predica ai pesci. Morì a Padova.FB_IMG_1686638714070.jpg
 
SACRO CUORE DI GESÙ
Il culto del Sacro Cuore di Gesù fu propagato nel XVII sec. da santa Margherita Maria Alacoque, alla quale Gesù apparve più volte, mostrandole il Cuore ardente come una fornace. Egli la scelse come sua messaggera. Gesù, nella prima apparizione, spiegò a santa Margherita: “Il mio divino Cuore è così appassionato d’amore per gli uomini, che non potendo più racchiudere in sé le fiamme della sua ardente carità, bisogna che le spanda”. Gesù lamenta l’ingratitudine degli uomini, le irriverenze e il disinteresse verso il bene che ricevono da Lui. Chiede agli uomini, come devozione, la Comunione il primo venerdì di ogni mese e l’ora di santa adorazione. Inoltre, chiede che il giorno in cui si onora il suo Cuore (cioè oggi) con la Comunione, si offra riparazione alle offese da Lui ricevute. Egli si preoccupa in modo particolare delle pecore smarrite e non si risparmia pur di avere la gioia di ritrovarle.
Rivolgiamo il nostro pensiero, la nostra supplica al suo Cuore ardente d’amore per noi e, con preghiere di richieste, di perdono e di ringraziamento, restiamo uniti al nostro Salvatore!FB_IMG_1686895836929.jpg
 
CUORE IMMACOLATO DI MARIA
Il Sacro Cuore di Maria era una devozione già esistente nella Chiesa, quando Papa Pio XII la estese liturgicamente nel 1944, in ricordo della Consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria da lui voluta nel 1942, durante la Seconda Guerra Mondiale. A Fatima, il 13 giugno 1917, la Madonna apparve ai tre pastorelli e disse che Gesù voleva servirsi di loro per farla conoscere ed amare, cioè Egli voleva stabilire nel mondo la devozione al Cuore Immacolato di Maria. In una apparizione di alcuni anni dopo, la Madonna fece vedere ai tre veggenti il suo Cuore coronato di spine: il Cuore Immacolato della Mamma amareggiato per le bestemmie, le ingratitudini e i peccati dei figli. Per questo è venuta in soccorso di questi figli facendo una Promessa: tutti coloro che per cinque mesi, il primo sabato, si confessano, ricevono la santa Comunione, recitano il Rosario facendole compagnia per quindici minuti meditando i Misteri, con l’intenzione di offrire riparazioni, saranno assistiti nell’ora della morte con tutte le grazie necessarie alla salvezza. È per mezzo del Cuore Im¬macolato di Maria che Dio concede le sue grazie e per questo il Cuore di Gesù vuole che sia venerato il Cuore Immacolato di Maria.
Oggi, domandiamo al Cuore Immacolato di Maria soprattutto la Pace, perché il Signore l'ha incoronata Regina della Pace!FB_IMG_1686982599382.jpg
 
SAN CALOGERO eremita
Il nome Calogero viene dal greco e significa “buon vecchio”. Le notizie sulla sua vita sono giunte confuse. Probabilmente viene dal Bosforo. In seguito a una visione angelica comprese che il suo compito era di evangelizzare la Sicilia. Con l’autorizzazione del papa si fermò nell’isola a predicare e ad aiutare gli abitanti suggerendo come utilizzare le acque termali per i loro malanni, acque vaporose esistenti sui monti su cui si era ritirato a vivere da eremita nelle grotte naturali.
Si racconta che, negli ultimi suoi giorni, essendo ormai ultranovantenne, egli non riuscisse più a cibarsi, per cui Dio gli mandò una cerva, che con il suo delicato latte lo alimentava; un giorno il cacciatore Siero, scorgendo l’animale, lo trafisse con una freccia. La cerva riuscì a trascinarsi all’interno della grotta di Calogero e morì fra le sue braccia. Il cacciatore pentito, riconobbe nell’eremita colui che l’aveva battezzato anni prima, gli chiese perdono e Calogero lo portò nella vicina grotta vaporosa, dandogli istruzioni per le proprietà curative di quel vapore e delle acque che sgorgavano da quel monte. Il cacciatore Siero, divenuto suo discepolo, salì spesso sul monte a visitarlo, ma 40 giorni dopo l’uccisione della cerva, trovò il vecchio eremita morto, ancora in ginocchio davanti all’altare.FB_IMG_1687069848920.jpg
 
SAN LUIGI GONZAGA religioso
Nacque a Castiglione delle Stiviere (Mantova) nel 1568, figlio primogenito del marchese Ferrante I Gonzaga di Castiglione. Visse la sua infanzia a Firenze alla corte dei Medici, fu poi paggio dell’Infante di Spagna Don Diego all’Escorial. Da bambino il padre lo educò alle armi, la madre alla carità. A 10 anni, Luigi sentì che la sua strada era quella che, attraverso l'umiltà, il voto di castità e una vita dedicata al prossimo, l'avrebbe condotto a Dio. Sentiva forte l’attrazione di entrare nella Compagnia di Gesù, ma il padre opponeva grosse difficoltà. Alla fine, libero di seguire Cristo, rinunciò al titolo e all'eredità ed entrò nel Collegio Romano dei Gesuiti, nella pace e nella gioia. Si dedicò agli umili e agli ammalati. Quando un’epidemia di peste colpì Roma, nel 1590, egli si offrì volontario per l’assistenza dei bisognosi e trasportando sulle spalle un moribondo, rimase contagiato e morì. Aveva solo 23 anni.FB_IMG_1687340314266.jpg
 
SAN PAOLINO DI NOLA vescovo
Paolino nacque a Bordeaux, in Francia, nel 355, da famiglia nobile e molto ricca. Praticò l’avvocatura e fu impegnato anche nella carriera politica. Fu nominato Governatore della Campania, esercitando con saggezza e umanità. Conobbe il vescovo Ambrogio di Milano e Agostino di Ippona. Grazie a queste amicizie si convertì al cristianesimo e, all’età di venticinque anni, ricevette il battesimo. Durante un viaggio in Spagna conobbe colei che divenne sua moglie, Therasia. La coppia perse il bimbo, decise quindi di dare ai poveri tutte le sue ricchezze e si trasferì a vivere in Catalogna una vita ascetica. Paolino era molto amato dal popolo che chiese fosse ordinato sacerdote. Ma, a Paolino piaceva una vita solitaria e di intimo rapporto con Dio, così con la moglie si ritirò a Nola, dove costruì un monastero e con alcuni amici vi formò una comunità monastica. Una parte del monastero la dedicò all’ospitalità dei poveri, che egli stesso accudiva. Fu poi eletto vescovo di Nola e si comportò come un vero padre, curando il popolo nello spirito e nelle cose materiali. La tradizione racconta che Paolino fu il primo a suonare le campane nella Chiesa; infatti la parola ‘campana’ deriva da ‘Campania’.FB_IMG_1687415298458.jpg
 
SAN GIUSEPPE CAFASSO sacerdote
Giuseppe nacque in una famiglia contadina, profondamente religiosa, terzo di tre figli. Di fisico era gracile e minuto, ma fu un gigante nello spirito. Devoto di Gesù e desideroso di fare il bene delle anime, voleva fare il sacerdote. Durante gli studi teologici conobbe don Luigi Guala, grande teologo, di cui fu assistente. Insieme fondarono il Convitto ecclesiastico di San Francesco d’Assisi, per la formazione del clero torinese. Morto don Guala, Giuseppe ne prese il posto come insegnante di morale. Insegnava ai sacerdoti a essere uomini di Dio, ad agire con pietà, prudenza e carità. Il suo insegnamento si basava non solo sulle verità di fede, ma era arricchito dalle sue personali conoscenze, esperienze fatte nel confessionale, al capezzale dei malati, nelle missioni popolari. Fra i suoi allievi vi fu san Giovanni Bosco che aiutò a intraprendere l’opera dei Salesiani di assistenza dei ragazzi torinesi abbandonati, analfabeti, sfruttati. Fu padre spirituale di ex allievi, vescovi e cardinali. Un impegno che portava avanti con umile carità era la visita ai carcerati, con cui passava molto tempo. Non li abbandonava mai e assisteva anche le loro famiglie. Tra questi vi furono molte conversioni, alcune avvenute in prossimità dell’impiccagione. Giuseppe era solito accompagnare i condannati al patibolo e abbracciarli con misericordia, tanto da far sentire loro l’amore paterno di Dio.FB_IMG_1687500115314.jpg
 
NASCITA DI SAN GIOVANNI BATTISTA profeta e martire
Giovanni nacque in una famiglia sacerdotale: suo padre Zaccaria era della classe di Abia e la madre Elisabetta discendeva da Aronne. Essi erano osservanti della legge del Signore, ma non avevano avuto figli, perché Elisabetta era sterile e ormai anziana.
Un giorno, a Zaccaria comparve l’Arcangelo Gabriele che gli annunciò che la sua preghiera era esaudita e che Elisabetta avrebbe concepito un figlio a cui avrebbe dato nome Giovanni. Un figlio che sarebbe stato “grande davanti al Signore”, pieno di Spirito Santo, operatore di conversioni in Israele (Lc 1, 14-16), precursore del Signore. Zaccaria, per la sua incredulità perse la voce fino alla nascita di Giovanni.
Invece, dopo quella visione, Elisabetta rimase incinta fra la meraviglia dei parenti e conoscenti. Il compito di profeta di Giovanni ha inizio quando ancora era nel grembo materno. Egli “pieno di Spirito Santo” esulta nel sentire il saluto di Maria, già Madre del Signore, quando entra in casa dopo un lungo viaggio. Giovanni è l’ultimo profeta dell’Antico Testamento e il primo Apostolo di Gesù, perché gli rese testimonianza con le parole e con la vita mentre quest’ultimo era tra gli uomini. Quindi la figura di Giovanni è in stretta relazione con quella di Gesù.FB_IMG_1687588071432.jpg
 
SAN MASSIMO DI TORINO vescovo
Non si conoscono i dati anagrafici di Massimo, nacque probabilmente in un paese dell’Italia settentrionale. Fu contemporaneo di sant’Agostino e sant’Ambrogio, di cui si dichiarava discepolo. Massimo fu il primo vescovo della diocesi di Torino durante il periodo travagliato delle invasioni barbariche. Era di carattere mite e tollerante, fermo e deciso se occorreva; pastore che amava il suo gregge e difensore della fede di fronte al paganesimo. Esortava i fedeli a ringraziare Dio ogni giorno con la recita dei Salmi, a fare il segno della croce prima di apprestarsi a qualche compito, per assicurarsi la benedizione del Signore. A quelli impauriti dagli eserciti barbari, li incitava alla penitenza del digiuno e della preghiera e a non abbandonare la città per trovare rifugio in luoghi più sicuri. Era un profondo conoscitore delle Sacre Scritture, abile predicatore, che ha lasciato le sue “Omelie” ricche di sapienza ed eloquenza, tanto da essere considerato uno dei padri minori della Chiesa universale.FB_IMG_1687674783058.jpg
 
SAN JOSEMARÍA ESCRIVÁ fondatore dell’Opus Dei
Josemaría Escrivá nacque in Spagna e lì fu ordinato sacerdote. Nel 1927, iniziò a Madrid un instancabile lavoro di apostolato dedicato ai poveri e ai malati nelle borgate e negli ospedali. Nel 1928, ricevette una speciale illuminazione divina e fondò l'Opus Dei a cui si dedicò con grande fervore, perché si aprisse nella Chiesa una nuova via per la ricerca della santità. Oggi, l’Opus Dei è un'istituzione della Chiesa che promuove fra i cristiani di tutte le condizioni sociali una vita coerente con la fede in mezzo al mondo attraverso la santificazione delle opere quotidiane: il lavoro, la cultura, la vita familiare. Dopo la morte, nel 1975, molte testimonianze dimostrano dei favori spirituali e materiali attribuiti all'intercessione del santo.FB_IMG_1687759392220.jpg
 
SAN CIRILLO D’ALESSANDRIA dottore della Chiesa
Cirillo nacque nel 370 e, ancora giovane era al fianco dello zio Teofilo, patriarca di Costantinopoli. Alla morte di Teofilo, nel 412, Cirillo gli succedette sulla cattedra patriarcale di Alessandria e sua preoccupazione principale fu di combattere gli avversari del Cristianesimo e di impegnarsi nelle controversie religiose sorte dall’interno della Chiesa cristiana. Sul piano teologico, egli portò avanti la lotta insistendo sulla divinità del Verbo quale soggetto unitivo anche dell’umanità assunta, il Cristo o Verbo incarnato. In polemica con Nestorio, Cirillo afferma che non si può dividere l’unico Signore Gesù Cristo in uomo e in Dio. Ma, dice, c’è un solo Gesù Cristo, tenendo presente la differenza delle nature e conservandole entrambe senza confonderle. In tale unità il Verbo lega a sé l’intera umanità. Affermando le due nature complete e non confuse nell’unico soggetto del Logos, il patriarca, difese l’attribuzione del titolo di Maria “Madre di Dio”, “Theotokos”. Nestorio, distingueva nettamente la natura umana e quella divina di Gesù, così preferiva per Maria il titolo di “Madre dell’uomo” o di “Madre di Cristo”. Invece, Cirillo spiegava che Maria non aveva partorito un uomo come tutti gli altri, ma il Figlio di Dio fatto uomo: Lei dunque è veramente “Madre del Signore” e “Madre di Dio”. Colei che ha fatto nascere il Dio che è apparso per noi, si deve chiamare “Madre di Dio”, affermava. Cirillo d’Alessandria è conosciuto come il dottore dell’Incarnazione e della Madre di Dio e la sua teologia fu riconosciuta e approvata al Concilio di Efeso del 431. Fu poi proclamato Dottore della Chiesa.FB_IMG_1687844835291.jpg
 
SANT’IRENEO DI LIONE vescovo
Ireneo, in greco significa “Pacifico”, nacque a Smirne verso l’anno 130. È uno dei più grandi teologi del II secolo. In gioventù ascoltava e seguiva il vescovo della città san Policarpo, il quale era stato discepolo dell’apostolo Giovanni. Durante la persecuzione ordinata da Marco Aurelio, Ireneo si trovava a Lione come presbitero di quella Chiesa a servizio del vescovo Potino. Quando, nel 177, il vescovo Potino morì in carcere per i maltrattamenti subiti, egli gli succedette, ereditando una chiesa martirizzata e decimata dei suoi sacerdoti e dei fedeli a causa delle persecuzioni. Fu certamente un grande pastore. Ireneo si trovò a governare come unico vescovo la Chiesa dell'intera Gallia e lavorò per estendere il cristianesimo in tutta la provincia. Imparò le lingue dei barbari per evangelizzare le popolazioni celtiche e germaniche, con amore di padre, preoccupandosi di ogni pecorella. Dovette intervenire nella controversia circa la data di celebrazione della Pasqua: le Chiese dell’Asia la festeggiavano il 14 del mese di Nisan (marzo), mentre a Roma la si celebrava sempre in data mobile, la domenica dopo il plenilunio di primavera. Il papa Vittore I lanciò la scomunica per le comunità di tutta l’Asia. I vescovi, tra cui Ireneo, scrissero al Papa invitandolo ad avere cura della pace, dell’unione e della carità. Le Chiese dell’Asia col tempo si uniformarono alla data romana. La sua opera più grande è lo studio che egli fece di tutte le eresie, per poterle combattere e assicurare il trionfo della fede. Il suo studio è raccolto in un trattato, “Adversus haereses”, “Contro le eresie”, in cui smaschera le false dottrine. Inoltre, grande valore hanno le sue testimonianze sull’Eucaristia e su Maria. Probabilmente, Ireneo morì martire verso il 202.FB_IMG_1687934213420.jpg
 
SANTI PIETRO E PAOLO apostoli
La tradizione ci dice che Pietro e Paolo morirono martiri nello stesso giorno, il primo crocifisso e il secondo decapitato.
Simon Pietro è il semplice pescatore, il più impulsivo degli apostoli, a cui Gesù promette che diventerà pescatore di uomini. Fu il primo che toccato dallo Spirito riconobbe in Gesù il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Fu preso da paura durante la cattura di Gesù e lo rinnegò tre volte. Pianse pentito, ma dovette assistere impotente alla Passione del Maestro. Ma, con ardore, raccolse i discepoli dispersi nel cenacolo con Maria e ricevuto lo Spirito Santo predicarono il Vangelo alle genti. Ricevette da Gesù il mandato di edificare la Chiesa, primo Papa, guida dei primi cristiani nel periodo cruciale per l’affermazione nel mondo pagano dei principi del Cristianesimo.
Saulo, detto Paolo, era conosciuto, tra i cristiani, come il più temibile dei loro persecutori. Fanatico, feroce li stanava e li buttava in prigione. Li inseguì a Damasco, dove si rifugiavano, ma lungo la strada il Signore lo fece cadere da cavallo. Si trovò nella polvere, cieco e così fu condotto a Damasco per mano. Niente più sicurezze, niente più orgoglio, niente ordini da impartire, niente uomini da inseguire, solo gli occhi chiusi rivolti al cielo. Dopo tre giorni di vicinanza con la comunità cristiana, Anania lo guarì aprendo i suoi occhi, ma anche il cuore. Paolo, apostolo delle genti, come Pietro iniziò a seguire il Maestro.FB_IMG_1688019083871.jpg
 
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PROTOMARTIRI DELLA SANTA CHIESA DI ROMA martiri
I Protomartiri della Santa Chiesa di Roma sono le vittime della persecuzione che Nerone decise contro i cristiani e che perirono a causa dell'incendio di Roma del 19 luglio 64. A Roma si diffuse la voce che l'incendio fosse stato doloso, così Nerone fece ricadere le accuse a lui rivolte sulla piccola e pacifica comunità di cristiani, punendoli con pene terribili. Nerone fu l’iniziatore dell'assurda ostilità del popolo romano, fino ad allora tollerante in materia religiosa, nei confronti dei cristiani. Egli colpì con ferocia i presunti incendiari: si legge di uomini trasformati in fiaccole umane, cosparsi di pece e lasciati ardere per illuminare la notte, o donne e bambini vestiti con pelli di animali e lasciati in balia delle bestie feroci nel circo. La crudeltà fu tale che un senso di pietà affiorò nel popolo romano, perché si comprendeva che erano eliminati non per il bene pubblico, ma per soddisfare la crudeltà di un individuo.
Si desidera celebrare, oggi, la memoria di tutti quei martiri che non hanno potuto avere un posto nella liturgia.FB_IMG_1688105410827.jpg
 
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Ultima estrazione Lotto

  • Estrazione del lotto
    venerdì 22 novembre 2024
    Bari
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    Cagliari
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    Napoli
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    Palermo
    25
    83
    69
    50
    36
    Roma
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    71
    22
    10
    55
    Torino
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    74
    49
    Venezia
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    77
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    Nazionale
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    60
    62
    65
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    Torino
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    32
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